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Giovedì, 25 Aprile 2024
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La Camera Penale su reazione a sentenza Rigopiano: "Indecente aggressione alla persona del giudice"

Presa di posizione degli avvocati di Pescara dopo la rabbia dei familiari delle 29 vittime alla lettura della sentenza che ha condannato 5 dei 30 imputati

«Nessun esito processuale può giustificare violente aggressioni».
Questa, in estrema sintesi, la presa di posizione della Camera Penale di Pescara dopo la reazione dei familiari delle 29 vittime della tragedia dell'hotel Rigopiano di Farindola alla lettura della sentenza da parte del gup (giudice per l'udienza preliminare) Gianluca Sarandrea.

La sentenza che ha condannato 5 dei 30 imputati con condanne inferiori alle richieste delle pubbliche accuse. 

Alla lettura del dispositivo è esplosa la rabbia dei familiari che si sono scagliati contro Sarandrea ritenendo quella letta una sentenza non giusta. Questo quanto scrivono gli avvocati: «Coloro che credono nello Stato di diritto ritengono che l'aula del tribunale sia sacra perché luogo in cui si amministra la giustizia e si celebrano processi secondo i principi costituzionali e secondo diritto, che contemplano la critica delle sentenze nelle forme di rito, giammai comportamenti violenti, oltraggiosi e minacciosi. Nella giornata di ieri, al momento della lettura del dispositivo relativo al cosiddetto "processo Rigopiano", abbiamo dovuto assistere a una indecente aggressione alla persona del giudice da parte di alcune parti civili, evidentemente insoddisfatte dell'esito del processo». 

Poi la nota prosegue così: «Siamo fermamente convinti del fatto che nessun esito processuale possa giustificare condotte di violenta aggressione verbale e di plateale minaccia all'incolumità fisica dei soggetti processuali e non possiamo non stigmatizzare il fatto che le manifestazioni di inciviltà siano state di fatto tollerate per lungo lasso di tempo. La diversità di opinioni sui temi trattati nei singoli processi, la legittima critica ai provvedimenti e anche l'asprezza dei dibattiti processuali non dovrà mai più degenerare nell'oltraggio alla sacralità dell'aula. Dobbiamo inoltre evidenziare come nel tempo è maturata un'idea della giurisdizione cui si plaude solo se applica cautele, se somministra condanne e se attua repressione, con una informazione giudiziaria che troppo spesso pare sbilanciata a favore degli accusatori e concentrata nel descrivere precipuamente gli esiti delle attività investigative. Ci auguriamo che in relazione a quanto accaduto anche la magistratura associata, spesso pronta a lamentare attacchi alla sua autonomia, non resti in silenzio quando si tratta invece di difendere un magistrato che, sull'onda del populismo più becero, viene aggredito, minacciato e oltraggiato per l'esercizio della funzione. La Camera Penale di Pescara, condanna fermamente l'episodio accaduto e sarà sempre dalla parte di chi esercita la giurisdizione con serenità, terzietà, equidistanza e secondo i principi costituzionali del giusto processo, contro i violenti e gli agitatori di turno».

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