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Venerdì, 19 Aprile 2024
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De Fazio (Uilpa-Pp) sulle indagini per il suicidio di Trotta: "Non si scarichi tutto sugli operatori"

Il sindacalista: "Sulle responsabilità dei vertici del carcere di Vasto farà chiarezza la magistratura, ma i problemi degli istituti sono sulle spalle di una politica inerte"

“In merito all’iscrizione nel registro degli indagati della direttrice e di un appartenente al corpo di polizia penitenziaria in servizio nel carcere di Vasto per il suicidio di Sabatino Trotta dell’aprile dello scorso anno, da donne e uomini delle istituzioni, esprimiamo totale e incondizionata fiducia nella magistratura e negli organi inquirenti e auspichiamo si faccia presto piena luce sull’accaduto, confidando che possa essere accertata l’assoluta regolarità di condotta degli indagati”. A dichiararlo, in una nota, Gennarino De Fazio, segretario generale della Uilpa-Polizia Penitenziaria, appresa la notizia dell'iscrizione sul registro degli indagati della direttrice del carcere di Vasto Giuseppina Ruggero e dell'agente addetto alla sorveglianza dei detenuti Antonio Caiazza, a seguito del suicidio dello psichiatra e dirigente del dipartimento di Salute Mentale  della Asl di Pescara Sabatino Trotta. I due sono chiamati a rispondere di omicidio colposo dal pm Antonio Pecoraro perché responsabili, ritiene il pubblico ministero, di “condotta omissiva” nei confronti del detenuto, suicidatosi la notte tra il 7 e l'8 aprile nella sua cella, a poche ore dal suo arresto.

Trotta finì in carcere su disposizione del gip Nicola Colantonio nelle prime ore del mattino del 7 aprile 2021, con l'annuncio dato nel corso di una conferenza stampa convocata dalla Procura di Pescara, perché ritenuto responsabile del pilotaggio di un appalto da 11 milioni di euro, in ambito sanitario, in favore della cooperativa La Rondine di Lanciano. Con lui, quello stesso giorno, in carcere finirono anche Domenico Mattucci, all'epoca presidente della stessa cooperativa, e Luigia Dolce che de La Rondine era coordinatrice. Pochi giorni fa, Mattucci e Dolce hanno patteggiato una pena a due anni, pena sospesa. Ma per un'inchiesta chiusa un'altra continua: quella aperta subito dopo il suicidio del dirigente Asl per cui ora, indagati, sono Ruggero e Caiazza. Una tragedia che, dice il pubblico ministero Pecoraro, poteva essere evitata in primis da chi il carcere di Vasto lo dirige.

Secondo quanto riportato da il quotidiano Il Centro, infatti, alla Ruggero si contestano una serie di omissioni, a cominciare dalla perquisizione non accurata e durante la quale non ci si accorse che Trotta avesse ancora il laccio del pantalone della tuta che indossava: quello utilizzato nella notte per impiccarsi. Altra omissione contestata quella secondo cui la direttrice, dopo la visita medica, avrebbe fatto saltare tutto l'iter procedurale per la visita psicologica e psichiatrica che, sostiene il pubblico ministero, avrebbe permesso di individuare i fattori di rischio. A tutto questo si aggiunge il fatto che Trotta avrebbe avuto con sé della cocaina e che, nella sua cella, sarebbe stato lasciato un televisione dove l'indagato avrebbe avuto modo di vedere tutte le notizie che lo riguardavano. A Caiazza si contesta invece la mancata sorveglianza e il non essere stato nella sezione assegnatagli tra le 20,43 e le 23,34.

Per i difensori, al contrario, quella messa in atto sarebbe stata una condotta rispettosa del detenuto e condizionata dalle norme anti-covid. Su tutto questo la magistratura dovrà fare chiarezza, ma per De Fazio prioritario è che non si scarichino tutti i mali del sistema sugli operatori. “In generale – scrive infatti nella nota diffusa - riteniamo che gli enormi mali del sistema, connotato da eccezionale sovraffollamento detentivo alimentato anche da un certamente eccessivo ricorso alla carcerazione preventiva, penuria di organici, inefficienza di strumentazioni elettroniche e tecnologiche, insufficienza di risorse e molto altro ancora, non possano essere scaricati sugli operatori che, in ultima istanza, si trovano a dover far fronte all’inerzia della politica. Per come denunciato anche dal presidente Mattarella nel suo discorso per il secondo insediamento, risolvere i problemi penitenziari è una questione di dignità per il Paese. I primi a dover rispondere di quanto accade, pertanto, – conclude il segretario della Uilpa Pp – dovrebbero essere proprio politici e governanti”.

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