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Economia

Legge regionale per i nuovi centri commerciali, le associazioni dei commercianti sul piede di guerra

Casartigiani, Cna, Confartigianato, Confcommercio, Confesercenti, Confindustria, Upa Claai protestano per la proposta di legge che permette la realizzazione di centri commerciali nelle aree industriali dismesse

No alla legge regionale che prevede la possibilità di realizzare aree e centri commerciali nelle ex aree industriali in Abruzzo. Sul piede di guerra le associazioni di categoria Casartigiani, Cna, Confartigianato, Confcommercio, Confesercenti, Confindustria, Upa Claai che protestano contro la proposta di legge che rischia, secondo i commercianti, di dare la spallata finale alle piccole attività dei centri cittadini, già in grave difficoltà per la presenza eccessiva di centri commerciali sul territorio.

La proposta di legge regionale sarebbe una grave minaccia che aggraverebbe, paradossalmente, anche la situazione della sostenibilità di migliaia di posti di lavoro nei centri commerciali dove sono già avvenute decine di chiusure di negozi e riduzione del personale proprio per l'eccessiva presenza di aree commerciali in periferia.

I risvolti per le attività economiche indipendenti del commercio, dell’artigianato e dei servizi sarebbero devastanti: le ex aree industriali oggi in alcuni agglomerati sono parte integrante del tessuto urbano, immediatamente vicine a quei quartieri semicentrali e periferici dove negli anni della crisi hanno retto migliaia di negozi di prossimità e servizi di quartiere. Questi, ora, sarebbero le prime vittime.

Questa proposta si inserisce, purtroppo, in una serie di costanti picconaggi del Testo Unico del Commercio (Legge 23/2018) ad uso e consumo di pochi gruppi organizzati ed a discapito della maggioranza degli operatori, che dopo tre lunghi anni di lavoro in Assessorato ed in Consiglio Regionale ha un nuovo Testo Unico, votato sia dell'allora maggioranza che dell'allora opposizione di centrodestra.

Secondo le associazioni, per le aree industriali dismesse esistono già alternative di sviluppo, come la creazione di Zes per le start up e pmi evitando modelli obsoleti annunciando battaglia contro le istituzioni locali che vorranno proporre l'approvazione di questa nuova legge.

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