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Cultura

Turismo, storia e tradizioni: le riflessioni di Licio Di Biase sull'Abruzzo

L'ex presidente del consiglio comunale Licio Di Biase ci ha inviato una serie di riflessioni riguardanti il turismo, il patrimonio culturale e storico e le strategie da attuare nel futuro per rilanciare l'Abruzzo

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di IlPescara

Si fa un gran parlare dello sviluppo turistico della nostra regione. Tante sono le proposte, tante le idee, ma si continua a vendere un prodotto che non si conosce fino in fondo, cercando di valorizzare solo ciò che banalmente si riesce a percepire.

Ma il discorso che ruota intorno a questo settore coinvolge una pluralità di circostanze, opportunità e sensibilità. Iniziamo da una novità interessante: la delega ai beni culturali. Il Presidente Luciano D’Alfonso, per la prima volta nella storia della Regione, ha dato seguito a quanto previsto nella Costituzione all’art. 117, in cui si legge: “Sono materie di legislazione concorrente quelle relative a: valorizzazione dei Beni Culturali e ambientali e promozione e organizzazione di attività culturali” e cioè la divisione tra “beni culturali” e “attività culturali”. La stessa cosa è avvenuta al Comune di Pescara. Comunque, siamo di fronte ad un primo atto significativo, e cioè alla percezione del valore dei “beni culturali”. Però, la Regione dovrà investire su questo settore attraverso una politica di grande attenzione e di grande respiro acquisendo la “conoscenza”, operando (dove ve ne fosse bisogno) il “recupero”, garantendo la “tutela”, ma operando per la “valorizzazione”. Altro elemento di novità è il dialogo.

La Regione, infatti, intende avviare con le realtà vive dell’Abruzzo che sono, come ama dire D’Alfonso, portatori di interessi un confronto continuo e duraturo. E’ già accaduto con il turismo, con la creazione del Consiglio Regionale del Turismo e sta accadendo ora con la cultura. E dovrà accadere per i Beni Culturali con l’articolazione di un tavolo di concertazione coinvolgendo le competenze istituzionali abruzzesi.

Quindi è opportuno soffermarsi su questo comparto, veicolo importante per il futuro della Regione. E bene ha fatto la Giunta Regionale ad articolare, nella riorganizzazione dell’Ente, il Dipartimento “Mobilità, Turismo e Cultura”; infatti intorno a questa rete potranno nascere le future opportunità di una regione che non può più scommettere per il proprio futuro su un processo di nuova industrializzazione in quanto, anche con la forsennata azione di infrastrutturazione che D’Alfonso attuerà, difficilmente l’Abruzzo potrà tornare a vivere la stagione del “miracolo economico-industriale”, soprattutto perché sono cambiate le stagioni economiche e le regole. Bene, preso atto che occorrerà adoperarsi in tutti i modi per perdere il meno possibile il patrimonio industriale che abbiamo, è evidente che bisogna puntare su altri comparti e quindi sulla valorizzazione dei beni culturali, sulla razionalizzazione delle attività culturali, sulla tutela “equilibrata” e non eccessivamente sclerotizzante dell’ambiente, tutto questo in chiave turistica. E il patrimonio eno-gastronomico? Occorre farne un Bene Culturale!

