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La denuncia di Autismo Abruzzo: "Tagli indiscriminati delle prestazioni dalla Asl"

"Nonostante le richieste formali inviate dalla nostra associazione nessuna risposta è pervenuta dall’assessore alla Salute, Nicoletta Verì"

«Da settimane assistiamo attoniti alla modalità attuata dalla Asl di Pescara per giustificare tagli indiscriminati delle prestazioni sanitarie destinate a bambini e ragazzi con autismo».
È quanto denuncia l'associazione Autismo Abruzzo in un comunicato con la quale fa sapere di aver ricevuto una nota del direttore del dipartimento Salute e Welfare Claudio D’Amario.

«Dalla nota si apprende», fanno sapere da Autismo Abruzzo, «che è stato richiesto un approfondimento alla Asl e ai settori interessati circa i casi segnalati. Dapprima è stato il caso di S., ragazzo dodicenne afferente allo spettro autistico, le cui prestazioni autorizzate come “intervento ciclico” sono state interrotte fino a data da destinarsi. Non è stato possibile per Samuel ottenere il rinnovo delle prestazioni e persino l’accesso alla valutazione Uvm è stata preclusa. Poi è stata la volta di Luca, bambino autistico di 7 anni che fino a due settimane fa aveva un percorso riabilitativo personalizzato con 6 sedute da 90 min per complessive 9 ore settimanali. Tale intervento, attivo da oltre 2 anni a domicilio (extramurale), è in linea con le indicazioni della Dgr 360/2019 ed è incluso nel setting ambulatoriale dedicato all’autismo, con erogazione appunto extramurale o domiciliare. Il nucleo territoriale per l’autismo ha emesso per L. in data 31 maggio scorso una indicazione/consiglio indirizzata alla commissione Uvm (unità di valutazione multidimensionale) circa la riduzione delle prestazioni. Utilizzando delle valutazioni effettuate molto tempo prima il nucleo territoriale per l’autismo con l’ausilio di professionisti che non conoscono il bambino ha elaborato questa indicazione di riduzione delle prestazioni. La valutazione nonostante richiamasse la persistenza di comportamenti problematici ha ritenuto quindi indicare la riduzione delle prestazioni a favore del bambino. Tale riduzione risulta incomprensibile per la famiglia e per la nostra associazione alla luce delle informazioni riportate nelle indicazione dell’Nta e dell’Uvm. Oggi è il caso di M. 10 anni, anche lui finora ha fruito di un intervento intensivo da 9 ore settimanali, nonostante non si evincono evoluzioni significative, anzi, purtroppo a causa delle restrizioni pandemiche si è manifestata una recrudescenza dei comportamenti stereotipati ed anche l’autonomia personale risulta ancora carente, ha pertanto necessità di proseguire tale percorso. A seguito della comunicazione dell’Nta circa il taglio delle prestazioni, la famiglia di M. ha provveduto a comunicare alla Asl di Pescara e alla Regione Abruzzo l'inappropriatezza di tale proposta, anch’essa basata su osservazioni svolte molto tempo prima e elaborate successivamente da un team che non ha mai conosciuto il bambino. Inoltre M., dal 2016, è affetto da crisi convulsive epilettiche che lo portano in arresto respiratorio ed a seguito delle stesse si manifesta un aggravamento dei comportamenti problema che richiederebbero, pertanto, un aumento dell’intervento. La normativa di riferimento, richiamata più volte dalla stessa Asl di Pescara, indica che gli interventi per i setting attivi possono arrivare a 9 ore settimanali e che, generalmente, gli interventi vanno dalle 11 ore alle 22 ore settimanali. Qualche giorno fa la madre di M. ha ritirato il verbale Uvm che recepisce e richiama la valutazione effettuata dal nucleo territoriale per l’autismo e quindi avvalora il taglio delle prestazioni, nonostante si riporta nel verbale stesso le difficoltà comunicative e comportamentali che il bambino manifesta».

Così conclude la nota di Autismo Abruzzo: «Ci saremmo aspettati dalla Asl di Pescara e dalle Istituzioni regionali maggiore attenzione circa l’attuazione delle indicazioni derivanti dalla Dgr 360/2019 che ancora oggi, a distanza di 2 anni dalla effettiva approvazione, risulta poco conosciuta dalle strutture territoriali e a volte “interpretata” in modi impropri. I casi in questione sembrano essere diffusi e, purtroppo, tale modalità appare ogni giorno di più come una azione di contenimento della spesa piuttosto che una necessità di aggiornare il setting o il numero delle sedute sulla base dei bisogni dei piccoli utenti. Tutto questo quando politica e istituzioni elencano gli aspetti positivi derivanti dall’approvazione del Pnrr e dalle tante risorse che verranno destinate (almeno così pare) al sociale e alla sanità».

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