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L'avvocato La Scala parla di cyberbullismo per il Premio Borsellino: “Educare i ragazzi all’utilizzo di Internet”

La prima regola per i ragazzi, ha sottolineato La Scala, è che “in Rete non va caricato alcunchè perché Internet è il grande calderone con tanti figli gemelli, Facebook, Twitter, Whatsapp, Tik Tok, Instagram”

L’avvocato Antonio Maria La Scala, presidente dell'associazione Penelope e dell'associazione Gens Nova, ha incontrato ieri in videoconferenza gli studenti dell’istituto alberghiero De Cecco di Pescara per l’incontro ‘Cyberbullismo, un virtuale problema reale’, organizzato nell’ambito del Premio Borsellino e coordinato dalla dirigente Alessandra Di Pietro, che ha visto protagonisti gli studenti delle classi 1A, 2A e 1E con le docenti Concetta Dell'Osa, Manuela Fusilli e Patrizia Dei Nobili. Presenti inoltre la professoressa Rosa De Fabritiis, referente della funzione strumentale Benessere Studenti, la psicoterapeuta Marina Rampa e la volontaria del Premio Borsellino Francesca Martinelli.

Queste le parole dell’avvocato La Scala, che è specializzato in diritto penale della pubblica amministrazione e diritto penale tributario:

“I ragazzi devono essere educati all’utilizzo di Internet, un ‘grande fratello’ potenzialmente utile, ma anche estremamente pericoloso: è un contenitore in cui possono proliferare fenomeni di violenza, di istigazione al reato o all’autolesionismo, o di cyberbullismo. E in questo processo di apprendimento è fondamentale il ruolo della famiglia, che è il primo centro educativo per eccellenza, che la scuola ha il dovere di affiancare, ma che non può e non deve sostituire”. Sono le parole con cui

La prima regola per i ragazzi, ha sottolineato La Scala, è che “in Rete non va caricato alcunchè perché Internet è il grande calderone con tanti figli gemelli, Facebook, Twitter, Whatsapp, Tik Tok, Instagram. Qualunque immagine, notizia, post, noi carichiamo su uno solo di quei figli gemelli, diventa proprietà di internet che non cancella mai nulla e dunque una foto imbarazzante può saltare fuori sempre, alimentando involontariamente il mercato pedo- pornografico e scatenando fenomeni di cyberbullismo. Per questo i minorenni non devono mai avere profili social, Instagram, Facebook, spesso aperti dagli stessi genitori o dai ragazzi con dati falsi, e di questo comunque le famiglie sono responsabili perché spesso esse stesse inconsapevoli dei rischi, del ‘mostro’ che si apposta fuori dall’uscio di casa”.

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