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Cronaca

PescaraBici, riflessioni del Presidente Odoardi sul suo incidente

Il Presidente di PescaraBici Giancarlo Odoardi ha inviato una lettera aperta riguardante l'incidente che lo ha visto protagonista qualche giorno fa in centro e il sistema di mobilità nella nostra città

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di IlPescara

Non c'era bisogno di subire un trauma toracico, cadendo proprio in bicicletta, per fare queste riflessioni. Erano già per la strada e si stavano componendo nella mia mente in un susseguirsi di pensieri.

Intanto sulla dinamica dell’incidente: dal punto di vista assicurativo la colpa dell’accaduto è mia, non sono stato investito, nessuno mi ha tagliato la strada, mi ha urtato, mi è venuto addosso. Però è certo che io ero in mezzo ad un fiume di macchine come un vaso di coccio in mezzo a vasi di metallo!

Nella nostra città lungo gli oltre 350 km di vie cittadine ce ne saranno circa 60.000, che messe tutte insieme occupano un spazio equivalente a 80 campi di calcio (immaginate)! Poi ci sono quelle che si muovono, non so quante, che le statistiche dicono passino il 25% del tempo del loro spostamento (due ore al giorno) a trovare parcheggio!

Questa gran massa di lamiere, ferme o in movimento, non produce come effetto solo l’occupazione di spazio (gli 80 campi di calcio), spazio tra l’altro tolto a noi cittadini, ma anche inquinamento atmosferico, acustico, disagio sociale, danni alla salute, incidenti stradali, costi sanitari, costi di manutenzione stradale, assetto urbanistico infrastrutturale autocentrico, percezione estetica dei luoghi urbani (una grande ... bruttezza!).

Le statistiche ci dicono anche che gli spostamenti in ambito urbano sono per l’80% di circa 5 km, di cui il 50% di 1 km circa. Legambiente ci ha ridetto qualche giorno, proprio a Pescara con l’ennesima edizione del Trofeo tartaruga su 3 km di “gara”, dallo stadio alla stazione ferroviaria, che la bicicletta è il mezzo di trasporto più veloce, poi c’è l’autobus e, di gan lunga distaccata, c’è l’auto (una grande diffusione e una grande ... inefficienza!).

Avete notato che nelle pubblicità delle automobili, sempre ambientate in contesti naturali o urbani con grandi vuoti e libertà di movimento (il contrario della realtà)  non viene più venduta la sua funzione di trasporto ma l’esperienza di vita che si fa guidandola?
Ma che mobilità è questa? Dove ci ha portati l’inganno di una libertà di movimento che l’automobile, nella sua massiccia distribuzione urbana, è la prima a negare? Che farsene di una città così asservita all’auto? Invadente? Ostile? Inefficiente? Assecondarla o cambiarla?
Per evitare di dare facili giudizi, voglio citare alcune leggi oggi vigenti in materia:
 legge n. 366/98: “Norme per il finanziamento della mobilità ciclistica”;
 DM 30 novembre 1999, n. 557 “Regolamento recante norme per la definizione delle caratteristiche tecniche delle piste ciclabili”.
 LR Abruzzo 8/13 “Interventi per favorire lo sviluppo della mobilità ciclistica”.

Tutte queste norme prevedono tantissimi adempimenti, e nel particolare che ogni Ente, Regione, Provincia, Comune, rediga un piano. Che mai nessuno ha fatto!

E a proposito degli adempimenti citati, si riporta un citazione della L. nazionale 366/1998: “Norme per il finanziamento della mobilità ciclistica”. Il comma 2 dell’art. 10 recita:

Dopo il comma 2 dell'articolo 14 del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, come modificato dall'articolo 10 del decreto legislativo 10 settembre 1993, n. 360, e' inserito il seguente: "2-bis. Gli enti proprietari delle strade provvedono altresì, in caso di manutenzione straordinaria della sede stradale, a realizzare percorsi ciclabili adiacenti purché realizzati in conformità ai programmi pluriennali degli enti locali, salvo comprovati problemi di sicurezza".

Noto che a Pescara in questo periodo sono in corso tanti lavori di manutenzione straordinaria della sede stradale, e tanti ne sono stati fatti. Mi chiedo se per norma appena richiamata non ci siano mai state occasioni di applicazione, e se si, quanto si sia stati aderenti a tutto il resto sopra descritto!

Ogni intervento di adeguamento alla norma richiamata, sarebbe stata occasione ghiotta per far aumentare nella nostra città il modal share ciclistico, ovvero la componente modale ciclistica del traffico in termini di maggiori opportunità e di maggiore sicurezza per gli utenti. Così non è avvenuto e così non sta avvenendo.
Giro abbastanza la città in bici, diciamo circa 5.000 km l’anno, quasi 200 volte tutte le piste ciclabili cittadine. Quindi le conosco bene, so dove sono e ... come sono.

Ed è per me molto facile dire che dal punto di vista dell’applicazione delle norme richiama-te, nazionali e regionale, tutta la filiera gestionale amministrativa è ancora all’anno ZERO. Nessuno degli Enti richiamati ha fatto qualcosa di significativo nel senso richiamato dalla leggi, e per quanto riguarda la mia città, vedo che la strategia organizzativa della mobilità, men che meno sostenibile, continua a guardare in tutt’altra direzione.

Le numerose rotatorie, le deviazioni e gli adeguamenti dimensionali e funzionali non mi sembrano in nessun modo contemplare la mobilità ciclistica come cardine di un approccio pianificatorio imposto dalle leggi da almeno 15 anni.

C’è qualcosina, di marginale, realizzato sul marciapiede, sulle aiuole, sullo spartitraffico, insomma dove avanza un po’ di spazio, quello che stavo cercando di intercettare poco prima di cadere in bicicletta. Per evitare il traffico.

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