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Cultura

Santino Spinelli incontra gli studenti dell'alberghiero per parlare del genocidio di rom e sinti

Il professore sarà ospite al De Cecco nella mattinata del prossimo 4 ottobre, nell'ambito del progetto europeo Regard, per un incontro sul "Samudaripen"

Nell'ambito della manifestazione "Amico Rom", la mattina del 4 ottobre il professor Santino Spinelli tornerà all'istituto alberghiero De Cecco per un incontro con gli studenti, nell'ambito del progetto europeo Regard, sul "Samudaripen" (genocidio nazifascista dei Rom e Sinti) e sul contributo alla Resistenza in Europa da parte dei Rom e Sinti. 

"Purtroppo la storia ci consegna il dato di 500mila morti tra rom e sinti, un dato paradossalmente sottostimato – ha detto Spinelli – un genocidio iniziato con la deportazione nei campi di internamento e di sterminio. Prima di essere deportati i rom venivano anche depredati dei loro averi, fattorie, gioielli, perché esisteva una classe media di etnia rom o sinti, persone che erano perfettamente integrate nella società, era una classe attiva, inclusa, che aveva negozi e conti in banca, che venne espropriata di tutto, un patrimonio mai restituito né risarcito e infatti rom e sinti non vennero mai chiamati a Norimberga per il riconoscimento dei delitti e per accusare i propri carnefici e si preferì far scendere il silenzio su quella fetta di storia, come se quello sterminio avesse un valore inferiore rispetto alla Shoah ebraica, e invece oggi la Giornata della Memoria deve diventare veramente l’occasione per ricordare tutte le categorie sociali indistintamente colpite dallo sterminio nazifascista".

Poi Spinelli aggiunge: "Nel 1933 Hitler, quando salì al potere cavalcando l’orgoglio ferito del popolo tedesco sconfitto nel primo conflitto, aprì subito il campo di lavoro di Dachau, l’inferno: sul cancello c’era la scritta ‘Il lavoro rende liberi’, era un inganno perché in quel campo venivano deportati esseri umani destinati a lavorare sino alla morte. La popolazione rom ha subito ogni genere di atrocità a partire dalla sterilizzazione di 63mila donne rom per impedire la prosecuzione della razza, pratica proseguita sino agli anni ’70 in paesi come la Svezia, poi le leggi per impedire i matrimoni misti, la deportazione di almeno 23mila rom ad Auschwitz, le espulsioni, le torture, le sevizie, tanto che la morte per molti era una liberazione dalla sofferenza. Ancora oggi, come figlio di un Rom cittadino italiano deportato, mi chiedo quale Capo di Stato abbia avuto il coraggio di chiederci scusa, e non solo ai Rom, ma anche gli omosessuali, ai diversamente abili, a tutti coloro che hanno sofferto la Shoah".

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