Intorno a questo comparto ci deve essere un’azione di forte coraggio innovativo, bisognerà “inventarsi” l’inserimento del nostro patrimonio eno-gastronomico, fatto di tipicità e biodiversità, tra i “beni culturali”. Questo deve diventare un elemento che potrebbe caratterizzare e rendere unico nel panorama internazionale la nostra “agricoltura di nicchia”, da proteggere, tutelare e valorizzare, come se fosse una chiesa medievale, quindi un “bene culturale”. Una proposta eccessiva? Certo, ma deve essere una nostra sfida. Però, se facciamo i prodotti tipici non possiamo, ad esempio, fare gli arrosticini con pecore provenienti da allevamenti di altri Paesi stranieri. Mi raccontava un anziano signore di S. Eufemia che negli anni ’40, ’50 c’era la gara tra gli allevatori di mucche di S. Eufemia a Majella e di Roccacaramanico, i primi pascolavano sulla Majella e i secondi sul Morrone e la disputa scaturiva dalla diversità del prodotto finale, sia latte che carne, perché differenti erano le erbe dei diversi ambienti in cui si pascolava. Ecco, quello è il momento di inizio della nostra tipicità e della nostra biodiversità. Il patrimonio storico, culturale, artistico, architettonico, naturalistico ed enogastronomico di grande rilevanza: questa dunque la scommessa. Le “attività culturali”, motore dello sviluppo. Poche risorse. Ci sono nella nostra Regione Enti pubblici, privati e una miriade di associazioni che si “danno da fare” per fare cultura. La proposta è indirizzata soprattutto alla comunità locale con l’obiettivo sociale della sua crescita culturale, per incrementare la conoscenza. Ma questa regione ha anche una ricchezza di iniziative e manifestazioni culturali di grande contenuto che stentano però a diventare eventi, restando relegati nell’ambito del nostro territorio, pur avendo contenuti e ricchezze emotive di grande impatto. Ma restano lì. Al mondo culturale, alla bellezza che ci circonda va posta grande attenzione come ricordò Papa Paolo VI che a proposito della Cultura ebbe a dire: “Questo mondo nel quale viviamo ha bisogno di bellezza per non cadere nella disperazione.

La bellezza mette la gioia nel cuore degli uomini ed è un frutto che resiste al logorio del tempo, che unisce le generazioni e le fa comunicare nell’ammirazione. E questo grazie alle vostre mani, o Artisti, che siete innamorati della bellezza e che per essa lavorate: poeti, uomini di lettere, pittori, scultori, architetti, musicisti, gente di teatro e di cinema… Ricordate che siete guardiani della bellezza nel mondo”. Parliamo ora dei contributi. Quelli dati a iosa. E’ difficile ipotizzare oggi che si possa continuare con la lunga tradizione di contributi dati non solo a pioggia, ma tesi a garantire rendite di posizione con risorse a volte “sperperate” piuttosto che “usate”. La polverizzazione delle risorse è inefficace. Occorre avviarsi verso una nuova stagione dell’utilizzo delle risorse per le attività culturali, prevedendo un’unica legge regionale organica al comparto delle attività culturali (musica, teatro, danza, ecc..). Questa innovazione segue necessariamente la nuova stagione di carenza sempre più evidente di risorse con la fine del ruolo delle Province in campo culturale, con le crisi finanziarie dei Comuni, con l’incapacità di intercettare altre risorse (statali ed europee) e questa triste situazione rende ancor più pressante la necessità di rivedere questa pluralità di leggi regionali, che oggi sono una decina, che regolano le risorse per le attività culturali. La necessità di razionalizzazione scaturisce anche dalla nuova normativa ministeriale che regolerà dal 1 gennaio 2015 l’intero settore dello Spettacolo, in cui il Ministero agevolerà le iniziative nate dall’unione di più realtà operanti sullo stesso territorio. Però, OGGI le cose non vanno. Ci sono settori dell’Amministrazione Regionale che stanno abusando di ruoli e funzioni a scapito delle realtà culturali della costa. La reazione non tarderà a venire. Teatro Stabile abruzzese! In questo contesto va ricordato il TSA, Teatro Stabile abruzzese. Una realtà in caduta libera, senza voler attribuire responsabilità alla dirigenza culturale. Ma non è possibile proseguire a fornire risorse ad una realtà che non riesce ad incidere nel contesto regionale e ad entrare in un ambito nazionale ed internazionale. Rimane una realtà relegata a L’Aquila. O si chiude o si svolta. Altrimenti è una continua dispersione di risorse e occorrono guide ed energie in grado di determinare la svolta anche di carattere territoriale.

