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Pronto soccorso, Albani va in pensione: "Anni difficili, ma pieni di soddisfazioni, ora farò solo quello che mi piace"

Ultimo giorno in corsia per il direttore del reparto che traccia un bilancio dei 22 anni trascorsi "in prima linea" e ringrazia il suo staff perché è con loro, sottolinea, che è riuscito a fare se non tutto, tanto

Ultimo giorno di lavoro per il direttore del pronto soccorso di Pescara Alberto Albani che questa mattina, come ogni giorno da 22 anni a questa parte, ha varcato le porte del presidio e ha incontrato la sua squadra, come lui stesso la chiama, per dare nuove indicazioni sulla gestione dei posti letto nel tentativo di decongestionare il più possibile le corsie dove ogni anno si riversano oltre 100mila persone. Sessantotto anni, di origine romana, Albani è arrivato alla Asl prestando servizio presso la medicina di Popoli per approdare a Pescara nel 1995 dove direttore del pronto soccorso è diventato il primo maggio del 2000.

Se non a tutto si può dare una risposta definitiva, il quasi ex primario è soddisfatto di quanto fatto in questi 22 anni e domani, per la prima volta, non dovrà indossare il camice per entrare in pronto soccorso. Abbiamo fatto due chiacchiere con lui per tracciare un bilancio del lavoro svolto e anche sui suoi progetti futuri.

Dottor Albani 22 anni trascorsi in prima linea. E' soddisfatto di quanto è riuscito a fare e che pronto soccorso lascia oggi rispetto a quando è arrivato?

E' stato fatto un grande lavoro e c'è una grande soddisfazione perché in tutti questi anni abbiamo realizzato molte cose. Dico abbiamo perché un buon generale, ammesso che io lo sia, non fa nulla senza truppe di collaboratori molto valide. Non posso che ringraziare tutto il mio staff, medici, infermieri e ausiliari, tutte persone veramente brave. Grazie a loro abbiamo creato il triage che non c'era quando sono arrivato. Abbiamo istituito l'Obi (l'unità di Osservazione breve intensiva), abbiamo informatizzato tutto il pronto soccorso, abbiamo creato la medicina d'urgenza e creato un centro di formazione molto importante che in molti ci invidiano. Parlo dell'Easc (Centro di formazione emergenza) che ha formato migliaia di persone in questi anni. Abbiamo davvero realizzato tanto. Abbiamo creato un nuovo pronto soccorso degno di questa città. Tante cose sono state fatte. Certo alcune non siamo riuscite a realizzarle, come il poter avere un numero sufficiente di posti letto per decongestionare il presidio perché oggi oltre a fare il compito di prima emergenza, il nostro, ci troviamo anche ad assistere i pazienti cronici: questo crea problemi e rischia di fermare entrambe le attività. Ci costa un grande dispendio di energia assistere sia chi arriva per le emergenze urgenze che i ricoverati, ma con le risorse a disposizione abbiamo sempre fatto il massimo.

Siamo stati in prima linea in tante emergenze. Dal terremoto dell'Aquila a quello di Amatrice, c'è stata la tragedia di Rigopiano, c'è stata l'emergenza neve, ci sono stati i tre anni del covid che a livello regionale sono stati ben gestiti e fino a qualche giorno fa abbiamo gestito anche l'emergenza in Ucraina: insomma un grosso lavoro, un grande dispensio di energie, ma anche buoni risultati.

A chi prenderà il suo posto che consiglio darebbe?

“Gli dirò di mantenere questa squadra perché squadra che vince non si cambia e di appoggiarsi a loro. Non deve pensare che i problemi può risolverli da solo, nessuno da solo può fare quello che fa un'ottima squadra. Anche un grande allenatore se non ha bravi giocatori può vincere. Il mio consiglio è questo: lavorare con il gruppo per risolvere i problemi che incontrerà.

Come diceva lei sono state tante le emergenze, tragiche, che si è trovato a fronteggiare con il suo staff. Tra i suoi ricordi ce n'è uno particolarmente brutto e magari anche uno particolarmente bello che porterà con sé?

Ci sono stati tanti momenti brutti, ma anche tanti momenti bellissimi, ma di questi sono molto geloso e tendo a non condividerli. Sono tante le cose che mi sono rimaste nel cuore e se non le dico non è per fare il prezioso, ma perché credo che raccontarle a parole sarebbe banale. Le conservo e le porto dentro di me.

Domani mattina per la prima volta si sveglierà e non dovrà indossare il camice per tornare in corsia. Che sensazione le dà, come pensa che vivrà questa prima giornata da pensionato?

Lo vivrò come il mio primo giorno di vacanza. Adesso dedicherò del tempo a me stesso e farò solo ciò che mi piace fare sia nella vita privata che in quella lavorativa se mai dovessi fare altre scelte in questo senso. Se mi dovessero proporre cose che non mi piacciono seppur retribuite dirò di no: preferisco lavorare gratis facendo solo ciò che mi piace. Ho l'età e la possibilità di poter scegliere.

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