rotate-mobile
Attualità

Dall'Abruzzo all'Himalaya, tutto pronto per realizzare nuove spedizioni

Con nuove Vie Ferrate gli alpinisti esploratori dell'associazione Explora Nunaat International continueranno in ottobre a migliorare le condizioni di vita delle popolazioni sherpa nelle terre estreme del Nepal

Dopo la nobile impresa della realizzazione della prima via Ferrata d'Himalaya “Drolambau Ice Fall” nel 2017 a una quota compresa tra i 5000 e 5400 metri, gli alpinisti esploratori dell'associazione Explora Nunaat International continueranno in ottobre a migliorare le condizioni di vita delle popolazioni sherpa nelle terre estreme del Nepal.

La prima Via Ferrata, nata per consentire il passaggio alla più famosa valle del Kumbu, motore del turismo nepalese e area geografica dell’immenso Monte Everest, è stata solo la prima di una serie di interventi.

Grazie ad un secondo tratto di via ferrata che sarà realizzato nella spedizione 2019 “The Sky's way to Sagarmatha/Everest” sarà possibile rendere sicura la salita al rifugio più alto dell'Himalaya che verrà costruito dall'Explora in sinergia con un team austriaco e nepalese a 5800 metri.

Così il Presidente dell'Explora, Davide Peluzzi, racconta la motivazione che ha spinto a realizzare vie ferrate in Himalaya: 

“Eravamo a 5.400 metri e immersi in una violenta tempesta di neve: 3 giovanissimi portatori si fermarono e scoppiarono in lacrime spaventati dalla durezza della natura selvaggia himalayana. Si rifiutarono di oltrepassare il Tashi Lapcha a 5800 metri. Quando arrivammo a Lukla e poi a Kathmandu, ci ripromettemmo di trovare una "via" per il miglioramento delle condizioni di lavoro dei portatori d'alta quota in Himalaya. Per molti alpinisti raggiungere le vette dell'Himalaya è turismo, sfida e sport, ma per il popolo sherpa è l'unica fonte di economia”.

Azioni umanitarie e ricerca scientifica che durano da 10 anni. Iniziati nel 2009 e conclusi nel 2013 gli interventi per la costruzione di un acquedotto, l'Explora è così riuscita a rifornire di acqua tutto il villaggio di Jagat e una scuola locale frequentata da circa 470 bambini. 

Il progetto di ricerca ed esplorazione coinvolge anche il Dipartimento di Scienze Biologiche dell’Università di Bologna che da anni collabora con l’Explora nello studio di genetica sulle popolazioni estreme Himalayane, come gli Sherpa, e del loro adattamento in alta quota. 

E dopo la bandiera dell'Abruzzo in vetta all'Everest, portata dal Guinness World Record Everest Phurba Tenjing Sherpa come dono per ringraziare l'Explora per le azioni umanitarie svolte, si continua: un ulteriore progetto, nato nel 2016, è il “Percorso Bonatti dal Gran Sasso all'Himalaya”, che prevede inoltre un corso di formazione, realizzato in collaborazione con l'agenzia pescarese Jmotion, per conoscere la montagna e viverla in totale sicurezza.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Dall'Abruzzo all'Himalaya, tutto pronto per realizzare nuove spedizioni

IlPescara è in caricamento