E mi dispiace perché fui io quale consigliere provinciale ad iniziare una collaborazione tra il Tsa e le realtà costiere, con risorse provenienti, oltre che dalla Provincia di Pescara, anche dalle altre province. La Film Commission? Nacque anche questa da un’iniziativa tra me, a quel tempo assessore alla cultura del Comune di Pescara e l’assessore alla cultura della Provincia di allora. Ci fu un protocollo d’intesa per avviare la procedura, però poi fu tutto rinchiuso in un “grigio locale” aquilano mentre il nostro territorio perde le occasioni di intercettare gli interessi e le opportunità. Un turismo diverso E mentre continuiamo a perdere risorse ed opportunità, continuiamo a vendere “il mare che dista un’ora dalla montagna”. Ed in questi anni, per cercare di arricchire il messaggio, abbiamo messo un po’ di lupi, ci siamo riempiti la bocca della “regione verde d’Europa”. Ecco, il turismo abruzzese è tutto racchiuso in questi concetti. Ma perché i turisti dovrebbero venire al mare nella nostra costa di fronte  a proposte, ad ambienti, a luoghi  piu’ accattivanti? Esempio chiaro, la costa romagnola? E noi continuiamo a dire ai turisti (non abbiamo ancora capito a quali turisti ci rivolgiamo) di venire al mare in Abruzzo perché ad un’ora di macchina c’è la montagna. E tutto il resto? I lunghi sentieri del Gran Sasso e della Majella, le bellezze architettoniche degli innumerevoli borghi medievali, senza parlare degli eremi celestini e poi tutto il grande fascino di un ambiente ancora sano e ben conservato. Dare valore alla “Regione più Verde d’Europa”, ripensando il modello turistico in voga, deve essere il chiaro nuovo obbiettivo di una regione che non può piu’ fare affidamento sul sistema economico sviluppatosi negli anni ’70 e che vedeva nell’industria l’elemento trainante dell’economia regionale.

La globalizzazione con la conseguente crisi dell’industria pone seri interrogativi sul nostro futuro. E allora, guardiamoci intorno e ci accorgeremo che dobbiamo credere e investire sempre di piu’ nella risorsa territorio e che non abbiamo da valorizzare solo il mare ad un’ora dalla montagna, ma tutto un mondo che conserva ancora intatta tutta la sua storicità. Una regione con tanti piccoli centri collinari e montani ricchi di storia, tradizioni, cultura quasi sempre di origine medievale. Una regione che oserei definire terra di eremi, torri, borghi e campanili Gli eremi: patrimonio unico e di un indescrivibile fascino e su cui tutta la Regione dovrebbe concentrare la propria attenzione per sostenere l’iniziativa in atto di richiedere all’Unesco il loro riconoscimento come patrimonio dell’umanità. L’iniziativa è del Parco della Majella e dell’Associazione Roccacaramanico e sono coinvolti le Diocesi di Chieti e Sulmona, le tre Province ed altri enti. Gli eremi celestini stanno lì da sei-sette secoli e sono strutture ricavate nella roccia, immerse in un mondo incontaminato ed incantato. E questa regione continua a pensare “solo” alla sedia a sdraio e all’ombrellone, tentando di affascinate così il turista! Le torri: residui del processo di parcellizzazione del territorio nel lungo millennio medievale ed il patrimonio è lì, aspetta solo recupero e valorizzazione, ma dopo un processo di acquisizione della consapevolezza di questo grande ed inestimabile patrimonio. I borghi: insieme alle torri sono la testimonianza di un territorio che, anche se attraverso grandi contraddizioni, è riuscito a mantenere la propria fisionomia. E oggi questi borghi sono i veri elementi di attrazione turistica di stranieri e non la costa. Infatti, gli stranieri non vengono al mare nella costa abruzzese, ma vengono per acquistare case dal sapore di cose antiche.

