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25 aprile, il sindaco Alessandrini da Piazza Garibaldi: "Viva la Costituzione"

Il primo cittadino è intervenuto a Piazza Garibaldi dove ha consegnato ad Adolfo Ceccherini, ultimo partigiano vivente a Pescara, una riconoscimento ufficiale

Mattinata ricca di appuntamenti a Pescara per il 25 aprile e la Festa della Liberazione. Dopo la cerimonia che si è tenuta al cippo di Colle Pineta, c'è stata poi la cerimonia ufficiale a Piazza Garibaldi alla presenza delle principali autorità civili e militari della città e della provincia.

Il sindaco Alessandrini ha pronunciato il discorso prima del conferimento della targa e pergamena ad Adolfo Ceccherini, 98enne ultimo partigiano vivente rimasto in città:

“Ho resistito, perché sono stata amata, scegliete sempre la vita perché è meravigliosa”. L’amore e la morte, l’odio e la resistenza, il perdono e la libertà: tutto questo c’è nella vita di Liliana Segre, una delle ultime sopravvissute ad Auschwitz, nominata senatrice a vita dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella. 

Voglio iniziare con lei questo breve discorso per la Festa del 25 aprile, concentrando l’attenzione sui sentimenti che hanno animato la sua resistenza alla morte e al nazi-fascismo, perché sono stati gli stessi che hanno mosso il coraggio, i passi e le gesta dei nostri partigiani, coloro che hanno combattuto perché il nostro Paese scegliesse la vita.

Così è stato dopo guerra piena di sangue, sudore, lacrime e fatica, al termine della quale l’Italia ha trovato sé stessa nella Repubblica, il traguardo per cui tanti che hanno messo a disposizione i propri sogni, la propria giovinezza, le proprie speranze per un futuro migliore. L’ultimo desiderio da realizzare per tutti coloro che sono morti combattendo per noi.

Sì, hanno combattuto per noi ed è un dovere coltivare la loro memoria, un vaccino prezioso che ci aiuta contro l’indifferenza, in un mondo così pieno di ingiustizie e di sofferenze, a ricordare che ciascuno di noi ha una coscienza e la può usare. 

La memoria del passato aiuta a vivere il futuro con i giusti valori. 

Dobbiamo tenere sempre alta la guardia, perché i razzismi, l’odio e l’intolleranza che generarono il periodo più buio della nostra storia, non sono mai morti; i segni della violenza sono ovunque, c’è persino chi ne ha nostalgia, dimenticando l’orrore che essi hanno portato.

Noi siamo orgogliosi di festeggiare il 25 aprile per quello che è, non una disputa fra fascisti e comunisti, né una cerimonia per pochi, né un evento militare: il 25 aprile è la guerra (vinta) di liberazione dall'invasore tedesco e dalle forze nazi-fasciste, per quella cosa così bella che si chiama democrazia. 

Questa è la storia. Non aggiungiamo nulla, perché i fatti sono fatti. Per questa ragione la Festa di Liberazione è un tributo alla Resistenza, che ha messo a disposizione tutte le vite che aveva perché noi oggi potessimo vivere in una repubblica, libera, pacifica, unita. Da questo bisogna partire, perché ci riguarda tutti. 

Non cessiamo di sventolare la bandiera del 25 aprile, in primo luogo per evitare pericolosi vuoti di memoria, per comprender appieno la lezione della storia, con il depauperamento mentale e fisico di tanti italiani e tanti tedeschi indottrinati dai totalitarismi nazisti e fascisti, per non dimenticare mai cosa volesse dire essere vittime prima del 25 aprile, quando la democrazia non c’era, e dissidenti e minoranze finivano per essere imprigionati, torturati e anche uccisi.

In un Paese come il nostro l'esercizio della critica consente di ravvivare la memoria, che ripropone con forza i principi fondativi da cui la nostra Italia repubblicana è nata. Quei principi fondativi, per la nostra Repubblica, continuano a incarnarsi nella Costituzione e la Costituzione è figlia di quella stagione: e finché ci sarà lei, il 25 aprile non potrà passare inosservato o sepolto dalle ideologie revisioniste della peggiore delle stagioni.

E’ compito delle istituzioni perseverare nel dare solennità alla memoria, alla Storia. Storia con la S maiuscola, perché, badate, la Repubblica italiana ha questa storia, non la si può cambiare attraverso una riscrittura e non la si può usare per cambiare gli assetti attuali. 

La Storia è la Storia. Per me il 25 aprile resta un rituale laico che continua ad emozionarmi, visto che la libertà è come l’aria, una condizione irrinunciabile per ciascuno di noi e sono fiducioso che in tanti, oggi, nelle piazze d’Italia, nonostante i pericolosi negazionismi che si fanno strada nel Paese, proveranno la mia stessa emozione civile.

Tocca d’altronde proprio alle istituzioni dire "No" a ogni etica, a ogni condotta, persino a ogni richiamo esplicito ai totalitarismi di ieri e di oggi perché siamo al punto che farlo non va più inteso come una questione di sana dialettica politica, ma è una precisa scelta, un agire determinato a difesa della Repubblica, delle sue ragioni, del suo popolo e della sua storia.

Noi oggi siamo qui per questo, ricordando fieri il sacrificio dei partigiani, la vita che ci hanno dato e la memoria che dobbiamo portare avanti come tributo a loro e al nostro Paese libero, unito e forte.

Ed è con questo orgoglio che chiudo il mio discorso proferendo un pubblico grazie ad Adolfo Ceccherini, uno dei partigiani che possono raccontare con la viva voce la memoria di quella grande conquista e che possiamo abbracciare e simbolicamente stringere tutta la nostra storia, per costruire un futuro davvero migliore.

Viva il 25 aprile, viva la Resistenza, viva la Costituzione!

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