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Martedì, 23 Aprile 2024
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Più di un terzo dell'acqua immessa nella rete di distribuzione va persa, Pescara non fa eccezione

Il dato emerge dal focus tematico pubblicato dall'Istat per la giornata mondiale dell'acqua

Più di un terzo dell'acqua immessa nella rete di distribuzione va persa e Pescara non fa eccezione.
Per la Giornata mondiale dell'acqua, istituita dalle Nazioni Unite nel 1992 e celebrata ogni anno il 22 marzo, l'Istat pubblica un focus tematico che presenta i risultati provenienti da diverse indagini, elaborazioni e analisi e offre una lettura integrata delle statistiche sulle acque con riferimento agli aspetti legati al territorio e alla popolazione, come riferisce l'agenzia Dire.

Nel 2020, il servizio di distribuzione dell'acqua potabile nei 109 Comuni capoluogo di provincia/città metropolitana (dove risiedono 17,8 milioni di abitanti, il 30% circa della popolazione italiana) è in carico a 95 gestori. In 100 Comuni (17,2 milioni di residenti) la gestione del servizio è specializzata mentre nei restanti nove (600mila residenti) è prevalentemente in economia. In quest'ultimo caso è il Comune che ha la responsabilità del servizio. La rete di distribuzione dei Comuni capoluogo si sviluppa complessivamente su oltre 57 mila chilometri di rete, calcolati per circa l'80% della lunghezza attraverso un sistema informativo territoriale. I gestori hanno complessivamente immesso in rete 2,4 miliardi di metri cubi di acqua (370 litri per abitante al giorno) ed erogato 1,5 miliardi di metri cubi per usi autorizzati agli utenti finali, pari a 236 litri per abitante al giorno, fatturati o forniti ad uso gratuito. I volumi movimentati nelle reti dei capoluoghi storicamente rappresentano il 33% circa dei volumi complessivamente distribuiti sul territorio nazionale. Rispetto al 2018 i volumi immessi in rete si riducono di oltre il 4%, i volumi erogati dell'1,6%. L'intensità dell'erogazione dell'acqua è fortemente eterogenea sul territorio perché legata alle caratteristiche infrastrutturali e socio-economiche dei Comuni. Nei Comuni capoluogo del Nord, dove i volumi erogati raggiungono il massimo (256 litri per abitante al giorno in media), si ha un significativo differenziale tra quelli del Nord-ovest (282 litri) e del Nord-est (220). Il quantitativo erogato si riduce nei capoluoghi del Centro (231 litri), del Sud (221), per poi raggiungere il minimo nelle città delle Isole (194). Tra i 109 capoluoghi, volumi superiori ai 300 litri per abitante al giorno si riscontrano nelle città di Milano, Isernia, Cosenza, L'Aquila, Pavia e Brescia. Di contro, sotto i 150 litri per abitante si trovano Barletta, Arezzo, Agrigento, Andria e Caltanissetta.

Non tutta l'acqua immessa viene effettivamente erogata agli utenti finali. Nel 2020 sono infatti andati dispersi 0,9 miliardi di metri cubi, pari al 36,2% dell'acqua immessa in rete (37,3% nel 2018), con una perdita giornaliera per km di rete pari a 41 metri cubi (44 nel 2018). Proseguendo la tendenza già segnata nel 2018, le perdite totali di rete si riducono di circa un punto percentuale. Le perdite totali di rete hanno importanti ripercussioni ambientali, sociali ed economiche, soprattutto per gli episodi di scarsità idrica sempre più frequenti. Sono da attribuire a fattori fisiologici presenti in tutte le infrastrutture idriche, alla vetustà degli impianti, prevalente soprattutto in alcune aree del territorio, e a fattori amministrativi, riconducibili a errori di misura dei contatori e ad allacci abusivi, per una quota che si stima pari al 3% delle perdite. In più di un capoluogo su tre si registrano perdite totali superiori al 45%. Le condizioni di massima criticità, con valori superiori al 65%, sono state registrate a Siracusa (67,6%), Belluno (68,1%), Latina (70,1%) e Chieti (71,7%). All'opposto, una situazione infrastrutturale decisamente favorevole, con perdite idriche totali inferiori al 25%, si rileva in circa un Comune su cinque. In sette capoluoghi i valori dell'indicatore sono inferiori al 15%: Macerata (9,8%), Pavia (11,8%), Como (12,2%), Biella (12,8%), Milano (13,5%), Livorno (13,5%) e Pordenone (14,3%). In nove Comuni, tre del Centro e sei del Mezzogiorno, si registrano perdite totali lineari superiori ai 100 metri cubi giornalieri per chilometro di rete, generalmente superiori al 50% in termini percentuali. Nei Comuni nei quali - in controtendenza con il dato complessivo - peggiora la performance del servizio rispetto al 2018, il gestore attribuisce in alcuni casi il risultato a una più corretta registrazione dei volumi (Belluno e Vicenza, ad esempio), all'eliminazione del minimo impegnato nella bolletta dell'acqua o a cambiamenti nel sistema di contabilizzazione. Dove registrata, la riduzione delle perdite è dovuta principalmente alle attività di distrettualizzazione della rete di distribuzione effettuate negli ultimi anni, che hanno consentito di ridurre le pressioni di esercizio e di rilevare le perdite occulte (come, ad esempio, a Roma e Como).

