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Covid, l'Abruzzo resta zona bianca ma è tra le 13 regioni che superano l'incidenza di 50 nuovi casi settimanali

Si torna a parlare di possibili zone gialle in Italia ma per il momento la nostra regione non dovrebbe correre rischi, il punto della situazione

L'Abruzzo, come il resto delle altre regioni italiane, rimane al momento zona bianca.
Ma si inizia nuovamente a ragionare sull'ipotesi di possibili zone gialle a causa di una risalita dei contagi da Covid-19.

Il governo Draghi sta studiando il piano per cercare di contenere la situazione in vista dell'ormai imminente periodo di Natale, come riferisce Today.

A oggi, lunedì 8 novembre, nessuna regione supera le soglie di occupazione degli ospedali del 15% per l'area medica e del 10% per le terapie intensive fissate dal governo per il passaggio in zona gialla, ma alcune sono da tenere sotto controllo. Dunque, per ora, l'Italia rimane tutta in zona bianca, nonostante la risalita autunnale dei contagi.

Zona gialla: le Regioni che rischiano di più

Ma ci sono alcune regioni che hanno parametri alti e, se la curva epidemiologica continuerà a risalire, il rischio è che cambino fascia prima delle feste di Natale. Non va dimenticato che il passaggio dalla zona bianca a quella gialla avviene sulla base di tre parametri: l’incidenza settimanale di nuovi positivi deve superare i 50 casi ogni 100mila abitanti, il tasso di occupazione in area medica deve essere oltre il 15%, il tasso di occupazione in terapia intensiva deve essere oltre il 10%. Sono 4 al momento i territori su cui si concentra l'attenzione. In Friuli-Venezia Giulia l’incidenza dei nuovi casi è pari a 156,85 e l’occupazione dei posti in terapia intensiva è 10%. La situazione nei reparti ordinari rimane abbondantemente sotto la soglia critica perché è al 9% ma l’attenzione rimane comunque alta.

Preoccupa la provincia autonoma di Bolzano dove ci sono 216,09 casi settimanali e l’occupazione in area medica è all’11% anche se è confortante il dato delle terapie intensive che è 4% In Calabria c'è un’incidenza di 54,59, posti occupati per il 12% (è l'annosoo problema dei pochi posti letto disponibili negli ospedali) e terapie intensive al 5%. Su i casi nel Lazio che ha registrato un’incidenza settimanale di 72,5, ma la situazione dei ricoveri è sotto controllo perché nei reparti c’è un’occupazione pari all'8% e in terapia intensiva è al 6%

Per quel che riguarda l'incidenza, sono 13 le regioni che hanno superato i 50 casi settimanali: Abruzzo (57,96), Calabria (54,59%), Campania (71,99), Emilia Romagna (67,99), Friuli Venezia Giulia (156,85), Lazio (72,5), Marche (63,93), provincia autonoma di Bolzano (216,09), provincia autonoma di Trento (70,59), Sicilia (52,78), Toscana (61,8), Umbria (59,3), Veneto (91,94). In dieci città e province i contagi si stanno quotidianamente moltiplicando. Si tratta di: Bolzano, Gorizia, Trieste, Padova, Forlì-Cesena, La Spezia, Siena, Rieti, Catania e Siracusa.

La zona gialla non è uno scenario immediato

Nessuna regione rischia la zona gialla dalla fine di questa settimana. Sono infatti i dati del martedì, di domani, per quel che riguarda i ricoveri (nei reparti ordinari e intensivi) e il dato dell'incidenza del giovedì quelli che poi vengono elaborati e utilizzati per il monitoraggio dell'Iss ogni venerdì. E' così che in tutti questi mesi si è proceduto (tranne che in una settimana). Nell'immediato quindi nessuna restrizione in arrivo. Il monitoraggio dell'Istituto superiore di sanità del venerdì, che poi decide in cabina di regia quali Regioni cambiano colore dal lunedì successivo, guarda sempre i dati del martedì precedente e, a meno di un livello di incidenza al limite tra due colori (non è il caso di questa settimana), non servono particolari poteri divinatori per sapere cosa accadrà, almeno per la prossima settimana. Ma se il trend in aumento non si arresterà, è possibile che intorno alla fine di novembre-inizio di dicembre alcune Regioni si troveranno in una situazione scomoda. "Le regole di cui disponiamo funzionano" ha spiegato la scorsa settimana il ministro della Salute nel corso di una conferenza stampa organizzata per fare il punto sulla prosecuzione della campagna vaccinale. "L'Italia è tutta bianca e il cambio di colore avviene sulla base dell'occupazione dei posti in terapia intensiva e in area medica. In questo preciso momento nessuna Regione ha le condizioni per uscire dall'area bianca". Se poi "il quadro dovesse complicarsi ulteriormente", ha aggiunto Speranza, "noi abbiamo già delle norme che dovrebbero soltanto essere applicate". 

Il picco tra gennaio e febbraio secondo Ricciardi

«Se non ampliamo il numero di vaccinati con la prima dose e se non somministriamo rapidamente la terza avremo una risalita forte, più di quella che vediamo ora. Avverrà presumibilmente tra gennaio e febbraio. Di sicuro però la mortalità sarà più ridotta di quella delle prime grandi ondate proprio grazie ai vaccini, che comunque un po' proteggeranno», dice Walter Ricciardi, consulente scientifico del ministro della Salute, che ieri intervistato da Repubblica tracciava scenari. in base alla valutazione dell'esperto sarà necessario vaccinare i bambini e bisognerà convincere i genitori «spiegando loro che i vaccini sono sicuri e protettivi e che il rischio di contrarre l'infezione e di ammalarsi resta altissimo. D'altra parte la stragrande maggioranza dei vaccini viene somministrata proprio in età pediatrica».

Fonte articolo: Today.it

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