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Cronaca Centro / Corso Vittorio Emanuele II

Pescara, sede Avis a rischio chiusura: appello alla Asl

La sede dell’Avis comunale di Pescara, a seguito di un contenzioso, rischia di dover chiudere una storica unità di raccolta sangue, dove attualmente transita buona parte del sangue raccolto nella regione

La sede dell’Avis comunale di Pescara, a seguito di un contenzioso aperto con l’Asl, rischia di dover chiudere una storica unità di raccolta sangue, dove attualmente transita buona parte del sangue raccolto nella regione, nonché il primo centro di trasfusione a nascere in Abruzzo più di 50 anni fa.

L'unità di raccolta sangue, sita in corso Vittorio Emanuele II 10 non è, infatti, di proprietà dell’associazione, bensì concessa in comodato d’uso dall’Azienda sanitaria locale. Il suo vero proprietario, il Ministero dell’Economia e delle Finanze, nel febbraio 2009 lo ha ceduto a Ligestra Due Srl - Gruppo Fintecna, che ha chiesto di esercitarne i diritti.

La nuova società proprietaria ha stabilito una quota di affitto mensile per l’occupazione dell’appartamento, che dall’agosto 2009 ad oggi si è accumulata superando i 30mila euro. Inutile dire che a dover pagare questo affitto non sarebbe l’Avis bensì chi le ha concesso l’uso dell’appartamento, cioè l’Asl. In più di una riunione informale, Ligestra Due ha confermato la piena disponibilità a chiudere la questione, prevedendo anche la possibilità di acquistare l’immobile, con agevolazioni sugli arretrati e la disponibilità a trattare il prezzo di locazione: tuttavia l'Asl continua ad essere sfiggente in meritop.

Per di più, il 23 novembre 2011 l’Avis e l’Asl hanno ricevuto una citazione in giudizio dalla Ligestra per occupazione senza titolo dell’immobile. ''Naturalmente noi abbiamo occupato l’immobile in buona fede – sottolinea Marco Cozza, attuale presidente dell’Avis comunale di Pescara – L’Avis è un’associazione di volontariato e senza scopi di lucro, non potrà mai pagare l’affitto né tantomeno acquistare l’immobile.

Esigiamo una risposta. Inoltre, spulciando tra le convenzioni risulta che l’azienda sanitaria dovrebbe all’associazione 3 milioni in euro di rimborsi arretrati, che quest'ultima non  ha mai sollecitato, in quanto dovrebbe farsi carico delle spese che sostengono le attività dell’associazione comunale, provinciale e regionale, ha infine precisato Cozza.

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