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Domenica, 28 Aprile 2024

VIDEO | Giornalisti in piazza contro l'emendamento Costa: "Una norma liberticida per l'autoprotezione della politica"

A dirlo è stata la segretaria nazionale della Fnsi (Federazione nazionale della stampa) Alessandra Costante presente alla manifestazione organizzata dal sindacato dei giornalisti abruzzesi sotto la prefettura cui hanno partecipato anche sindacati e associazioni: l'ennesimo bavaglio, denuncia la categoria che al presidente Mattarella chiede di non firmare

Protestano i giornalisti abruzzesi sotto la prefettura di Pescara per dire “no” all'emendamento Costa passato alla camera e ora alla prova del senato che con on la modifica dell'articolo 114 del codice di procedura penale, impedirà la pubblicazione delle ordinanze di custodia cautelare fino al termine delle indagini preliminari e cioè all'udienza preliminare. L'ennesima “legge bavaglio” denuncia la categoria che, sottolinea la segretaria nazionale Fnsi Alessandra Costante presente alla protesta, non tutela nessuno: né giornalisti, né cittadini, né indagati. Con la stampa in piazza in occasione della manifestazione organizzata dal sindacato dei giornalisti abruzzesi, anche Cgil, Cisl e Uil e le associazioni (Arci, Legambiente e Anpi). Una protesta contro una norma “liberticida e pericolosa” afferma la segretaria, che potrebbe anche sfociare in una giornata di sciopero.

Se la norma dovesse alla fine passare questo significherà, spiega Costante, che “per due, tre, quattro, ma anche cinque anni, perhcé tanto durano le indagini in Italia, i cittadini non potranno avere notizie certe su quello che è accaduto a una persona sotto indagine. Non solo non si tutelano informazione e cittadini – ribadisce -, ma neppure l'indagato. Si potrà parlare di questi solo facendo un riassunto di quello che c'è nell'ordinanza cautelare o riportando parole di un magistrato o di avvocato. Il problema non è nella disparità tra quello che il giornalista può scrivere e non può scrivere, che può dire o non dire, ma è dare una notizia sulla base di informazioni certe, neutrali e terze come sono le ordinanze cautelari o doversi prendere la responsabilità di fare riassunti che possono essere anche dannosi per gli indagati”.

Alla segretaria generale della Federazione chiediamo quindi perché da anni ormai si approvano norme che “imbavagliano” sempre più l'informazione, come rimarcato anche dal segretario regionale Ezio Cerasi che ha ricordato la riforma Cartabia. La risposta è chiara: si tratta di “autoprotezione della politica nei confronti dell'informazione, la politica protegge se stessa. Gratteri dice che sono norme che non nascono per tutelare i cittadini comuni, ma i colletti bianchi. Potete immaginare se questa norma fosse stata in vigore cosa avremmo saputo, ad esempio, dell'indagine su Verdini e delle sue relazioni con il ministero delle Infrastrutture. È chiaro che la politica sta cercando di proteggere se stessa e anche senza compiere reati, ma semplicemente – chiosa – per evitare il giudizio morale che la cittadinanza merita di dare”.

Quella di Pescara è solo una delle manifestazioni di protesta che la stampa sta tenendo e terrà in tante città italiane e non è un caso che si sia deciso di farla sotto il palazzo della prefettura, l'organo che rappresenta lo Stato sui territori. “Abbiamo chiesto al presidente della repubblica di non firmare questo provvedimento liberticida e pericoloso per l'informazione e per gli indagati. Ai colleghi – aggiunge Costante – chiediamo di mobilitarsi per chiedere a gran voce il rispetto della nostra professione che è sensibile e tutelata dall'articolo 21 della costituzione. Potremmo anche arrivare a una giornata di sciopero una giornata di silenzio per dimostrare che cosa sta succedendo”.

L'occasione quella del giorno della manifestazione per ricordare anche i due disegni di legge discussi alla camera e al senato con cui Forza Italia intende aggravare le sanzioni per chi pubblica le ordinanze cautelari. Una, spiega la segretaria generale Fnsi, prevede sanzioni fino a 50mila euro e l'altra il carcere fino a 5 anni. “In un Paese in cui si depenalizza tutto e l'abuso d'ufficio non è più reato, mi viene da ridere a pensare che i giornalisti possano andare in carcere per aver fatto informazioni fino a cinque anni. Siamo al limite”

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