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Artigianato in Abruzzo, dati drammatici per il 2013: "Sparite 762 imprese"

Cancellate in un sol colpo 762 imprese artigiane, cioè quasi il numero totale (825) dell'intero 2012. E' un bollettino di guerra quello che la Cna abruzzese, con uno studio di Aldo Ronci su dati di Infocamere, delinea per i primi tre mesi dell'anno

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di IlPescara

Cancellate in un sol colpo 762 imprese artigiane, cioè quasi il numero totale (825) dell'intero 2012. E' un bollettino di guerra quello che la Cna abruzzese, con uno studio di Aldo Ronci su dati di Infocamere, delinea per i primi tre mesi dell'anno sul fronte della micro-impresa: perché la flessione registrata dall'artigianato abruzzese, tra gennaio e marzo, presenta davvero caratteri “epocali”: peggior risultato tra le regioni italiane, peggiore da 14 anni a questa parte, cancellazioni più che doppie rispetto alle iscrizioni.
«E' vero - premette il curatore della ricerca - che nel primo trimestre di ogni anno il decremento sia un dato costante, perché le cessazioni di fine anno vengono registrate all’inizio del successivo, ma nonostante ciò la flessione dell'artigianato abruzzese nel primo trimestre del 2013 è veramente pesantissima, direi perfino esponenziale». Numeri alla mano, aggiunge, «il decremento percentuale delle nuove imprese artigiane è stato del 2,17%: un valore superiore del 50% rispetto a quello medio italiano (-1,47%) che vale addirittura l’ultimo posto della graduatoria nazionale.

Per usare un termine di paragone, nel 2010 il decremento fu di 170 aziende, mentre ora si attesta a 762, frutto della
differenza tra il numero enorme di cancellazioni (1.456) e le esigue nuove iscrizioni (694)».
In questo contesto, male - e non poteva essere altrimenti - tutte e quattro le province abruzzesi, con Teramo Chieti e L’Aquila che decrescono più vistosamente (rispettivamente di 224; 222; 170 unità), e Pescara più lievemente: -146. E male, di conseguenza, tutte le attività economiche: dalle imprese di costruzioni, letteralmente “demolite” (-430 nella regione, con il -111 della provincia aquilana
che appare incredibile in un territorio martoriato dal terremoto e tuttora oggetto di una mancata ricostruzione) all’industria (-157); dai servizi (-122) alle riparazioni di auto e apparecchi per la casa (- 52), fino all’agricoltura (-19).
«Da tempo sottolineiamo come le tre grandi emergenze abruzzesi, ovvero credito alle imprese, abbattimento della pressione fiscale e ricostruzione dell'Aquila - commenta il presidente regionale della Cna, Italo Lupo - non abbiano ancora trovato risposte credibili. Tutto ciò si riflette soprattutto sul mondo delle micro-imprese, che rappresentano il punto debole del nostro sistema economico, dopo essere state per anni la spina dorsale dell'economia regionale, ma oggi davvero allo stremo, per l'effetto combinato della crisi generale e delle irrisolte emergenze del nostro territorio».

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