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Martedì, 23 Aprile 2024
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Bullismo e cyberbullismo, la polizia postale all'Ipsias Di Marzio: "Sulla rete nessuno è anonimo"

Il dirigente tecnico Gian Mauro Placido tiene una lezione sui rischi comportamenti da adottare quando si naviga in rete e si posta sui social: "Non dite mai troppo di voi, tutelate la vostra reputazione online"

“Quando entriamo nella rete abbiamo sempre un nome, un cognome, un volto, ovvero un’identità digitale che ci impedisce l’anonimato, e contribuisce alla formazione della nostra ‘reputazione on line’. Che significa che dobbiamo sempre fare attenzione a ciò che carichiamo attraverso i nostri smartphone, le foto, i commenti, i video, materiale che potrebbe saltare fuori ed essere recuperato in qualunque momento della nostra vita e divenire oggetto di cyberbullismo. Al tempo stesso, però, anche il bullo non può pensare di essere invisibile, perché verrà sempre rintracciato a fronte di un’attività investigativa. Ai ragazzi la raccomandazione di non esporsi, di non raccontare ogni dettaglio della propria vita sulla rete perché il rischio è sempre in agguato”. Con queste parole l'ingegner Gian Mauro Placido, dirigente tecnico della polizia postale Abruzzo, si è rivolto agli studenti dell'Ipsias di Marzio in occasione dell'incontro organizzato per parlare di “Internet, social network e rischi”. Placido nel suo intervento ha sottolineato come se da una parte il tema è sempre più discusso nelle scuole, dall'altro a non essere cambiato negli anni “è il contesto normativo inerente l’oblio. La rete rappresenta una grande risorsa sul fronte della comunicazione, ma anche un grande rischio che occorre saper utilizzare. Inizialmente era nata come strumento di uso militare, una grande rete che non si spegne mai e permette di comunicare anche nelle condizioni più proibitive, una rete che fosse resiliente, robusta, capace di resistere a un attacco nemico, una rete concepita per essere geograficamente estesa in tutto il mondo, nata negli anni ’50, ampliata negli anni ’70 per poi esplodere negli anni ’80 divenendo finalmente una rete pubblica, permettendo a tutti di accedere”. “Il vero problema – ha ribadito - è che formalmente quella rete non è governatada alcuno”.

Dagli anni '90 ad oggi la velocità di accesso alle informazioni, soprattutto con gli smartphone, è cresciuta in modo esponenziale, ha quindi ribadito rivolgendosi ai ragazzi. “Questo significa che oggi ogni qual volta carichiamo una foto, o un video, o postiamo un pensiero, lo stesso viaggia a una velocità inimmaginabile e finisce nella rete visibile e invisibile, costituita dal sistema cloud, che ci permette di sincronizzare più dispositivi, facendo viaggiare nell’etere ogni tipo di informazione che ci riguarda, ovvero la nostra identità digitale, le foto della nostra vita, anche momenti di spensieratezza, che però potrebbero saltare fuori ed essere recuperati in qualunque momento, con la capacità di rovinarci la vita, o di mandare all’aria un colloquio di lavoro o molto peggio. Nessuno può pensare di essere anonimo o invisibile sulla rete – ha concluso - , nessuno può pensare di dire o scrivere ciò che vuole e di essere impunito, perché quelle foto, quei pensieri, faranno parte della nostra reputazione on line. Ovviamente questo riguarda sia le vittime di bullismo o cyberbullismo, sia i cosiddetti ‘carnefici’”. La dirigente scolastica Maria Antonella Ascani e il professor Giuliano Natale, referente per il bullismo e il cyberbullismo per l'Ipsias hanno invece ricordato “l’impegno della nostra scuola nella lotta contro il bullismo, all’interno di una rete di istituti scolastici, perché la prima formazione avviene tra i banchi di scuola, nel confronto quotidiano tra ragazzi che comunque vivono tante ore dela loro giornata insieme e occorre sempre fare grande attenzione ai meccanismi della socializzazione che si innescano”. A parlare ai ragazzi degli “Aspetti psicoeducativi legati al fenomeno del cyberbullismo” è stata la docente di scienze umane e pedagogia Virna Voltura.

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