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Lunedì, 29 Aprile 2024

VIDEO | Caro mense, Incontro "caldo" in Comune tra genitori e assessore: si valutano agevolazioni per l'Isee sopra i 18mia euro

Chiara la posizione dei genitori nel corso della commissione convocata da Giampietro (Pd): 18mila euro di reddito non vuol dire essere ricchi e pagare un pasto 6 euro è impossibile, molte mamme denunciano come potrebbero dover lasciare il lavoro o passare al part-time. L'assessore Santilli chiede supporto ai comuni limitrofi per i piccoli non residenti ed è pronto a valutare nuove soluzioni

Un Isee superiore ai 18mila euro non vuol dire potersi permettere una mensa da sei euro a pasto per i propri figli, ancor più se si parla di famiglie con più di un bambino, di famiglie monoreddito o ancora di famiglie monogenitoriali. Impossibile poi, è stato spiegato e chiarito, portarsi il pasto da casa. Sono stati proprio loro, i genitori, a dirlo chiaramente all'assessore comunale alla Pubblica istruzione Gianni Santilli nel corso della commissione Controllo e garanzia convocata dal presidente Piero Giampietro (Pd) e svoltasi nella sala consiliare del Comune. I toni si sono alzati a tratti visto il tema, ma il dialogo c'è stato e alla fine Santilli si è assunto l'impegno di individuare, se sarà possibile, nuove soluzioni con gli uffici per ridurre i costi e andare incontro alle esigenze dei genitori.

Un discorso più complesso per i 480 bambini non residenti che frequentano la scuola a Pescara e che da regolamento pagano il prezzo pieno al di là dell'Isee: già contattati, riferisce l'assessore comunale, i sindaci dei comuni da cui arrivano, ma ad oggi la risposta è arrivata solo da Montesilvano con Santilli che si dice pronto a chiamarli personalmente. Sono loro in questo caso, a dover dare un contributo per ridurre il costo del servizio ai loro concittadini che nella gran parte dei casi per ragioni di lavoro, portano i figli a scuola nella città capoluogo.

Diverse le problematiche e i temi su cui il confronto si è acceso: da una parte, sostiene l'amministrazione, l'aumento dei costi dettato dal caro-vita e dalla scelta di puntare sulla qualità dei pasti con i prodotti bio dando una risposta a una richiesta che proprio dalle famiglie arrivava, dall'altra l'opposizione che invece parla di una scelta del centrodestra che rischia di penalizzare la scuola pubblica rendendola quasi inaccessibile. Al centro i bambini e i loro genitori con alcuni di questi ultimi che si lasciano anche scappare proposte non condivisibili, ma dettate forse dal timore di non sostenere le spese e, soprattutto da parte delle mamme, quelle di dover lasciare il lavoro non potendosi permetter il terzo pieno. Se c'è chi vorrebbe la non gratuità dei pasti per i bambini titolari di 104, cosa questa a ragione tutelata dalla legge, o ancora chi ha pensato che si potrebbe togliere il pasto ai docenti, la realtà è che dai più la vera richiesta che arriva è quella di rivedere le tariffe e di consentire ai genitori di far mangiare i bambini a scuola e di mantenere in piedi una gestione familiare oggi come oggi, tra rincari e precariato, non è affatto semplice.

Per i genitori a parlare a IlPescara è Roberta Aquilani, rappresentante delle mamme e dei papà dei bambini che frequentano il tempo pieno all'Istituto comprensivo 5. Con molta chiarezza spiega le difficoltà e i temi su cui chiedono risposte. “Loro considerano la fascia Isee sopra i 18mila euro come se fosse quella dei ricchi e sappiamo che non è così. Su quella fascia bisogna lavorare tantissimo non solo per secondo e terzo figlio, ma anche per i primi figli – spiega -. Incide notevolmente l'aumento della mensa: orta delle ripercussioni profonde sui bilanci familiari. Significa spostare i figli dal tempo pieno, far mettere le donne che fanno rinunce di carriera e mettersi part-time perché qualcuno si deve occupare dei nostri ragazzi e sono soprattutto loro a dover rinunciare. Un bilancio familiare che con un reddito inferiore, con un genitore part-time, diventa impattante sulla vita quotidiana così come è per i monogenitori perché noi non consideriamo le famiglie monoreddito che banalmente vivono a un chilometro da Pescara e quindi non sono residenti, ma lavorano e pagano le tasse a Pescara: pagano la fascia più alta a prescindere dall'Isee. Come fanno a pagare un costo così elevato? Parliamo di diritto allo studio”.Per chi ha tre figli, per fare un esempio e come denuncia una mamma, si tratterà di una spesa di almeno 400 euro al mese.

“Come promesso ci siamo riuniti e abbiamo già trovato una prima soluzione che a quanto pare non è stata condivisa da tutti i genitori – dichiara Santilli -. Mi farò carico appena il sindaco rientrerà di parlarne con lui per vedere se c'è la possibilità di andare incontro anche ai redditi sopra i 18mila euro per coloro che hanno uno o più figli”. Sui non residenti, spiega, “il regolamento parla chiaro: i bambini che arrivano da altri comuni devono pagare la mensa per intero. Dopo la riunione di quindici giorni fa ho sollecitato i sindaci dei comuni limitrofi, parliamo di 480 bambini, per collaborare con noi per il pagamento della mensa. L'unica risposta è arrivata questa mattina dal Comune di Montesilvano, ma non mi arrendo: li contatterà personalmente”, aggiunge. Tempo per trovare una soluzione, se la si troverà, ce n'è perché partito il nuovo appalto la modifica alle tariffe sarà effettiva da gennaio 2024.

Un “grande auspicio” per Giampietro l'impegno preso da Sanitlli a fronte di una proposta, quella che ha portato ai contributi per una fascia di reddito intermedia e cioè quella tra i 12 e i 18mila euro, ritenuta “insufficiente e clamorosa. “Non si può pensare che chi abbia più di 18mia euro di Isee sia ricco tanto da poter pagare fino a 6 euro per ogni pasto di un bimbo che frequenta la scuola pubblica. Abbiamo ottenuto un primo risultato fermando la nuova tariffazione, oggi ci stiamo battendo perché ci sia un riconoscimento di una situazione che non è da ricchi. Pensare che una famiglia monoreddito con un mutuo possa essere ricca può far sorridere se non disperare vista l'inflazione di questi mesi che ha messo le famiglie in enorme difficoltà. Non vogliamo neanche che questa scelta del centrodestra – incalza Giampietro – possa essere un martello sulla scuola pubblica che è invece una conquista e va valorizzata”.

Pensare di dover lasciare il lavoro, soprattutto in riferimento alle donne, non è immaginabile, conclude. “È una cosa molto brutta della nostra società: le donne pagano il prezzo più alto. Se la scuola pubblica diventa troppo costosa è sempre lei a dover fare un passo indietro e nel 2023 in una città che vuole essere europea è una cosa contro cui combattere fino in fondo e noi combatteremo perché la mensa nella scuola pubblica pescarese sia a prezzi accettabili secondo quanto si può veramente pagare”.

Al servizio mensa che parte ufficialmente il 25 settembre, fa sapere infine Santilli, sono iscritti oltre 3mila bambini: 58 i titolari di 104 esentati dal pagamento della tariffa. 

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