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Martedì, 30 Aprile 2024

VIDEO | Il calvario di Cristo come l'orrore delle guerre attuali: dalla Via Crucis il grido di pace e il monito ai potenti [FOTO]

Una processione molto partecipata quella svoltasi a Pescara Vecchia con ogni stazione divenuta il simbolo del male che attraversa il mondo e cui, ha detto l'arcivescovo Tommaso Valentinetti, si continua a rispondere con altro male ed è invece nell'incessante preghiera che va cercata la speranza che arriva dal perdono che Cristo ci ha insegnato

Il calvario di Cristo percorso in “filigrana con la realtà che ci circonda”. Un cammino di dolore dove la speranza è nella preghiera di fronte a un mondo dilaniato da conflitti, violenze e dolore in cui sembra si voglia far credere che l'unica risposta possibile contro il male sia altro male. Un mondo in cui a differenza di Cristo i potenti non cadono e cioè non si prendono il tempo della riflessione perché “non hanno scrupoli, loro non si fermano”, ma che “e dessero a se stessi la possibilità di cadere almeno una volta forse capirebbero che stanno facendo del male”.

A costruire quella filigrana che lega la passione di Cristo alla difficile realtà del mondo contemporaneo è stato l'arcivescovo della diocesi Pescara-Penne Tommaso Valentinetti nelle tappe della Via Crucis che si sono snodate lungo Pescara Vecchia e partite da piazza Unione dove la processione è arrivata dalla cattedrale di San Cetteo. Via Crucis cui hanno partecipato tanti cittadini e le autorità civili, religiose e militari.

L'unica arma che abbiamo, ha detto l'arcivescovo al termine della Via Crucis, è quella di una “preghiera incessante e continua” perché “la nostra impotenza umana si trasformi in potenza divina per chiudere in quella tomba i conflitti dell'umanità”. Quella tomba è il sepolcro di Cristo: il messaggio quella di una nuova resurrezione.

Via Crucis: le foto

Le guerre, in particolare quelle in Ucraina e sulla Striscia di Gaza (presente in piazza unione un presidio pro Palestina) al centro delle riflessioni sviluppatesi lungo le quattordici stazioni della Via Crucis e in una di queste l'immagine forte delle donne, siamo esse mogli, madri o sorelle che vedono partire gli uomini per il fronte per poi piangerli morti così come Maria pianse davanti al corpo dilaniato e umiliato di Gesù. Un cielo da cui piovono missili e bombe e da cui la speranza è che arrivino nuovi cirenei pronti a sollevare i corpi di chi, inerme, subisce ogni violenza. Violenze che si perpetrano su corpi nudi, umiliandoli, tra stupri e torture in un momento storico in cui più che mai ci si sente soli di fronte a ciò che sembra ineluttabile viste le notizie terribili, ha rimarcato l'arcivescovo, che arrivano dai fronti. Notizie che non sembrano lasciare speranza, ma la speranza c'è ed è nelle mani di chi è chiamato a ricomporre idealmente quei corpi così come ci fu chi ricompose quello di Gesù per riporlo i quel sepolcro da cui è risorto perché diventi oggi il luogo in cui chiudere l'orrore. Speranza che in un mondo che sembra darne poca, è nei volti e nelle azioni di medici, infermieri, volontari e di tutti quelli capaci di tenere una mano. L'obiettivo comune, questo il messaggio lanciato, deve essere quello di ricucire il corpo devastato dell'umanità perché diventi, ha detto ancora Valentinetti, un solo corpo.

Il “grido di una incessante preghiera” di fronte a mine, bombe e missili che sono come i chiodi della crocifissione e che sembrano non bastare mai per “crocifiggere un'umanità ormai stremata”, è stato detto in una delle stazioni della Via Crucis. Un'epoca in cui, si è letto in un'altra, “sembra che l'unica logica sia quella di uccidere e non di salvare l'umano che sta soffrendo e morendo”.

Un tempo buio in cui trovare la luce della speranza non è facile, ma quella luce, questo il monito, c'è e brilla nella figura di Cristo cui deve arrivare quella “incessante preghiera” perché, ha concluso l'arcivescovo, ci renda consapevoli “che solo il bene può vincere sul male” e che solo la misericordia può insegnarci “ad amare quando vorremmo odiare e perdonare quando vorremmo vendicare”.

Una Via Crucis molto partecipata e che per la prima volta si è svolta lungo le vie di Pescara Vecchia, luogo d'eccellenza dell'aggregazione giovanile perché quel messaggio sul bisogno di consapevolezza della necessità di opporsi al male che dilaga tra guerre e violenze, arrivi soprattutto a loro.

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