E’ sufficiente vedere i centro storici di tutti i nostri paesi in cui, spontaneamente e senza le sollecitazioni delle istituzioni, inglesi, tedeschi, russi, danesi, scandivano, ecc…hanno acquistato abitazioni dal sapore delle cose antiche. Nella sola Provincia di Pescara sono circa 400. I campanili: forse neppure ci rendiamo conto di quale patrimonio storico-culturale riempie quell’ora di macchina che conduce dalla costa alla montagna. I campanili stanno lì a disegnare il nostro territorio e a caratterizzate un paesaggio urbano che testimonia la millenaria storia vissuta da un mondo che è riuscito a conservare intergo il proprio ambiente. E, soprattutto, sono testimonianze di un passato che viviamo, in quanto nella maggior parte di queste millenarie chiese si svolgono ancorale funzioni e come ha sottolineato Umberto Eco, sono la testimonianza di un mondo che continua a vivere tra di noi. Ecco, occorre un turismo fatto di conoscenza e quindi di consapevolezza, di recupero e tutela e poi di grande valorizzazione. E questo patrimonio è preso d’assalto dagli stranieri che vengono dalle nostre parti ad acquistare abitazioni per vivere “la tranquillità, la genuinità, l’armonia e la bellezza” delle nostre aree interne. " È vero, principe, che una volta avete detto che il mondo sarà salvato dalla bellezza?", scrisse F. M. Dostoevski nella sua opera L'Idiota. E allora forse occorre modificare il messaggio. Non piu’ la centralità della spiaggia, del turismo balneare ma del mondo affascinante e fascinoso rappresentato dalle aree interne. Giusto per fare due conti: ma vale di piu’ il turista che a fatica portiamo al mare nella costa abruzzese oppure quello che acquista con grande spontaneità casa in un borgo e quindi frequenta piu’ volte l’anno i nostri luoghi?

E poi, magari, va al mare nella nostra costa? Forse bisogna tornare a ciò che disse Gabriele d’Annunzio nel suo comizio del 22 agosto 1897 durante la sua campagna elettorale in cui fu eletto deputato, e che è ricordato come “Il discorso della siepe”: “Tale è la verità, che io sono fiero e lieto di enunciare oggi al cospetto d’un popolo, pur contro la derisione dei beoti: - La fortuna d’Italia è inseparabile dalle sorti della Bellezza, cui ella è madre. Tale è la verità sovrana che noi miriamo, come l’imminente sole di quella divina e remota patria ideale dove peregrinò Dante. Che hanno mai fatto della bellezza, dell’arte, della dottrina, d’ogni più ricco tesoro, d’ogni più nobile ornamento dello spirito italico gli uomini partecipi del governo, in tre decenni? Per quali modi hanno essi difeso, per quali modi hanno essi cercato di accrescere il patrimonio della grande coltura latina che innumerevoli generazioni di artisti e di sapienti ci tramandarono come la meravigliosa testimonianza del privilegio; onde la natura fece insigne il nostro sangue?”. “Vieni a vivere la tranquillità dei nostri borghi medievali”. Ecco lo slogan del futuro Questa idea della valorizzazione del territorio abruzzese è presente nell’obiettivo che l’Associazione Roccacaramanico si è posta per tre anni con l’organizzazione dell’evento “Roccacaramanico festival – la notte bianca del borgo medioevale di Roccacaramanico” (direttore artistico Enrico Vaime) che è stato proposto nella notte tra l’11 e il 12 agosto del 2011, 2012 e 2013. Un’occasione per ricordare che l’Abruzzo è una terra ricca sotto ogni punto di vista, ma soprattutto un modo per aiutare ad acquisire la consapevolezza e la presa di coscienza che l’Abruzzo è una regione Medievale piena di storia, l’Abruzzo è un mondo ricco di Torri, Eremi, Borghi e Campanili e di prodotti genuini con la tranquillità e l’aria salubre delle nostre colline. E lì, a due passi, ci stanno il mare e la montagna. Ma anche la recente notte bianca dell’Aurum della Pineta di Pescara dal titolo “dal tramonto all’…Aurum” deve essere intesa come un tentativo di stimolare interessi e curiosità per il nostro territorio.

I concerti o gli spettacoli teatrali si fanno in tutto il mondo, certi eventi si possono fare solo da noi. E il successo incredibile di critica e pubblica ha testimoniato la validità di questo mix. E qui voglio ricordare queste parole dette da Gabriele d’Annunzio nel comizio tenuto a Miglianico, nell’agosto 1897: “I popoli forti e felici sono quelli che non disperdono l’essenza ereditaria della loro stirpe ma la conservano gelosamente e ne impregnano ogni opera loro”. E’ evidente che tutto si può realizzare, occorrono certamente le capacità del “fare”, ma se la struttura burocratico-amministrativa continuerà a galleggiare sugli entusiasmi borbonici, questi resteranno solo buoni propositi e belle idee, soprattutto se i dirigenti dovessero continuare a giocare a nascondino. Confidiamo nella nuova Dirigenza.

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