Omicidio Rigante: Ciarelli, "E' stato uno sparo accidentale"

"Durante la colluttazione non ho sparato volontariamente, ma accidentalmente". Si e' difeso così, oggi a Pescara, nel corso dell'udienza preliminare, Massimo Ciarelli, il rom accusato dell'omicidio di Domenico Rigante, il tifoso biancazzurro ucciso con un colpo di pistola la sera del 1° maggio 2012, a Pescara.

E' stato lo stesso Ciarelli a chiedere di essere interrogato dal gup del Tribunale di Pescara, Gianluca Sarandrea. L'imputato, difeso dall'avvocato Carlo Taormina, e' accusato di aver sparato a Rigante.

"Massimo Ciarelli - ha detto ai cronisti l'avvocato Taormina - ha messo in luce soprattutto quello che e' successo la sera precedente al delitto. Ha parlato della rissa, di tutto quello che e' accaduto, del comportamento che ha avuto e dei rapporti che ha avuto con le forze di polizia per rappresentare quello che era successo".

Il difensore ha evidenziato che Ciarelli e' stato aggredito da oltre 20 persone e, alla domanda se l'omicidio sia quindi la risposta all'agguato, Taormina ha risposto: "Questo e' un altro discorso". Per il delitto Rigante sono imputati anche Domenico Ciarelli, nipote di Massimo, e i cugini Luigi, Antonio e Angelo Ciarelli. I cinque devono rispondere di omicidio volontario premeditato e porto abusivo di arma.

Sempre oggi Domenico Ciarelli ha chiesto al gup di rendere dichiarazioni spontanee: "Ero presente - ha raccontato - ho fatto a botte, ma non sapevo che Massimo era armato". Il pm Salvatore Campochiaro ha chiesto l'ergastolo per Massimo Ciarelli. Il processo riprendera' il prossimo 3 febbraio con l'arringa della difesa.

Al processo e' presente anche la famiglia di Rigante. In occasione dell'udienza era presente in Tribunale un notevole dispiegamento di forze dell'ordine.