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Cronaca

Pescara, truffe e maxi evasione fiscale da 100 milioni di euro: arrestato Mauro Mattucci

Evasione fiscale, truffa e danno all'Erario per oltre 100 milioni di euro. E' quanto scoperto dalla Guardia di Finanza di Pescara che ha arrestato l'imprenditore Mauro Mattucci ed altre 11 persone

Una vera e propria associazione a delinquere, studiata nei minimi dettagli, per truffare banche, l'Erario e per evadere il fisco per centinaia di milioni di euro.

Sgominata dalla Guardia di Finanza di Pescara un'organizzazione criminale che aveva al vertice il noto imprenditore Mauro Mattucci, che opera da anni nel settore edile e commerciale e proprietario del Tortuga, oltre che del centro commerciale Adriatico di Civitanova Marche.

In manette anche altre 11 persone, fra consulenti, uomini di fiducia e prestanome che collaboravano al perfetto funzionamento del sistema fraudolento. In carcere, oltre al Mattucci, è finito Antonio Gentile, numero due dell'organizzazione e uomo di fiducia dell'imprenditore. Gli altri sono sottoposti agli arresti domiciliari.

Come illustrato dal Comandante Provinciale della Guardia di Finanza Colonnello Mora, Mattucci assieme ai suoi collaboratori ha praticamente messo in atto tutte le condotte illecite e penalmente sanzionabili nella gestione finanziaria di società operanti sul mercato nazionale.

Una miriade di reati contestati per un sistema fraudolento che si basava su un modus operandi ben congeniato ed anche di difficile individuazione, con le indagini che sono andate avanti per oltre 2 anni prima di riuscire ad inchiodare l'organizzazione. Dopo aver creato o acquisito società pulite, il gruppo otteneva importanti linee di credito presso Istituti bancari, iniziando ad emettere fatture false tramite società del gruppo o sulle quali Mattucci aveva influenze importanti (spesso anche tramite minaccia, estorsione o addirittura violenza fisica). Una volta azzerato il carico fiscale, le società venivano svuotate di beni tramite cessioni o scissioni, a favore di altre società del gruppo già esistenti o create ad hoc. In questo modo venivano vanificati i tentativi di recupero credito delle banche, fornitori e del Fisco stesso.

I proventi, poi, veniva spartiti fra gli appartenenti al gruppo tramite copensi erogati con falsi contratti di lavoro o di consulenza. In questo modo le risorse venivano drenae al netto delle imposte, in quanto era la società che doveva adempiere agli obblighi fiscali, obblighi che ovviamente non venivano assolti grazie ai consistenti crediti Iva accumulati illecitamente.

Evidente il danno economico e l'inquinamento del mercato, con diversi imprenditori onesti che hanno in alcuni casi anche dovuto chiudere le proprie attività in quanto la concorrenza (sleale) di Mattucci aveva fondamentalmente "bucato" il mercato. L'operazione, denominata "Banco Matt" prende il nome oltre che dal cognome del principale indagato anche dal fatto che lo stesso Mattucci di fatto utilizzava le società fittizie o acquisite come veri e propri bancomat personali. L'imprenditore però era ben attento a non ostentare gli illeciti redditi, ben consapevole di essere attenzionato dagli inquirenti.

Gli altri arrestati sono, oltre al Mattucci ed al Gentile: Carla Cameli, Capurri Giuliano, Ciferri Paolo, Di Giandomenico Albero, Di Luca Nando, Gismondi Nazareno, Lighezolo Valletta Valerie Laurence, Martini Lara, Misso Vincenzo ed un cittadino straniero ricercato.

Sequestrati beni per 97 milioni di euro, fra 284 conti correnti, 57 depositi di titoli, 3 cassette di sicurezza e 107 immobili di proprietà delle scoietà investigate e degli arrestati.

"Mattucci di fatto è il più grande criminale finanziario abruzzese" hanno dichiarato i vertici delle Fiamme Gialle pescaresi.

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