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Cronaca

1670 messaggi inviati via Facebook a una minore con richieste hot: arrestato

Un 25enne della provincia di Chieti, non nuovo a questi comportamenti persecutori, aveva reso la vita impossibile a una ragazzina. Con il suo pc, l'arrestato aveva anche effettuato ricerche sul web di materiale pornografico cruento

La Polizia di Pescara ha arrestato un giovane della provincia di Chieti per atti persecutori finalizzati a ottenere un incontro con una ragazzina (adescamento ‘on-line’ e sostituzione di persona). Le indagini, condotte dalla Sezione “Cyber Crime” del Compartimento della Polizia Postale e delle Comunicazioni di Pescara, sono state coordinate dal Centro Nazionale per il contrasto della pedopornografia su Internet.

Il Centro, istituito presso il Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni del Ministero dell’Interno, coordina operativamente l’attività investigativa dei vari uffici territoriali della specialità, mantiene procedure di dialogo con organizzazioni mondiali per perseguire comuni strategie di contrasto ai fenomeni di rischio della Rete e aggiorna costantemente una ‘black list’ di siti con contenuti pedopornografici collocati su macchine in territorio straniero e quindi sottratte alla diretta giurisdizione dello Stato per impedirne l’accesso dall’Italia.

1670 messaggi per un vero incubo

L’operazione è stata avviata grazie alla presentazione della denuncia da parte della madre di una adolescente, che le aveva confidato che da circa tre anni era oggetto di molestie, minacce e richieste di rapporti sessuali da parte di un utente di Facebook. Gli accertamenti forensi svolti consentivano di ricostruire almeno in parte le conversazioni intercorse tra la minore e il suo stalker, documentando l’invio, da parte di quest'ultimo, di 1670 messaggi.

Dal tenore degli stessi emergevano con chiarezza continue e pressanti richieste di incontri, le minacce rivolte alla minore e la ferma volontà di quest’ultima di essere lasciata in pace, esternata senza mezzi termini. La vittima, estenuata dalle pressanti richieste di incontro, giungeva addirittura a fingere di accettare presentandosi all’appuntamento con il fidanzato e i suoi amici al fine di smascherarlo ma senza successo, in quanto il 25enne non si presentava.

La minore raccontava che le continue richieste di incontri con fini sessuali, le volgarità delle stesse e le minacce ricevute avevano ingenerato in lei uno stato di paura e di ansia, temendo soprattutto di poterlo incontrare o di essere seguita, tanto da impedirle di dormire la notte, così da convincersi a raccontare alla madre quanto stava accadendo.

Le indagini e l'individuazione dello stalker

Seguendo le risultanze delle indagini telematiche, gli investigatori del Compartimento della Polizia Postale e delle Comunicazioni di Pescara riuscivano, seppur con grandi difficoltà, a identificare lo stalker, un 25enne già indagato per molestie, minacce e adescamento on-line in altre occasioni. L’autorità giudiziaria disponeva la perquisizione dell’indagato a seguito della quale veniva sequestrato numeroso materiale informatico. L’analisi tecnico-forense di tale materiale apriva un’ombra ancora più inquietante sulla vicenda.

Emergevano infatti numerose richieste di ‘amicizia’ inoltrate dall’indagato ad altre ragazze che si presume possano essere minori e residenti nel circondario pescarese. In tal senso venivano rilevavate le ‘chat’ cristallizzate in fase di accertamenti tecnici; oltre a quelle intercorse con la ragazza che l'aveva denunciato, emergeva che l’indagato aveva avviato altre conversazioni con, presumibilmente, altre minori e dello stesso tenore.

Cercava sul web materiale pornografico cruento

Sempre a seguito degli accertamenti forensi svolti, si scopriva che in un pc in uso anche all’arrestato erano state effettuate ricerche sul web di materiale pornografico cruento. Il quadro probatorio delineato portava a indagare l’uomo per i reati di stalking (aggravato per aver usato strumenti telematici e in danno di una minore), adescamento on-line e sostituzione di persona.

Il pm della Procura Distrettuale di L’Aquila David Mancini, titolare delle indagini, ha richiesto pertanto l’applicazione della misura cautelare in carcere nei suoi confronti, misura poi disposta dal Gip Giuseppe Romano Gargarella.

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