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Cronaca Piazza Salotto

Manifestazione degli assistenti all'autonomia e alla comunicazione: "Siamo figli di un Dio minore" [FOTO]

I precari della scuola protestano in piazza Salotto con un flash mob chiedendo l'inserimento sotto il ministero dell'istruzione e del merito

Per descriversi usano una frase emblematica: "Siamo tutti figli di un Dio minore". Sono gli assistenti all'autonomia e alla comunicazione, che oggi pomeriggio hanno tenuto un flash mob in piazza Salotto per protestare contro la loro condizione di precarietà e incertezza nel mondo della scuola. La mobilitazione è stata promossa contemporaneamente in tutta Italia con l'obiettivo di sensibilizzare verso le problematiche dei professionisti che si occupano di accompagnare nella comunicazione e nell'inserimento i ragazzi beneficiari della 104, cioè gli alunni con disabilità più fragili.

Gli assistenti all'autonomia e alla comunicazione non dipendono dal ministero dell'istruzione e del merito, come invece avviene per i docenti e i bidelli, ma dalle cooperative. Ed è qui che scende in campo il Misaac, ossia il Movimento per l'internalizzazione e la stabilizzazione degli assistenti all'autonomia e alla comunicazione, che chiede "il nostro internamento nel Mim come già avviene per i docenti", spiegano le componenti del comitato. "Ci chiedono gli stessi requisiti di un docente, ma veniamo controllate da cooperative che gestiscono il nostro prezzo e il nostro profitto. Siamo pedine di questo sistema. Molte persone non si espongono per paura di essere ricattate".

Manifestazione degli assistenti all'autonomia e alla comunicazione

Il Misaac si rivolge pertanto al governo affinché approvi il disegno di legge 236 del 2022 che riguarda proprio l’introduzione del profilo professionale dell’assistente per l’autonomia e la comunicazione nei ruoli del personale scolastico: "Veniamo da una settimana importante perché ci sono state anche delle audizioni in Senato. Speriamo che ora questo ddl diventi legge. Chiediamo di essere passati sotto il Ministero, e ci teniamo a dire che siamo apartitici. Vogliamo soltanto l'introduzione, nell'organico scolastico, di una figura che deve dare continuità di servizio: noi ci occupiamo di inserimento e autonomia, e se ci sono delle interruzioni si rischia che poi i ragazzi non ci capiscano più niente".

Oltre alle questioni di carattere didattico c'è anche un nodo legato alla retribuzione: "A Pescara la tariffa è di 10 euro l'ora - ci spiegano - ma già in altre città il compenso è inferiore. Inoltre, quando non si tengono le lezioni, come ad esempio in estate o anche solo se i ragazzi fanno sciopero, non prendiamo un centesimo. I nostri contratti, e con essi i diritti, sono di fatto inesistenti, finti, inapplicati e sistematicamente violati da chi scarica su di noi persino il rischio di impresa. Spesso succede che i nostri colleghi decidano di lasciare questo lavoro o di andare all'estero, dove in proporzione si viene pagati molto di più. Negli anni la nostra figura si è evoluta solo dal punto di vista professionale, non di certo da quello remunerativo. Il risultato è che in Italia i servizi vanno a scendere sempre più. Ciò non è accettabile. Con questo decreto chiediamo di essere passati sotto il ministero, che consideriamo la nostra casa madre, l'unica a cui sentiamo di appartenere". E concludono: "Questo flash mob in tutta Italia è soltanto il primo step. Se la situazione non dovesse evolversi, penseremo ad altre azioni".

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