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I residenti di via 8 marzo "non hanno capito" e replicano al sindaco: "Inaccettabile il baratto tra verde pubblico e sanità pubblica"

Tanti quelli che hanno risposto al post del sindaco, mantenendo sì toni pacati, ma "dissociandosi" dalle parole del primo cittadino convinto che gli stessi avessero compreso il perché della scelta di costruire lì la casa di Comunità della Asl: se la delibera passerà non si esclude il ricorso

No, i cittadini di via 8 marzo non hanno capito. Non hanno capito perché proprio nel parco attrezzato antistante le loro abitazioni a San Silvestro spiaggia verrà costruita la Casa di comunità della Asl. Sono alcuni di loro ad affermarlo chiaramente in risposta al post con cui ieri il sindaco aveva commentato positivamente l'incontro avuto a margine dell'infiammato consiglio comunale che ha visto il ritiro della delibera per la cessione del terreno.

Ritiro, è stato specificato dal sindaco e il presidente del consiglio comunale Marcello Antonelli sia alla stampa che ai rappresentanti dei residenti invitati al confronto, deciso non per trovare un'area alternativa a quella individuata per la costruzione del presidio sanitario, ma per trovarne una limitrofa da adibire a nuovo parco.

Se un punto d'incontro c'è, è quello sulla necessità che la Casa della comunità si faccia, ma sul dove così come avvenuto con l'asilo di via della Fornace Bizzarri, non c'è alcuna comprensione da parte dei residenti che, confermano alcuni, consulteranno uno studio legale per sapere come muoversi e dunque se fare o non fare eventualmente un ricorso al Tar quando la delibera di cessione del terreno otterrà il “sì” da parte del consiglio comunale.

Una storia che si ripete in modo quasi identico a quello che ha portato i residenti di via dell Fornace Bizzarri davanti al tribunale amministrativo regionale ottenendo una vittoria in primo grado per la preservazione del loro di parco di quartiere. Sentenza contro cui l'amministrazione ha già annunciato il ricorso al Consiglio di Stato e arrivata proprio quando in consiglio è arrivata la delibera per la cessione alla Asl del terreno di via 8 marzo poi fermata per aprire “una riflessione”, come aveva detto a IlPescara l'assessore al patrimonio Maria Rita Carota.

Quella riflessione che il sindaco credeva che i residenti di via 8 marzo avessero compreso e cioè la priorità di realizzare la Casa di comunità e l'intenzione di creare un nuovo parco attrezzato, non sembra essere stata affatto capita e men che meno condivisa.

“Gentile signor sindaco – si legge in uno dei commenti fatti sul profilo social del primo cittadino -, dissento da ogni parola del suo post. Nessuno di noi ha in realtà capito perché questa maggioranza vuole a tutti i costi sacrificare un parco verde, attrezzato, funzionale e soprattutto vitale per un quartiere a fortissima espansione residenziale e dove tra poco, tra l'altro, verrà scaricato tutto il traffico in uscita dall'asse attrezzato con l'eliminazione dello svincolo a trombetta. Questo di per se costituisce già un prezzo molto alto che i residenti di questo quartiere devono pagare in favore della mobilità e sostenibilità del traffico della città di Pescara. Non si possono mettere, come fa lei, su due piatti della stessa bilancia il bisogno di verde pubblico e la sanità pubblica”.

Che nessuno sia contro il presidio Asl lo si evince da un altro commento laddove si legge che “a mio avviso l'una non può e non deve escludere l'altra. Questa forma di baratto non è accettabile. Un sindaco è tale perché deve essere capace di trovare soluzioni per salvaguardare entrambi gli aspetti. Altrimenti tutti saremmo in grado di svolgere la funzione pubblica. Per questo mi aspetto altro da chi mi amministra, invece siamo stati messi con le spalle al muro, e all'opposizione, che pure avrebbe voluto esporre le sue ragioni, non gli è stata data la possibilità di parlare. È per questo che è scoppiata la bagarre”.

“Gentile sindaco – scrive qualcun altro - io ero tra quei residenti presenti in comune che lei, nel suo post, indica come coloro (tutti, dice, in realtà) che hanno capito che quell'area sia l'unica disponibile per realizzare la struttura di cui lei parla. Voglio correggerla: no. Nessuno di noi ha capito quello che lei afferma. Dunque, la sua dichiarazione, non è a mio nome. Questa è una dovuta precisazione per dovere di corretta informazione. Le auguro buona giornata”. E che non sia a suo nome lo scrivono anche altri sottolineando che “la gente ha solo ringraziato con educazione per le spiegazioni date, ma da qui a dire che erano d'accordo con il progetto da lei deciso mi sembra proprio un enorme bugia, come al solito si confonde sempre l'educazione con la realtà”. “Quelle presenti – si legge ancora - erano persone civili che hanno prestato attenzione. Ci sarebbe piaciuto prestare attenzione anche al consiglio comunale, ma non avete reso possibile la discussione dell'ordine del giorno. Abbiamo ascoltato, ma non preso atto”.

Contestata dunque non soltanto la scelta, ma la modalità con cui questa è stata fatta e cioè senza che vi sia stata alcuna condivisione. Se Antonelli ha ammesso che un problema di comunicazione con i cittadini probabilmente c'è stato, ma che non è tardi per aprire quel canale come dimostrerebbe proprio quell'incontro tenutosi a margine del consiglio comunale finito ad insulti verso lo stesso presidente del consiglio comunale e se il sindaco l'iter con cui si è arrivati a scegliere quell'area in quanto sarebbe l'unica adatta a ospitare il presidio Asl secondo quanto la stessa avrebbe riferito dopo aver dovuto scartare la prima scelta dell'azienda perché in mano in gran parte ai privati, aveva avuto modo di sottolinare, per i residenti di tempo per recuperare non ce ne sarebbe.

Questo perché, ricorda qualcuno, la scoperta la si è fatta quando sul posto sono arrivati i primi addetti ai lavori chiamati a fare i carotaggi su quel terreno con tanto di recinzioni e cartelli che parlavano di analisi geologiche e geognostiche del terreno per la costruzione della Casa di comunità.

“Entrare in un parco con camion e mezzi da lavoro scacciando i bambini che giocavano liberamente e tranquillamente in un area a loro riservata è tra le cose più tristi e deprimenti che si possano immaginare e, al di là delle tante belle parole che si sono dette e potranno dirsi, rimarrà una scena che non può dare lustro a questa città la quale, nelle parole ripetute come un mantra da chi l'amministra, si dichiara essere accogliente e inclusiva ma poi permette che avvengono simili soprusi ai danni, cosa ancora più grave, di bambini che giocano sulle altalene”.

Loro restano convinti che aree alternative si possano trovare. Dal Comune la risposta è stata chiara e non soggetta a interpretazioni: non è così. Insomma quella di via 8 marzo con i residenti che potrebbero costituirsi in un ennesimo comitato cittadino e che saranno presenti alla grande manifestazione organizzata dalle associazioni per il 25 marzo, potrebbe essere l'ennesima battaglia che si andrà a combattere nelle aule di tribunale.

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