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VIDEO | Covid, rincari e guerra: per la nostra economia le conseguenze sono "spietate"

I numeri di Confesercenti Abruzzo: 78 per cento in più per l'energia, 71,5 per cento in più per il gas e nel 2022 spenderemo, per i consumi, 522 milioni in meno: "Governo intervenga su tutti i settori o molte piccole aziende chiuderanno"

Caro carburante e caro bollette rischiano di far chiudere tante piccole aziende abruzzesi e se non chiuderanno e non verrà garantita la cassa integrazione, si potrebbe arrivare ai licenziamenti. Non solo: se la situazione non cambierà e perdurerà così com'è, con la guerra a dare un'ulteriore colpo all'economia regionale, il rischio è quello di tornare indietro rispetto al recupero fatto nel 2021. A dichiararlo il direttore regionale di Confesercenti Abruzzo Lido Legnini. E i numeri, dal lockdown ad oggi sono “spietati", aggiunge facendo il punto, insieme a Daniele Erasmi, presidente regionale di Confesercenti e presidente nazionale di Fiesa-Confesercenti (Federazione italiana esercizi specializzati nell'alimentazione), Vinceslao Ruccolo, vicepresidente nazionale e presidente regionale Assopanificatori-Confesercenti, e Gianluca Grimi, dirigente Fiepet-Confesercenti (Federazione pubblici esercizi) nonché presidente regionale Assoturismo-Confesercenti (Federazione delle imprese turistiche).

Oggi il caro energia si traduce in un aumento del 78% per l'energia elettrica, del 71,5% della bolletta per il gas naturale, del 3,1% per le tariffe per la raccolta dei rifiuti urbani, del 3,6% per il costo dei servizi dell'acqua potabile. Se guardiamo al lockdown da cui ci separano 733 giorni, l'Abruzzo ha visto scendere il Pil tra il 2019 e il 2021 di 1,04 miliardi di euro; la differenza tra i consumi del 2021 e quelli del 2019 è di 1,42 miliardi di euro; la spesa mancante dei turisti si attesta a meno 400 milioni di euro; i posti di lavoro persi tra tra il 2020 e il 2021 sono stati 6.500. A chiudere il quadro i consumi mancanti nei negozi fisici rispetto al pre-covid per una perdita complessiva di 108 milioni e la spesa da recuperare nei servizi di ristorazione pari a meno 428 milioni. Infine il terzo aspetto, la guerra in Ucraina che per l'Abruzzo si tradurrà in un più 8% del tasso di inflazione nel 2022, la riduzione dell'aumento previsto per il pil di 820 milioni e un calo dei consumi di 522 milioni di euro.

“Dopo due anni di pandemia – aggiunge Erasmi – ci troviamo ad affrontare un'altra guerra –. Stiamo combattendo per far sopravvivere le nostre attività”. I quattro rappresentanti delle sezioni di Confesercenti chiedono quindi al governo di intervenire e di farlo subito, ma non sui singoli settori: deve essere un intervento che interessi tutte le attività produttive, sottolinea Erasmi." Sono tre le voci che pesano: l'aumento dell'energia, quello del gas e quello dei carburanti che rappresentano il 50% dei costi di ogni azienda”, chiosa. L'incertezza sul cosa accadrà è un altro duro colpo, sottolineano Grimi e Ruccolo, con quest'ultimo che ricorda che per il pane i rincari dei prezzi sono iniziati dal 2008 e che oggi, il rischio, è quello di arrivare a licenziare perché, denuncia, “il nostro prodotto tipico non si è mai preoccupato nessuno di tutelarlo”. Molti esercenti, spiega ancora Erasmi, sono costretti a lavorare meno ore per risparmiare sulle bollette e questo potrebbe creare un'emorragia di posti di lavoro che tutti però, precisa, vogliono evitare. Di qui la richiesta di riconoscere anche a chi fino ad oggi non è stato riconosciuto, di poter accedere alla cassa integrazione. A rischio ci sono soprattutto le piccole e medie imprese e tante sono le saracinesche che si potrebbero abbassare, ribadisce Legnini. Le più a rischio, aggiunge, sono quelle del commercio, della ristorazione e del turismo “ che più di altre hanno subito più di altre la pandemia e oggi subiscono questa situazione critica”. A lui chiediamo se anche il blocco dell'export verso la Russia pesa sul tessuto economico Abruzzese: “Certo – aggiunge -. C'era ormai un canale aperto sia per quanto riguarda le vendite che gli investimenti che sono avvenuti e avvenivano in questi mesi sul nostro territorio”. Tra i timori, infine, quello delle speculazioni. Molte materie prime che hanno visto schizzare i prezzi, sottolinea Erasmi, erano state stoccate già diversi mesi fa per cui, la lievitazione, resta ad oggi incomprensibile.

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