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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca

Processo Rigopiano, la difesa dell'ex prefetto Provolo: mancavano le turbine per la strada chiusa ma nessuno lo informò

L'avvocato Gian Domenico Caizza, oltre a ribadire l'innocenza del funzionario del ministero dell'interno, ha sottolineato che non è possibile attribuirgli alcuna colpa di quanto accaduto quel pomeriggio del 18 gennaio 2017

Vanno avanti le udienze per il processo relativo al disastro dell'albergo Rigopiano, il resort di Farindola distrutto da una valanga di neve e detriti con 29 morti e 11 feriti.
Mercoledì 24 gennaio in aula, in corte d'Appello all'Aquila, è stata la volta di Gian Domenico Caizza che difende l'ex prefetto Francesco Provolo, come riporta l'agenzia LaPresse.

L'avvocato, oltre a ribadire l'innocenza del funzionario del ministero dell'interno, ha sottolineato che non è possibile attribuirgli alcuna colpa di quanto accaduto quel pomeriggio del 18 gennaio 2017 nell'hotel di Farindola.

In primo grado a Pescara, il rappresentante del governo fu assolto, assieme ad altri 24 indagati, accusati a vario titolo di disastro colposo, omicidio plurimo colposo, lesioni, falso, depistaggio e abusi edilizi. Sull'assenza di comunicazione alla prefettura di Pescara si concentra l'intervento in aula del legale. Mancava la turbina per sgomberare la neve dalla strada chiusa che conduceva al resort di Farindola. Il difensore ha ribadito che nessuno di coloro che erano in possesso di questa informazione l'ha trasmessa alla prefettura. «In prefettura fin dal 16 gennaio, c'erano un rappresentante della Provincia e uno della polizia stradale che dovevano riferire al prefetto», ha aggiunto Caiazza riferendosi al coordinamento soccorsi viabilità, ma la comunicazione non arrivò al prefetto. L'udienza è rinviata a venerdì per le arringhe dei legali della Gran Sasso resort, unica persona giuridica indagata. La sentenza è prevista per il 9 febbraio. In aula, sempre presenti a tutte le fasi d'udienza, i familiari delle 29 vittime dell'hotel, che venne spostato di 10 centimetri dalla valanga. Parenti e amici delle vittime anche oggi hanno indossato le loro pettorine e le magliette con impresse le immagini e i nomi dei loro cari scomparsi nella tragedia.

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