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“Bellavista”, il nuovo album di Domenico Imperato

Esce oggi, 2 febbraio, per Lapilla Records/Ponderosa Records, anticipato a dicembre dal singolo “Del mondo il canto”. E' stato prodotto e arrangiato insieme al polistrumentista Francesco Arcuri

“Bellavista” è il nuovo album del cantautore spoltorese Domenico Imperato che esce oggi, 2 febbraio, per Lapilla Records/Ponderosa Records, anticipato a dicembre dal singolo “Del mondo il canto”. Prodotto e arrangiato insieme al polistrumentista Francesco Arcuri, registrato e mixato da Angelo Scogno presso Sonus-Factor, uno spazio nascosto, quasi segreto, situato nel piccolo paese abruzzese di Atessa, “Bellavista” arriva a tre anni dall’esordio di “Postura Libera” per espandere l’universo sonoro del primo album e ricostruire una nuova frontiera della canzone d’autore.

Un lavoro più completo e maturo del precedente, in cui il rock incontra il pop e l’elettronica danza insieme alla world music. “Bellavista” supera i confini ristretti del Tropicalismo in chiave mediterranea di “Postura Libera” e si apre all’infinita curiosità di Imperato, un artista che suona in modo contemporaneo ma con i piedi ben saldi alla tradizione cantautorale italiana del passato, soprattutto nell’atteggiamento di empatia che nutre nei confronti dell’umanità descritta nel nuovo album. Un calderone di personaggi ai margini, esclusi e sconfitti, osservati alla lente di ingrandimento.

Potrà sembrare strano, ma sono canzoni da ballare. Grazie allo splendido sodalizio artistico con Arcuri, che dona un respiro musicale molto ampio al disco, esplode il calore delle fanfare, delle percussioni e di tutta la straordinaria sezione ritmica, delle chitarre, dei violoncelli, del flauto. E fra afro-blues danzanti e folk allegro, fra pop scanzonato e rock a tratti duro, spunta anche la partecipazione della cantautrice Erica Mou a impreziosire ulteriormente un brano come “Al matrimonio di due nostri amici”. Perché questa tormenta esistenziale che percorre tutto l’album è raccontata con la speranza di una rinascita. 

E se l’album si apre con “Del Mondo il canto”, una preghiera danzante dal ritmo sincopato e dal testo poetico che parla dell’amor fati, cioè dell’ineluttabilità del destino, non è un caso che si chiuda con la title-track, epilogo surreale dominato dalla speranza: il Bellavista, un ristorantino nella provincia e campagna abruzzese, una piccola sala concerti, covo di cantautori, musicisti e artisti di passaggio, che diviene luogo dell’anima in una sorta di realismo magico che gli conferisce il potere di salvezza, di resistenza, di ripartenza.

Fondamentale l’apporto della band, formata da alcuni importanti musicisti abruzzesi: le batterie e quasi tutte le percussioni sono state suonate da Bruno Marcozzi, il basso elettrico e il contrabbasso da Nicola Di Camillo, i violoncelli da Flavia Massimo e le tastiere da Marco Bassi. Il lavoro di programmazione elettronica è stato realizzato da Raffaele Imperato, i flauti sono stati suonati dal Maestro Geoff Warren e gli interventi di violino e viola dal virtuoso Domenico Mancini. Il mastering è stato finalizzato da Riccardo Ricci nello studio Ultrasonic di Pescara.

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