Si amplia la platea di chi chiede le dimissioni del sindaco Masci dopo gli arresti in Comune: c'è anche il comitato Strada Parco
Per i cittadini che si sono sempre opposti alla filovia ci sono responsabilità politiche nella vicenda a prescindere dall'esito giudiziario che ha portato in carcere, tra gli altri, il dirigente del settore lavori pubblici: "I progetti messi in campo e non condivisi vanno fermati e rivisti"
Sempre più ampio il fronte di chi chiede le dimissioni del sindaco Carlo Masci dopo il terremoto che ha scosso il Comune con l'arresto, tra gli altri del dirigente del settore Lavori pubblici Fabrizio Trisi per reati connessi a presunti appalti truccati e droga.
Ad aggiungersi al coro di chi chiede al primo cittadino di lasciare l'incarico è infatti anche il comitato Strada parco bene comune per il quale il sindaco e con lui anche la sua giunta, è “responsabile oggettivo, sul piano politico-istituzionale, del 'sistema Trisi' insediato da lungo tempo scientemente al comando dei lavori pubblici di Palazzo di Città, che tanti guasti ha procurato ai viali principali di Pescara”.
Non solo. Il comitato chiede anche che si fermino diversi progetti passati proprio per il settore in attesa che si verifichi la veridicità o meno delle accuse mosse a cominciare da quello per la realizzazione della sede unica della Regione nell'area di risulta, passando per l'asilo nido che sarà costruito in via della Fornace Bizzarri e la cessione dell'area del parco ci via 8 marzo a San Silvestro spiaggia alla Asl per la realizzazione di una Casa di comunità, ma soprattutto della filovia contro cui lottano da anni e su cui manca l'ultimo giudizio del consiglio di Stato.
Un progetto, torna a dire il comitato, che sarebbe stato portato avanti nonostante le reticenze dei residenti “anche grazie alla documentazione 'infedele' sullo stato dei luoghi prodotta il 25 gennaio 2010 proprio dal dirigente Trisi, in occasione della consegna delle aree alla stazione appaltante Gtm in persona del Rup Ingegner Pierdomenico Fabiani, deliberata dalla giunta Luigi Albore Mascia a metà dicembre 2009”.
Per loro proprio qualla della filovia sarebbe la “madre di quasi tutte le scelte controverse operate dal sindaco Masci dal 2019 ad oggi, a partire da via Castellamare Adriatico, corso Vittorio Emanuele e viale Marconi”. Uno stop cui dovrebbe seguire, chiede ancora il comitato, l'istituzione id un tavolo tecnico-operativo “aperto alla partecipazione di associazioni e comitati onde definire le scelte strategiche da portare avanti a sicuro beneficio dei pescarese”.
L'ipotesi investigativa fin qui emersa e che ha scosso la politica locale, “pone brutalmente di fronte alla città un vero e proprio 'sacco per Pescara', ideato nella mente poco lucida di alcuni soggetti preordinati a conseguire vantaggi personali a scapito del bene comune gravemente compromesso”.
“Pertanto, a prescindere dall’esito del procedimento penale – concludono - , i fatti gravi inequivocabilmente contestati interrompono in modo irreversibile il rapporto fiduciario che informa il mandato elettorale conferito dai cittadini alla giunta in carica nelle elezioni democratiche di maggio 2019. La riffa è finita, andate in pace”.