In scena all'auditorium Giovanni Paolo II "Arcunt", quando d'Annunzio salvò la vita di Cascella
Venerdì 24 febbraio al teatro Giovanni Paolo II, all’interno della rassegna “S.E.I. a Teatro ”, andrà in scena “Arcunt”, lo spettacolo che celebra due grandi artisti abruzzesi. Dopo l’entusiasmante accoglienza di “Se questa è un’infanzia” sulla vicenda di Liliana Segre, che ha raccolto oltre 1.500 spettatori nelle repliche previste sia per i ragazzi delle scuole superiori sia per il pubblico serale, prosegue con la messa in scena dello spettacolo “Arcunt” per la regia di Milo Vallone, la prima edizione della rassegna “S.e.i. a Teatro”, Storie e Ideali a Teatro.
Lo spettacolo, che ha debuttato in anteprima nazionale lo scorso 6 settembre nel cartellone del Festival della Rivoluzione di Pescara, è una coproduzione tra il Fiume e la Memoria e il Teatro Stabile Abruzzese e l’evento è organizzato in collaborazione con l’assessorato alla cultura del Comune di Pescara. "È una produzione di straordinario rilievo culturale – dichiara l’assessore alla cultura del Comune di Pescara Maria Rita Carota - quella che Milo Vallone porta in scena, nella doppia veste di attore e regista, con lo spettacolo “Arcunt” in cui svela i retroscena della vicenda occorsa a Tommaso Cascella sul fronte francese durante la prima guerra mondiale, della sua cattura perché ritenuto una spia e dell’intervento salvifico di Gabriele d’Annunzio.
Fu lo stesso Cascella a raccontarlo, ma ciò che è importante sottolineare è l’importanza di questa operazione di riscoperta che viene portata avanti e che rende il teatro un grande strumento di divulgazione aperto a tutte le età. Come assessorato alla Cultura abbiamo sostenuto con forza questa iniziativa e la rassegna “Sei a Teatro”, che in questo evento artistico – conclude l’assessore - utilizza il binomio comunicativo del teatro e del cinema con effetti sorprendenti". Dopo le repliche mattutine previste per le scolaresche di Pescara con spettacoli alle ore 9.15 e alle 11.15, l’appuntamento è dunque per venerdì 24 febbraio alle ore 21. Ingresso libero. Per informazioni: 085/4549249 - 348/7127076 – info@tamtamcom.com – Tel. e Fax 085/4549249 – cellulare 348/7127076.
Sinossi
Inverno 1914, la “Grande Guerra” è iniziata da pochi mesi e le truppe tedesche avanzano in direzione occidentale verso la Francia. Sul fronte francese un giovane Tommaso Cascella (Ortona 1890 – Pescara 1968) è intento a riprendere le scene di guerra con i suoi disegni. Si trova lì in qualità di inviato per la rivista del padre Basilio: “La grande illustrazione”. Con i tedeschi che marciano in direzione di Parigi, nella concitazione delle operazioni di combattimento, dei soldati francesi scambiano Tommaso per una spia ritenendo contraffatti i suoi documenti. Cascella viene portato in prigione dove è costretto a vivere in condizioni terribili e dove tra mille stenti perde rapidamente la speranza di uscire vivo da quell’inferno.
Grazie all’aiuto di un soldato transalpino di origini italiane, riesce tuttavia a far inviare un messaggio a Gabriele D’Annunzio che in quel periodo si trova proprio a Parigi. Passano altri lunghissimi giorni, fino a quando all’alba del 27 dicembre la sorte sembra non essergli più avversa e, scortato dai soldati francesi riesce ad incontrare D’Annunzio che, per il giovane Cascella rappresenta Pescara, l’Abruzzo, la salvezza. Dopo una iniziale esitazione, osservando il malridotto compaesano, il Vate tutto d’un tratto esclama rivolto ai francesi: “Cosa avete fatto a questo ragazzo?”. Lo stringe a sé in un caloroso abbraccio e si rivolge a lui in pescarese: “Tomma’! Che t’hanne fatte? Arcunt, arcunt a me!”.
D’Annunzio quindi scrive al generale francese Joseph Simon Gallieni circa l’identità del giovane che di lì a qualche giorno potrà finalmente ripartire per l’Italia. “Con Gabriele d’Annunzio a Parigi nel 1914” è il racconto che Tommaso Cascella pubblicò negli anni '60 del secolo scorso, ricordando una sua incredibile disavventura sul fronte francese, durante la prima guerra mondiale e che vide grazie all’intervento di Gabriele d’Annunzio (in quegli anni in Francia), il suo lieto fine.