Piotr Hanzelewicz espone "Con cura" al 16 Civico
Lo spazio 16 Civico presenta la mostra personale di Piotr Hanzelewicz, “Con cura”, a cura di Silvia Moretta, che sarà inaugurata sabato 14 ottobre alle ore 18:30. La mostra, organizzata in collaborazione con l'associazione culturale OPUS, in occasione della Giornata del Contemporaneo, indetta da AMACI il 14 ottobre, sarà visitabile fino al 4 novembre.
La mostra nel dettaglio
La mostra, significativa anche per l’imminente addio del conio delle monete da 1 centesimo di euro, dichiarato dal nostro Governo, materia e pretesto materiale per la riflessione dell’artista, prende ispirazione, per il titolo, dal film “Scacco mortale” (1992), in cui si rivelano le tre regole d’oro per giocare a scacchi: “Con cura, con cura, con cura”. Una reiterazione che permette di meditare come un mantra, amplifica un unico significativo concetto, quello dell’avere cura, del mettere cura alle cose, attenzione, premura, sollecitudine. Le tre regole si condensano in un unico concetto, che però si apre a molteplici significati e valori.
È una definizione tanto chiara e aperta, come il termine “cosa”, molto caro all’artista, restio a dare il nome alle “cose”, ad utilizzare parole e parole che, nel permettere di definire la realtà, la costringono in definizioni rigide e assolute, determinandone e delimitandone anche valutazioni morali. Il cuore della più recente riflessione artistica di P.H. è il centesimo, l’inganno di una moneta il cui nome nasce dal nome di una Federazione di Stati che legittimano il proprio esistere territoriale dando il nome alla propria valuta, fioriera di paradossi, la cui più piccola moneta costa più di quanto vale (vale 0,01 centesimi di euro, costa, per coniarla, 4,24 centesimi).
La riflessione sul denaro
Con l’euro si è dato di fatto vita ad una nuova storia: la moneta non porta più con sé il concetto di misura e di peso del servizio o del bene (lira, da libra; pound da pondus; sterlina, da "pound of sterling silver"), ma segna il passaggio al dominio della finanza e del mercato virtuale: è l’astrazione di un’astrazione, fondata su un pensiero convenzionale.
La riflessione sul denaro, e l’assimilazione della laboriosità umana e del suo fare artistico, con la società delle api, consente a P.H. di fare una precisa scelta di campo, prendendo le distanze dalla spietatezza delle api, che eliminano l’errore, uccidendo i droni o cacciando i pochi superstiti dall’accoppiamento all’arrivo del freddo, per non sprecare le riserve di miele. Un sistema spietato dell’eliminazione dell’errore o dell’essere considerato superfluo che ricorda il pretesto dell’eugenetica negli stermini attuati dai regimi.
La cura con cui l'artista si accosta al suo meticoloso lavoro non si identifica nell’impossessarsi di un atteggiamento scientifico, e accoglie l’errore: nel tentativo dell’esattezza alloggia il limite dell’incognita e dell’inesattezza. Nella realizzazione delle griglie esagonali, dei cerchi dei centesimi “in assenza”, dei quadratini di carta tagliati e ridisegnati e incollati, l’atteggiamento dell’artista è pari all’accettazione della trasformazione della vita, della sua inclinazione naturale al cambiamento, alla rigenerazione cellulare, al deperimento.
La trasformazione della materia si attua nella lenta alterazione cui sono sottoposti i centesimi, corrotti con acqua aceto e sale, la cui trasformazione sfugge al dominio del fare artistico. Il sistema visivo creato da Piotr è solo in apparenza quieto: calibrato, certo, ma nel profondo c’è qualcosa che lo anima sovversivamente: rigoli di metallo e colorazioni sonanti o cupe, millimetriche accidentali sottrazioni o addizioni all’interno delle griglie, in un germinare, quasi un brulicare di forme e di rapporti, di assenze e sottrazioni.
Pura, cristallina, è la scultura “Ignoto”, in vetro e stagno brunito. Incontrarla è come tornare alla “terra promessa”, ad un ambiente vergineo, andare al di là del contingente, dei traumi e dei paradossi in cui ogni pensiero critico sulla storia e sui fatti umani è costretto ad incappare. Una scultura che nasce dall’incisione di Dürer, “Melancholia I” (1514), dove il solido è una pietra simbolo della terra, della materia prima, ancora allo stato grezzo, ancora incorruttibile.
Informazioni: 3402537653, 16civico@gmail.com.