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Sabato, 27 Aprile 2024
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Impianto per il trattamento fanghi a Piano di Sacco, Pd e Sinistra Italiana: "No alla proroga, il progetto va fermato"

Catia Ciavattella e Alice Fabbiani inoltrano le loro osservazioni al comitato Via che dovrà decidere se concedere altro tempo per la realizzazione dell'impianto di smaltimento atteso dal 2017: per loro non solo il progetto è nato e resta sbagliato, ma oggi nell'area molte cose sono cambiante e averlo rappresenterebbe solo un danno ambientale

Da Sinistra Italiana e Partito democratico di Città Sant'Angelo secco “no” all'ennesima proroga per la realizzazione della piattaforma per il trattamento e il recupero di sedimenti di dragaggio fluviali e marino costieri a Piano di Sacco. Un “no” messo nero su bianco nelle osservazioni che la conigliera comunale del Pd Catia Ciavattella e quella di Sinistra Italiana Alice Fabbiani hanno inviato al comitato regionale Via (Valutazione di impatto ambientale) che dovrà decidere nel merito.

Un progetto per loro nato sbagliato e oggi anche decontestualizzato che porterebbe solo danni al territorio e dunque all'ambiente. La richiesta in sostanza, affermano, è quella di proteggere una zona oggi agricola, ma “presa di mira da iniziative imprenditoriali per lo più nel campo dei rifiuti”.

Il tema della proroga sarà all'attenzione del comitato Via giovedì 14 marzo e riguarderà dunque quella piattaforma cui parare favorevole si diede el 2017. Un “sì”, ricordano Ciavatella e Fabiani, già al tempo contestata sia dalla ex amministrazione comunale che dalle associazioni tanto che il 13 aprile di quell'anno fu anche approvata una delibera i giunta (la numero 47) con cui quel “no” lo si esprimeva chiaramente. “Contestualmente la Provincia di Pescara e i comuni limitrofi – rimarcano le due esponenti del centrosinistra - adottavano la stessa delibera nei rispettivi consigli e giunte”.

“Oggi la ditta, che nel frattempo ha provveduto a una volturazione della titolarità delle autorizzazioni ad altra società, richiede la proroga di un parere per un impianto che dovrebbe essere già stato realizzato e dovrebbe essere addirittura funzionante”, rimarcano Ciavattella e Fabiani. “Lo stato dell’arte invece è nettamente diverso in quanto nonostante sia stato comunicato l’inizio dei lavori a novembre 2021, dopo oltre due anni nell’area in questione non c’è (fortunatamente, diciamo noi) ancora nulla eccetto un recinto da cantiere”.

“Questo progetto ha avuto un iter procedurale anomalo fin dall’inizio” denunciano ancora ricostruendo la vicenda. Nel 2013 “la Regione approvò solo una parte del progetto. Funzionalmente collegato alla piattaforma era previsto un impianto di chiarificazione e desalinizzazione, sezione importante della struttura proprio perché necessaria alla gestione dell’impianto. Non si può non ricordare come questa parte del progetto sia stata sottoposta a valutazione ambientale solo parecchio tempo dopo”, incalzano ricordando le interpellante presentate per discutere di quella procedura “nettamente sui generis”, ribadiscono e per cui “chiedevamo spiegazioni. Purtroppo fummo ignorati”, chiosano Ciavatellla e Fabiani.

Di nuovo quindi l'appello al comitato Via cui hanno inviato quelle osservazioni rilevando che “non reggono assolutamente le motivazioni addotte dalla società quali i motivi della proroga, ovvero l’emergenza covid ormai terminata da tempo, e la guerra Russia-Ucraina, in quanto non sono stati prodotti documenti che dimostrino la necessità di cambio del piano economico. Inoltre, altro fattore estremamente importante, è il cambio del contesto territoriale nell’area che fa decadere la possibilità di una semplice proroga. Infatti già in passato denunciavamo la possibilità di un potenziale effetto cumulo considerato gli altri impianti presenti in loco”, continuano.

“Ora la situazione risulta aggravata dai recenti incendi verificatisi nella confinante azienda che si occupa di trattamento rifiuti (tre in meno di un mese) e considerando che nel 2017 tale azienda non aveva nemmeno avviato l’attività di recupero del materiale plastico, ma provvedeva solo allo stoccaggio e dal nuovo progetto della società Ambiente spa di realizzare un Bíodigestore anaerobico a pochi passi. Il contesto ambientale in cui si inserisce la piattaforma e gli impatti ambientali valutati a suo tempo – tornano a denunciare - non sono assolutamente invariati e tale richiesta di proroga è priva di fondamento. Inoltre altro fattore estremamente importante da prendere in considerazione è la portata del fiume Fino, già limitata, ma che a causa della mancanza in questi ultimi anni di ogni tipo di precipitazione, è sempre più compromessa tanto da risultare la maggior parte dell’anno assente (anche nei mesi invernali)”.

L'occasione anche per far notare che “i contadini sono stati costretti ad abbandonare diverse colture proprio per la mancanza di acqua da attingere e utilizzare. Considerando che l’attività di trattamento dei sedimenti prevede l’approvvigionamento e utilizzo dell’acqua, la situazione del fiume Fino è di particolare interesse e deve senza alcun dubbio essere presa in considerazione. Questo è un fattore delicato – dicono ancora Ciavattella e Fabiani - che potrebbe compromettere irrimediabilmente il fragile ecosistema presente”.

Tutto questo per le due esponenti d'opposizione “comporta necessariamente l’inefficacia dell’atto iniziale poiché sono indubbiamente variate le condizioni iniziali. Oltre a ribadire la non idoneità del sito in questione per la realizzazione di tutte queste tipologie di impianto, ci teniamo a rimarcare la preoccupazione dei cittadini che abitano in quella zona. Speriamo – concludono - che la nostra stessa preoccupazione, ovvero tutelare il bene della popolazione, sia la medesima dell’attuale amministrazione e trovi adesso tempo ed energie, per difendere il nostro territorio”.

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