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Blocco pesca, la delusione di Scordella: "A Roma rimpallo di responsabilità, pronti a bloccare i porti"

Il presidente dell'associazione armatori riferisce dell'incontro avuto in strada con il sottosegretario del Mipaaf Battistoni: "Nessuna soluzione, solo contentini", il richiamo a tutta la categoria a trovare coesione per promuovere, se necessario, azioni più dure

L'invito all'incontro sulla pesca che si è tenuto al ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali (Mipaaf) non l'avevano e nessuno di loro è stato fatto salire per partecipare: il viaggio a Roma di Francesco Scordella, presidente dell'associazione armatori di Pescare e di colleghi di altri porti dell'adriatico, compreso Francesco Caldaroni, presidente delle marinerie italiane, è stato un buco nell'acqua. E' lui stesso a raccontare come sono andate le cose: l'incontro con il sottosegretario del Mipaaf c'è stato, ma in strada. E' stato proprio lui, Francesco Battistoni, a raggiungerli in via XX Settembre, ma dal confronto non è emerso certo ciò che chi ha affrontato il viaggio con la speranza di portare a casa almeno buone notizie visto che di pesce non ne porta più, si aspettava.

“Ci ha soltanto detto che si stanno attivando il credito di imposta per i 20 milioni di aiuti promessi che, divisi per tutti, rappresentano praticamente il nulla. Alla domanda su quale sarà il nostro futuro con il caro gasolio è partito un rimpallo di responsabilità con il ministero dell'economia, per cui alla fine non è venuto fuori nulla. Ci sembra il solito giochino del contentino che alla fine non risolve niente. Ci ha dato appuntamento tra dieci giorni - aggiunge Scordella -, ma qui si gioca sulla nostra pelle”. La delusione è tanta, ma le marinerie non hanno intenzione di mollare sebbene sappiano quanto sia difficile portare avanti un'azione che veda aderire tutte le realtà italiane: troppe le differenze, come lo stesso Scordella ribadisce, ma non per questo ha intenzione di rinunciare, così come altri, al proposito di far sì che si diventi un tutt'uno. Dal Tirreno intanto arrivano “buone notizie”, e il virgolettato è d'obbligo perché di “buono” c'è solo il fatto che anche dall'altra parte della costa molte marinerie sarebbero in procinto di fermarsi, ribadisce il presidente dell'associazione armatori come fatto già questa mattina a IlPescara. Se il "buono" è la condivisione dell'azione promossa, il "cattivo" è che rappresenta la conferma della gravissima difficoltà che vive il settore. Se davvero si riuscisse a fare muro allora, annuncia Scordella, si partirebbe con “lo sciopero forte: il blocco dei porti”. Domani, intanto, fa sapere, si andrà a Cesenatico per convincere altri armatori a restare in banchina come fatto con successo la notte scorsa con quelli di Giulianova e San Benedetto del Tronto.

Se le marinerie cercano tra mille difficoltà di fare fronte unico da Roma risposte, questa è la sostanza, continuano a non arrivare soprattutto in relazione a quello che è il problema più grande tra i tanti lamentati dalla categoria: il caro gasolio. Tema che sarà oggetto di discussione anche nella prossima seduta della conferenza Stato regioni come annunciato oggi dal capogruppo regionale di Fratelli d'Italia Guerino Testa. Chi in mare ci va però, e anche i tanti imbarcati che una cassa integrazione non ce l'hanno, i cui stipendi sono sempre più difficili e tra poco impossibili da pagare, chiede concretezza e celerità di azione perché di parole, fa intendere Scordella, se ne sono dette fin troppo, ma le marinerie, ad oggi, i costi non possono più sostenerli: per un pieno ad una grossa imbarcazione si possono arrivare a spendere fino a 32mila euro per un incasso che non potrebbe coprire la somma. E così, conclude Scordella mentre a Roma si rimpallano le responsabilità, le conseguenze del caro gasolio che hanno messo in ginocchio una delle filiere più importanti del Paese, le pagano armatori, imbarcati e le loro famiglie, senza contare tutte le attività commerciali ad essa collegata.

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