Nel 2020, ben 11 Comuni capoluogo di provincia/città metropolitana, localizzati tutti nel Mezzogiorno, hanno fatto ricorso a misure di razionamento nella distribuzione dell'acqua potabile, disponendo la riduzione o sospensione dell'erogazione idrica. Ciò a seguito della forte obsolescenza dell'infrastrutt... idrica, dei problemi di qualità dell'acqua per il consumo umano e dei sempre più frequenti episodi di riduzione della portata delle fonti di approvvigionamento, che rendono scarsa o addirittura insufficiente la disponibilità della risorsa idrica in alcune aree del territorio. Rispetto al 2019 il numero di Comuni interessati da misure di razionamento è aumentato di due unità, ma è rimasto sostanzialmente invariato il numero di giorni oggetto di misure emergenziali volte ad assicurare la distribuzione dell'acqua ai cittadini. Misure di razionamento sono state adottate in quasi tutti i capoluoghi della Sicilia (tranne a Messina e Siracusa), in due della Calabria (Reggio di Calabria e Cosenza), in un capoluogo abruzzese (Pescara) e in uno campano (Avellino). In quattro capoluoghi le restrizioni nella distribuzione dell'acqua potabile sono state estese a tutto il territorio comunale: Enna, dove l'erogazione dell'acqua è stata sia sospesa che ridotta (32 giorni); Pescara, dove il servizio è stato ridotto solo in alcune ore della giornata, specialmente nelle ore notturne o nelle prime ore mattutine (74 giorni); Cosenza e Reggio di Calabria, dove le misure sono state adottate per fascia oraria e a giorni alterni (rispettivamente per 366 e 77 giorni). L'adozione di misure di razionamento solo per una parte del territorio comunale ha coinvolto sette capoluoghi di provincia (a parte Avellino, tutti situati in Sicilia); due casi in più rispetto all'anno precedente. Le misure restrittive hanno interessato circa 227mila residenti, soprattutto siciliani (13,9% della popolazione residente nei capoluoghi della regione).

Poco meno del 90% delle famiglie italiane si dichiara molto o abbastanza soddisfatto per l'assenza di interruzioni nella fornitura; Calabria, Sicilia, Abruzzo e Sardegna presentano le quote regionali più alte di famiglie poco o per niente soddisfatte (rispettivamente 33,6%, 31,3%, 21,8% e 18,5%). Le famiglie residenti nelle regioni del Mezzogiorno e del Centro si dichiarano mediamente più insoddisfatte del livello di pressione dell'acqua rispetto alla media nazionale (15,4%), con quote di insoddisfazione più elevate in Sicilia (28,6%), Calabria (26,3%), Abruzzo (23,2%) e Lazio (21,4%). Stabile nel 2021 a livello nazionale la quota di famiglie che si ritengono molto o abbastanza soddisfatte rispetto all'odore, al sapore e alla limpidezza dell'acqua: sono più di tre su quattro (il 76,2%), ma la quota è ben al di sotto della media nazionale in Sicilia (59,7%), Sardegna (62,9%), Calabria (68,8%) e Campania (70,5%). La frequenza di lettura dei contatori è molto o abbastanza soddisfacente per quasi otto famiglie su 10 ma, anche in questo caso, la quota di famiglie poco o per niente soddisfatte (il 22,8% in media nazionale) presenta un forte divario territoriale, con elevate percentuali di bassa soddisfazione soprattutto in Sicilia (39,7%), Calabria (38,9%), Abruzzo (35,5%) e Basilicata (34,7%). Rispetto al giudizio sulla frequenza della fatturazione, la percentuale di famiglie molto o abbastanza soddisfatte si mantiene oltre l'80% del totale. In Calabria la percentuale di famiglie poco o per niente soddisfatte raggiunge il 34,7%, in Sicilia il 33,4% e in Sardegna il 31,0%. La comprensibilità delle bollette è l'aspetto della fornitura dell'acqua nelle abitazioni che meno soddisfa le famiglie; quelle molto o abbastanza soddisfatte sono circa il 66,5%. Molto al di sopra della media nazionale le famiglie insoddisfatte nelle regioni del Mezzogiorno (Sicilia 48,1%; Abruzzo 45,1% e Sardegna 43,3%).

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