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Calice di Toyo Ito, Marchegiani: "Deve rimanere a Pescara"

Il gruppo consiliare del PD interviene in merito al possibile spostamento del Calice di Toyo Ito fuori dalla città di Pescara, chiedendo un confronto a 360 gradi

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di IlPescara

Prima di decidere, spero in maniera condivisa, su eventuali spostamenti dell’Huge Wine Glass di Toyo Ito è necessario
recuperare la memoria dei lettori sul valore dell’opera, sul senso dell’arte contemporanea come via di incrocio di culture diverse.
L’opera nacque dietro lo spunto della Facoltà di Architettura della “G. d’Annunzio” che suggerì il nome di un grandissimo architetto di
fama internazionale agli Amministratori della città: Toyo Ito appunto, un architetto-artista in grado di ideare in modo del tutto originale
un’opera “ambientale” che potesse assurgere a simbolo della città contemporanea, anche per la sua collocazione esterna, nell’intimità
della città.
Dopo la tragica rottura del calice, Mascia ha intenzionalmente voluto strumentalizzare politicamente il lavoro sfortunato
dell’Architetto giapponese, esprimendosi con una serie di irripetibili volgarità e di becero provincialismo, che hanno abbassato il livello di dialogo necessario per prendere una decisione serena sul futuro dell’opera.
A questo punto è bene chiarire che:
1.Il calice appartiene alla città di Pescara e deve rimanere a Pescara. Il Comune ne è proprietario all’80% mentre il resto è della CARIPE.
2.Il Wine Glass è un’opera ambientale, quindi concepita per l’esterno e tale deve rimanere.
Ora le vere domande che il Comune dovrebbe porsi sono: Può l’opera essere restaurata?

Può essere ricollocata senza rischi e pericoli? Se la risposta è positiva non c’è bisogno di sistemarla lontano dalla
città.
Se la volontà è quella di inserire il calice in un contesto espositivo contemporaneo, abbiamo a Pescara luoghi straordinari e coerenti
con la finalità dell’opera come, il Museo Vittoria Colonna in pieno centro o l’ex Aurum che rappresenta un reale contenitore per opere
di avanguardia artistica.
E allora la prima operazione seria che si dovrebbe compiere è oltre a conoscere il parere dell’artista che l’ha ideata, quella
di interpellare restauratori del contemporaneo per chiarire se l’opera può tecnicamente essere recuperata e messa in sicurezza,
piuttosto che assecondare l’interesse di altri musei fuori dalla città. Infine, qualora non fosse possibile recuperare il calice rimarrebbe
aperta la strada di coinvolgere nuovamente Toyo Ito per la realizzazione di una nuova opera, così anche l’artista giapponese
avrebbe tutto l’interesse a sgombrare il campo dalle volgari illazioni rivolte alle sue capacità artistiche.

La Consigliera
Paola Marchegiani

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