Giuliana Vittoria Fantuz presenta “Il Peccato di maggio” al porto turistico
Sabato 14 ottobre, presso il polo espositivo della Camera di Commercio di Pescara, sarà presentato il nuovo libro di Giuliana Vittoria Fantuz dal titolo “Il Peccato di maggio, Maria Hardouin di Gallese e Gabriele d’Annunzio”. Il libro racconta, per la prima volta, la lunga storia d’amore dei coniugi d’Annunzio e contiene moltissimi dei messaggi (inediti) che si scambiarono nei 55 anni del loro matrimonio.
Al convegno 'Maria Hardouin di Gallese e Gabriele d'Annunzio. Storia di un matrimonio', organizzato dalla Pro Loco di Gallese insieme alla Pro Loco di Pescara, interverranno:
- dott. Gabriele Campioni, direttore Eventi Culturali del Museo Marco Scacchi di Gallese
- dott. Franco Di Tizio, direttore della collana "Biblioteca Dannunziana" per Ianieri Edizioni
- dott. Antonello De Berardinis, direttore dell'Archivio di Stato di Chieti
- dott. Fernando Bellafante, genealogista e scrittore, autore del libro "I D'Annunzio. Origini e storia" (Menabò Edizioni, 2016).
La duchessa romana Maria Hardouin di Gallese, dopo essere stata la musa di Gabriele d’Annunzio, moglie e madre dei suoi tre figli, fu l’unica donna che riuscì a stargli accanto per tutta la vita, portando sempre con grande dignità il nome del celebre marito. Ma mentre di lui sappiamo tutto, di lei nulla. Quando i due s’incontrano, nel 1883, lei è la duchessina ricchissima e viziata che vive nel palazzo Altemps di Roma, ora sede del Museo Romano; lui, un giovane giornalista spiantato e incline a ogni tipo di scandalo. Durante una passeggiata in un parco, lei rimane incinta del loro primo figlio; lui ne ricava il poemetto Il peccato di maggio in cui descrive il fatto.
Dopo il matrimonio segreto (luglio 1883), lei è diseredata dal duca-padre ed esiliata per sempre dall’aristocratico e sontuoso ambiente di nascita. Solo per amore, Maria sopporta tutto in silenzio e senza mai recriminare, perfino gli abbandoni, i tradimenti e l’indifferenza di Gabriele. E sempre lo difende da chi lo diffama. Sola al mondo a vent’anni, con tre bambini piccoli, affronta un’esistenza penosa per allevare le sue creature. Nei primi anni del Novecento, per avere qualcosa dal padre, vuole divorziare (in Svizzera), ma rinuncia su richiesta di d’Annunzio. In quegli anni, è affascinata da Antonio de La Gandara, celebre pittore francese che fa di lei dei bellissimi ritratti. Il destino, però, vuol tenere Maria e Gabriele insieme per sempre. E per tutta la sua lunga vita (muore nel 1954 al Vittoriale degli Italiani, dove è sepolta), lei continua senza vergogna e senza superbia a farsi chiamare Maria d’Annunzio.
Negli ultimi decenni di vita, il vate si fida quasi solo della moglie: al Vittoriale, appronta per lei Villa Mirabella (Maria bella) e le affida l’arredamento del suo mausoleo sul Garda. Quando riceve il titolo di principe di Montenevoso, le chiede di tornare a vivere con lui.
Ma quanti sanno chi era? Quanti conoscono la “favola bella” dell’unica moglie del poeta-soldato? È certo che non si può comprendere appieno Gabriele d’Annunzio, sia come uomo che come artista, se non si conosce la vita di Maria Hardouin di Gallese.