Il Collettivo Zona Fucsia sul banchetto del "Centro di aiuto alla vita" nel mercatino del centro storico: "Il Comune prenda le distanze dal movimento No Choice"
Il Collettivo Zona Fucsia assieme a Presenza Femminista, Mazì- Arcigay Pescara e Jonathan Diritti in Movimento torna sulla questione del banchetto dell'associazione durante il mercatino dell'antiquariato del primo ottobre per il sostegno alle donne in difficoltà e in stato di gravidanza
Il Comune di Pescara deve interrompere la collaborazione e il supporto al movimento "No Choice". A dirlo il Collettivo Zona Fucsia Pescara assieme a Presenza Femminista, Mazì- Arcigay Pescara e Jonathan Diritti in Movimento che torna sulla questione del sostegno da parte dell'assessore Nicoletta Di Nisio alla presenza nel mercatino dell'antiquariato di domenica primo ottobre di un banchetto dell'associazione “Centro di Aiuto alla Vita" per sostenere economicamente le donne in gravidanza e in difficoltà che valutano per questo la possibilità dell'interruzione di gravidanza.
"I dubbi e le perplessità sono molteplici e sono aumentate in seguito ad alcune domande poste da persone attiviste del Collettivo, recatesi a chiedere in modo del tutto pacifico informazioni sulla suddetta Associazione, sul suo funzionamento nonché attività. Il movimento No Choice sta acquisendo sempre più potere nei luoghi pubblici - i quali dovrebbero rimanere per loro definizione laici, appartenenti a tutte e tutti, non esposti ad usi strumentali portati avanti da determinate compagini politiche. La sensazione è stata quella di avere di fronte persone caritatevoli, ma non del tutto orientate al reale scopo del Movimento per la Vita e Famiglia a cui fa capo il CAV Pescara: impedire o ostacolare la libertà di scelta ed autodeterminazione delle donne sui loro corpi in merito alla maternità o non maternità."
"Le donne volontarie presenti al banchetto, infatti, non hanno mai menzionato la loro azione antiabortista (anzi, alla domanda specifica a riguardo, hanno ammesso di essere contro l’IVG, ma, se proprio dovesse capitare allo sportello una donna che ha interrotto la gravidanza, farebbero atto di carità nel comprendere il “trauma” causato da una “infelice scelta”), asserendo che la loro principale attività fosse quella di raccogliere soldi per le povere madri che non riescono a mantenere il proprio figlio o la propria figlia dopo la nascita. L’sssociazione in questione garantirebbe, infatti, in base a quanto presente sul proprio materiale informativo, un supporto di ben 180 euro al mese e qualche accessorio come tutine e biberon fino al terzo anno di età del bambino o della bambina ma solo per la durata massima di 12 mesi. Non abbiamo notizia di una attenzione all’empowerment della donna, alla sua necessità di autodeterminarsi dal punto di vista economico, oltre che emotivo e sociale. "
Secondo il Collettivo dunque le attività promosse e sostenute dall'amministrazione comunale si limitano a un supporto breve, non assicurando nulla dopo il quarto anno dalla nascita.
"Torniamo quindi al tema più sconvolgente, ovvero quello di dare soldi, pochi in confronto al reale costo del mantenimento di un neonato o di una neonata, per disincentivare le donne ad interrompere la gravidanza, prediligendo un approccio totalmente assistenzialistico, privo di strumenti per l’autonomia rispetto a condizioni di dipendenza, bisogno, fragilità. Non viene erogato alcun servizio per assicurare l’emancipazione della madre, per uscire dalla condizione di disagio in maniera indipendente. Sintomo, a nostro avviso, di una non reale volontà di supporto alla genitorialità nei termini già espressi. Qualora fosse indubbia la reale mission dell'associazione, ricordiamo che la suddetta ha presenziato e collaborato ad un convegno organizzato l'8 settembre scorso, presso il palazzo della Provincia di Pescara, da associazioni che si professano pro-vita (ma che sono, di fatto, anti-scelta) e che hanno proclamato la seconda Giornata mondiale contro l'aborto."
"Come può un’associazione così legata all’ambiente ecclesiastico, che riesce a gestire ed offrire un tale importo economico, e che in maniera subdola disincentiva le donne a portare avanti una gravidanza per scopi meramente patriarcali e oppressivi, stipulare una così stretta collaborazione con il Comune di Pescara, da cui viene loro garantito uno spazio pubblico ambito quale il mercatino dell’antiquariato a Pescara Vecchia, mentre le altre associazioni devono pagare una quota (non piccola) per esercitare il proprio diritto alla democrazia per poter presenziare un banchetto informativo o destinato a raccolta firme? Al contrario, come può il Comune di Pescara incentivare associazioni No Choice mascherate da associazioni caritatevoli dando loro spazio, tempo e grande visibilità, fomentando così una politica oppressiva nei confronti delle donne? Chiediamo dunque al Comune di Pescara, e nello specifico l’assessorato alle politiche sociali, di interrompere il supporto alle realtà No-Choice, in quanto portatrici di ideologie violente che vanno contro ad ogni forma di autodeterminazione della donna e delle persone gestanti, garantendo invece un percorso di sostegno alla libertà di scelta, a cui ogni donna possa accedere liberamente in uno Stato laico e democratico".