I benzinai abruzzesi contro le sanzioni: "Non ci stiamo arricchendo, la crisi colpisce anche noi"
Per Giuseppe Parisse del coordinamento Faib Abruzzo (Federazione autonoma italiana benzinai di Confesercenti) il governo cerca un colpevole, ma non è da cercare nei gestori e sullo sciopero annunciato tante perplessità
“Non traiamo nessun vantaggio da questa situazione, non ci stiamo arricchendo”. A soffrire il problema del caro gasolio sono anche i benzinai e a sostenerlo sottolineando che le sanzioni non servono e che lo sciopero annuncianto per il 25 e il 26 gennaio non è la soluzione è Giuseppe Parisse del coordinamento Faib Abruzzo (Federazione autonoma italiana benzinai di Confesercenti).
“Lo sciopero – dichiara all'agenzia Ansa - è riduttivo, perché non serve a risolvere il problema. Non si capisce la posizione del governo: sta cercando un colpevole? Noi non stiamo guadagnando di più e le sanzioni previste vanno oltre ogni logica”, chiosa Parisse.
Oltre seicento le stazioni di rifornimento presenti in Abruzzo e tutti sono alle prese con il caro carburanti e in attesa delle decisioni che devono essere prese a Roma. Nei 616 impianti abruzzesi al momento, secondo i dati dell'osservatorio prezzi del ministero delle imprese e del Made in Italy (ex Mise) i prezzi vanno dai 1,662 euro per la benzina self e dai 1,799 euro per il gasolio self ai 2,353 e 2,460 euro per benzina e gasolio serviti.
“C'è una cosa che molti non sanno – spiega ancora Parisse -: il 60 per cento dei gestori il prezzo la mattina lo trova già sulla 'bandiera'. Infatti nella maggior parte dei casi viene comunicato da remoto dalla compagnia di appartenenza. Sono minimi i margini discrezionali. Il guadagno medio di un gestore va dai 3 ai 6 centesimi al litro, a seconda di alcuni fattori, come il tipo di impianto o la zona. La media è di 41 euro per mille litri. Da non sottovalutare, inoltre, che gli operatori il carburante lo pagano alla consegna, non c'è alcun tipo di dilazione”.
L'esponente della Faib spiega inoltre che il prezzo medio regionale è dato dalla media dei prezzi praticati dagli impianti, che “variano da regione a regione, da zona a zona, in base a numerosi elementi, soprattutto per quanto riguarda le caratteristiche del territorio. Ad esempio le aree interne, dove i collegamenti sono più difficili, potrebbero pagare un prezzo più elevato, ma sono tante le variabili in gioco”.
“Le sanzioni non hanno alcun senso e lo sciopero è riduttivo – conclude Parsisse -. Sarebbe auspicabile, invece, imporre per legge il prezzo minimo ed il prezzo massimo. Questa sarebbe la strada più giusta da percorrere”.