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Chiusura del mattatoio comunale, Fabrizio Lodi (Asl): "A rischio il controllo sanitario e la sicurezza alimentare"

Il direttore dell'Unità operativa complessa Servizio igiene degli alimenti di origine animale dell'Azienda sanitaria locale parla a IlPescara di grave danno per gli allevatori e di rischi connessi al non avere più un servizio pubblico continuativo e garantito

Da cittadino si dice dispiaciuto e preoccupato per le pesanti ricadute economiche e occupazionali che questa scelta avrà; da veterinario la preoccupazione è sulla sicurezza alimentare. Questo perché “il macello per la veterinaria è un osservatorio epidemiologico sugli animali che passano e che sono il termometro della situazione di controllo sanitario del bestiame anche in relazione alle malattie che possono colpirlo e che possono magari essere trasmesse”.

Così Fabrizio Lodi, direttore dell'Unità operativa complessa (Uoc) servizio igiene degli alimenti di origine animale della ASl a IlPescara sulla chiusura definitiva del mattatoio comunale. Struttura che, come appreso oggi da organi di stampa, è ora nella proprietà di Ambiente che ne farà  probabilmente un centro di raccolta rifiuti. Come Lodi tiene a precisare e ribadire quello di Pescara non solo era il più grande mattatoio pubblico presente sul territorio che con le sue tre linee di macellazione è in grado di servire tutte le province abruzzesi, ma era anche l'unico dato che quelli di Rosciano e quello di Civitella Casanova sono al momento chiusi. Sebbene riapriranno a breve, spiega, non sono abbastanza grandi per soddisfare tutte le richieste. Il perché è nei numeri. Nel mattatoio di via Raiale nell'ultimo triennio sono stati abbattuti l'anno, mediamente, 5mila bovini, 11mila ovini, 10mila suini e una cinquantina di equini senza dimenticare il centinaio d macellazioni d'urgenza che fanno capo proprio al servizio Asl.

Alla base di quanto avvenuto e dopo un anno e mezzo di riunioni con l'assessorato regionale all'agricoltura che aveva anche parlato, ricorda Lodi, di uno stanziamento di 100mila euro per risolvere almeno i più urgenti interventi, a mancare sarebbe stata, chiosa, “la volontà politica e se quella non c'è non si può fare molto”. Certo è, prosegue il direttore della Uoc, che “la chiusura del macello pubblico di Pescara rappresenta una vera mazzata per la zootecnica abruzzese già in grave difficoltà. Non è un settore che ha subito, come per quello vitivinicolo, uno sviluppo rilevante negli ultimi anni. E' un settore che che procede con qualche affanno e cui è collegata la piccola economia locale. Avere un macello pubblico come quello della portata che ha Pescara, consentiva agli allevatori di tutta la provincia, ma anche di altre province di avere un riferimento”.

Ciò che si dimentica, incalza il direttore della Uoc, non è tanto la struttura quanto l'indotto che ruota attorno ad essa e cioè le persone che lavorano all'interno del mattatoio e le loro famiglie, i costi minori per gli allevatori che aumenteranno e che anzi, assicura, sono già aumentati nei mattatoi privati cui ora ci si deve rivolgere. Un'effetto cascata in cui l'ultimo anello della catena sono i consumatori che quei rincari se li ritrovano in etichetta.

Per Lodi la questione dalla politica è stata “sottovalutata. Sono state fatte diverse riunioni in Comune. La struttura risale al 1985: è stata fatta con soldi pubblici per un servizio pubblico e fa riferimento al decreto regio del 1928 che imponeva ai Comuni con più di 6mila abitanti di avere un mattatoio comunale cui dedicare un capitolo di bilancio. Certamente parliamo di un'epoca diversa con un'economia diversa, ma è sempre rimasta un punto di riferimento per gli allevatori del territorio. Anche i più piccoli, quello di Rosciano e Civitella Casanova – spiega – hanno il pregio di assurgere ad un ruolo socio-economico importante che consente al piccolo allevatore di avere uno sbocco commerciale. Si può quindi immaginare l'importanza di quello di Pescara. Eppure si parla tanto di valorizzazione delle aree interne e dei prodotti locali a chilometro zero”, chiosa.

Quindi la questione sanitaria. Due i veterinari che operavano all'interno del mattatoio di via Raiale per garantire la sicurezza alimentare e anche per portare avanti il controllo epidemiologico sui capi di bestiame, ribadisce Lodi. “Si svolgeva anche un ruolo sotto il punto di vista della profilassi. Non avere un servizio pubblico del genere vuol dire correre maggiori rischi come nel caso della diffusione della peste suina africana. Venendo a mancare il servizio svolto nel mattatoio è probabile che sia qualcosa con cui dovremmo fare i conti perché non è un segreto che le malattie esotiche, con i fattori ambientali cambiati, arrivino. Bisogna quindi prevedere qualcosa che consenta di tenere sotto controllo questi aspetti”.

In questo scenario, sottolinea il direttore della Uoc, va considerato che Ambiente, a differenza di Attiva, “non ha nello statuto la gestione del mattatoio comunale” ed è anche per questo che la struttura cambierà destinazione.

Che poi quel mattatoio avesse bisogno di interventi importanti a livello strutturale non è un segreto, spiega ancora Lodi, ma chiuderlo non è la soluzione anche perché è proprio la presenza dei veterinari Asl che ha permesso di avere le segnalazioni sul ciò che non andava chiedendo una soluzione dei problemi cui sarebbero dovuti essere destinati quei 100mila euro che l'assessorato regionale sembrava avesse intenzione di stanziare.

“Era possibile risolvere i problemi gestionali e amministrativi – ribadisce Lodi -, ma non c'è stata la volontà politica e con il mattatoio se ne vanno tutti i servizi garantiti, compreso quello delle macellazioni d'urgenza che il servizio pubblico deve garantire sempre, anche in caso di sciopero e che invece il privato non è in grado di garantire. Noi – tiene a precisare – offriamo un servizio pubblico quindi non creiamo problemi, noi vogliamo risolverli. I lavori non erano onerosi, ma si è deciso di prendere una strada diversa respingendo anche la proposta di un privato che con fondi europei intendeva intervenire. Non dimentichiamo poi - conclude - che all'interno del mattatoio c'erano gli uffici del servizio veterinario i cui oneri erano a carico della Asl. Uffici da cui siamo stati 'sfrattati' e che a quanto pare sono stati già venduti”.

Ora si parla della possibile riattivazione del macello di Chieti chiuso cinque o sei anni fa, ma la chiusura di quello di Pescara resta un problema al momento senza soluzione che potrebbe mandare in crisi soprattutto le piccole aziende già in difficoltà senza dimenticare, ribadisce, l'importanza della questione del controllo sanitario.

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