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Cronaca Farindola

Rigopiano: l'assicurazione della Provincia nega il risarcimento danni a Matrone

La risposta shock di QBE alla richiesta di risarcimento per il superstite di Monterotondo, che in quell'inferno di ghiaccio ha perso la moglie Valentina ed è rimasto invalido: la compagnia vuole far passare una valanga prevedibile per una calamità naturale

La posizione in oggetto verrà archiviata. E senza seguito”. Vale a dire: non fatevi più sentire. E poco importa se “la posizione” in questione è quella di Giampaolo Matrone, uno dei simboli della catastrofe di Rigopiano, la più grave tragedia mai successa in Italia a causa di una valanga: 29 vittime tra dipendenti e ospiti dell'hotel travolto dalla neve.

I tecnici di Studio 3A sono rimasti esterrefatti dalla risposta ricevuta nei giorni scorsi dalla QBE, la compagnia di assicurazione della Provincia di Pescara. La società, specializzata a livello nazionale nella valutazione delle responsabilità in ogni tipologia di sinistro, a tutela dei diritti dei cittadini, assiste Matrone.

Non appena l'inchiesta della Procura di Pescara ha evidenziato le pesanti responsabilità in capo agli Enti pubblici preposti, a tutti i livelli, con il conseguente fiume di avvisi di garanzia, anche “eccellenti”, finora 24 - dalla mancata prevenzione del rischio valanghe, alla sottovalutazione dell'allarme, fino al colpevole ritardo dei soccorsi - Studio 3A li ha contattati tutti, chiedendo le coperture assicurative per ottenere un congruo risarcimento per il proprio assistito, per la figlioletta Gaia, che ha perso la mamma e si trova un papà invalido, e per gli altri familiari del pasticciere.

Un risarcimento che non è solo un diritto ma anche una necessità: Matrone deve sottoporsi a costanti e costose sedute di fisioterapia per cercare di recuperare un po' di funzionalità della mano destra, o quanto meno per non perdere quel poco che gli è rimasto, e non può più svolgere la propria attività lavorativa. I riscontri sono stati disarmanti.

L'hotel non ha neanche risposto, il Comune di Farindola, nell'occhio del ciclone per la vicenda edilizia legata all'ampliamento del resort, ha indicato la propria assicurazione, che però ha preso tempo con la solita giustificazione che il procedimento penale è ancora in corso. La stessa posizione assunta dall'ufficio legale della Regione Abruzzo, che peraltro non ha fornito il nome della propria assicurazione.

La Provincia di Pescara, che tra gli indagati vede anche il proprio Presidente, ha invece comunicato la sua compagnia assicurativa, l'inglese QBE. Peccato però che quest'ultima, dopo una lunga attesa, abbia inviato a Studio 3A una risposta scioccante, nella forma e nella sostanza.

“Non potremo dare seguito al caso denunciato - scrive QBE- in quanto l'evento non trova copertura nella polizza per la Responsabilità Civile verso Terzi sottoscritta (dalla Provincia, ndr). L'articolo 7, infatti, esclude espressamente i danni derivanti da calamità naturali”.

E conclude, tassativamente: “La posizione in oggetto verrà archiviata. Senza seguito”. Una chiusura che varrà dunque anche per i familiari di tutti gli altri morti. Parole e motivazioni sconcertanti, così come l'amara scoperta del massimale ridicolo della polizza in questione, appena sei milioni di euro, totalmente insufficiente a fare fronte ai danni immani della tragedia.

«Non si può “archiviare” in questo modo, con questo crudele burocratese, una catastrofe di tale portata e, per di più, adducendo un cavillo del contratto interpretato in modo falso e scorretto – commenta il Presidente di Studio 3A, dott. Ermes Trovò – Una valanga che era ampiamente prevista e prevedibile – quell'area era da tempo tra quelle indicate come a rischio – non si può neanche lontanamente qualificare come calamità naturale. Qui lo Stato, che a sua volta dovrà rispondere dell'operato del proprio Prefetto, deve dare un segnale chiaro alle famiglie delle vittime: non è accettabile un approccio del genere da parte delle compagnie di assicurazione non di un privato ma di enti governativi periferici, e pubblici. Su questo non transigeremo: per Studio 3A fare chiarezza su questa “tragedia di Stato” e rendere giustizia a Giampaolo, alla piccola Gaia e a tutti i suoi familiari è una missione».

Sconvolto anche Giampaolo Matrone, che in quell'inferno di ghiaccio ha perso la moglie Valentina ed è rimasto sepolto per 62 interminabili ore, uscendo vivo per miracolo ma con traumi pesantissimi: ha praticamente perduto l'uso della mano destra, senza contare i problemi alla gamba sinistra.

«Quel resort lì non ci sarebbe neanche dovuto stare, noi non ci saremmo dovuti stare: il rischio valanghe avrebbe imposto di chiuderlo d'inverno – conclude il 35enne pasticciere di Monterotondo – Avevano tutti gli elementi e i mezzi per venirci a prendere e a liberare, potevano mandarci le turbine, gli elicotteri. La verità è che ci hanno fatto fare la fine dei topi, sequestrati senza alcuna via di fuga in quell'hotel che è diventato una tomba di neve. Su Rigopiano non si può usare il termine “archiviazione”: è un'offesa per tutti gli italiani, un insulto alla memoria delle vittime e l'ennesimo schiaffo a tutti noi che siamo rimasti a piangerli. Assunzione di responsabilità, da parte di tutti coloro che hanno sbagliato: questo ci aspettiamo».

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