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Morta la giovane roverella piantata nel parco Di Cocco, il Conalpa: "Lasciato all'abbandono il piccolo albero"

L'associazione ambientalista denuncia anche come sul terreno dell'area verde di Pescara dove c'era l'albero siano stati messi dei gazebo

«La giovane roverella, mascotte del Parco Di Cocco è morta. Il piccolo albero piantato a novembre è stato lasciato all'abbandono, ora è schiacciato dai gazebo».
È quanto denuncia la sezione di Pescara del Conalpa che prosegue nell'opera di segnalazione delle criticità nella gestione dei giovani alberi piantati in città.

Per l'associazione ambientalista è «decisamente assurda la fine della piccola roverella piantata dai bambini nel parco Di Cocco lo scorso novembre».

«La roverella simbolo di rinascita, mascotte del parco Di Cocco, è morta dimenticata da tutti uccisa dai gazebo», commenta delusa l'associazione.

«Era il 22 novembre 2021 quando la giovane pianta è stata messa a dimora nel parco», ricorda il Conalpa, «alla presenza del vicesindaco Santilli (assessore ai Parchi e Verde Pubblico), dei carabinieri forestali e degli studenti della scuola media Antonelli. Tutto questo non solo in occasione dell'annuale festa dell'albero, ma anche per far aderire la città di Pescara all'iniziativa del ministero della Transizione Ecologica denominata "Un albero per il futuro». 

Poi l'associazione aggiunge: «Avevano parlato di "bella piantina che proteggeremo", "albero che donerà ossigeno e ombra", "pianta georeferenziata inserita nel sito del ministero" per un "bosco diffuso". Tanti i buoni propositi e le parole spese in una intervista ma il minuscolo albero da quel giorno è stato abbandonato a sé stesso, senza alcuna indicazione e protezione, in un prato dove i bambini giocano a pallone, dove i cani scavano, dove chiunque lo ha calpestato. Nonostante tutte le difficoltà il piccolo albero, seppur malconcio, sembrava avercela fatta. A maggio del 2022 lo abbiamo dissepolto da un mucchio di terra e sassi, cercando di mettergli attorno gli stessi come aiuola, almeno per far notare a vari passanti che lì c'era una pianta che non doveva essere ulteriormente maltrattata. Ci eravamo ripromessi di passare in questi giorni per dare un po' d'acqua al giovane albero che però non si trova più, non perché sia riuscito finalmente a scappare da questa tortura, ma perché è ormai schiacciato e morto sotto il peso dei gazebo montati proprio su quel fazzoletto di terra. Ecco la fine di un essere vivente usato come un "pezzo di legno" e sacrificato per scopo di inutile propaganda. Se la cura del verde è questa, non abbiamo futuro», conclude l'associazione.

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