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Carcere, terza aggressione in tre giorni: detenuto si scaglia contro un agente per prenderlo a calci e pugni

Ennesimo episodio di violenza denunciato dal sindacato Sappe, a compierlo un carcerato che si trova nel reparto psichiatrico, dal condannato arriva la condanna totale: "Se chi deve non sa trovare soluzioni allora si dimetta"

Sembra un bollettino quotidiano quello che arriva dal Sappe (Sindacato autonomo polizia penitenziaria). Questa mattina, infatti, si sarebbe consumata la terza aggressione in tre giorni nel carcere di Pescara.

È  il segretario regionale del sindacato Giuseppe Ninu a raccontar quanto accaduto: “In mattinata, un detenuto ristretto nel reparto psichiatrico in evidente stato alterato ha dapprima distrutto dei beni dell'Amministrazione e poi ha cercato di colpire con dei pugni un assistente capo di polizia penitenziaria. Fortunatamente, il collega è stato più veloce e furbo ed è riuscito a schivare i pugni, immobilizzando il detenuto in evidente stato di alterazione. Va evidenziato che il detenuto in questione non è nuovo a simili atteggiamenti: difatti, qualche giorno addietro, aveva distrutto tutte le telecamere del reparto e minacciato un altro poliziotto”. Numeri che preoccupano e che si aggiungono ai 18 atti di autolesionismo, i 2 decessi, i 4 tentati suicidi sventati e le 7 colluttazioni registrate nel penitenziario solo nei primi sei mesi del 2022, denuncia ancora il sindacato.

“Le donne e gli uomini della polizia penitenziaria che svolgono quotidianamente il servizio a Pescara lo fanno con professionalità, zelo, abnegazione e soprattutto umanità in un contesto assai complicato per l'esasperante sovraffollamento – dichiara il segretario generale del Sappe Donato Capece -. Ma servono urgenti provvedimenti per frenare una situazione operativa che è semplicemente allarmante. È fondamentale prevedere un nuovo modello custodiale in carcere. Anche la consistente presenza di detenuti con problemi psichiatrici è causa da tempo di gravi criticità per quanto attiene l’ordine e la sicurezza delle carceri del Paese. Il personale di Polizia Penitenziaria è stremato dai logoranti ritmi di lavoro a causa delle violente e continue aggressioni. Ed è grave che, pur essendo a conoscenza delle problematiche connesse alla folta presenza di detenuti psichiatrici – denuncia -, le autorità competenti non siano ancora state in grado di trovare una soluzione. Se i vertici del ministero della giustizia e del dipartimento dell’amministrazione penitenziaria non sono in grado di trovare soluzioni alla gravissima situazione delle carceri italiane ed alla tutela degli appartenenti al corpo di polizia penitenziaria – conclude - devono avere la dignità di dimettersi”.

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