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Cronaca

Mare non balneabile, sequestri all'Arta e al Comune

La Procura della Repubblica di Pescara ha disposto questa mattina il sequestro degli atti all'Arta e a Palazzo di Città in riferimento al mare inquinato dai liquami

La Procura della Repubblica di Pescara ha disposto il sequestro degli atti all'Arta e al Comune in riferimento al mare inquinato dai liquami. Questa mattina, a Palazzo di Città e presso la sede dell'Agenzia regionale per la tutela dell'Ambiente, si sono presentati il Corpo Forestale e la polizia giudiziaria (direzione marittima).

Nel mirino sono finite le analisi dell'Arta effettuate in questi ultimi giorni e il mancato divieto di balneazione diramato dal sindaco Marco Alessandrini. Nei giorni scorsi in Procura erano stati presentati due esposti: uno di Armando Foschi (Fratelli d'Italia) e un altro del Movimento 5 Stelle.

Ieri, intanto, si è svolta una seduta della Commissione consiliare Controllo e Garanzia del Comune di Pescara in merito alla balneabilita' dell'acqua cittadina. In rappresentanza dell'Amministrazione alla Commissione ha preso parte il vicesindaco Enzo Del Vecchio, che detiene la deleghe relative a Lavori Pubblici e Demanio e che al confronto - secondo quanto riferisce una nota dell'ufficio stampa dell'Ente - ha risposto in merito ai lavori, agli atti e alle comunicazioni seguite alla rottura della condotta fognaria principale verificatasi lo scorso 6 aprile e al cedimento dell'asse attrezzato.

"Ho ribadito quanto sia stato fondamentale avere una condotta secondaria, seppure in disuso, subito a disposizione quando la condotta principale ha ceduto - ha affermato Del Vecchio - Questa seconda linea, anche se di dimensioni inferiori (600 mm contro 1.100), ha nei fatti consentito di riconvogliare al piu' presto al depuratore i reflui della condotta principale della citta', che altrimenti sarebbero finiti al fiume fino al ripristino della condotta principale e quindi fino a ultimazione dei lavori sul nuovo tracciato che a quanto ci consta proseguiranno fino a settembre. Provvidenziale la linea, ma vecchia, quindi da monitorare di continuo per gestire eventuali cedimenti. E questo e' accaduto, come l'Aca ha certificato, soprattutto nel periodo a ridosso del 6 aprile e fino a meta' maggio, periodo in cui la balneabilita' non era consentita, perche' vigeva il divieto di balneazione fissato con la delibera di Giunta regionale n. 157 del 4 marzo 2015 sulla scorta delle analisi effettuate nel corso della stagione balneare 2014 e riguardanti nello specifico i soli punti di campionamento di via Balilla e via Mazzini".

PETTINARI (M5S) - "In riferimento alla rottura della vecchia condotta fognaria di Pescara che ha portato allo sversamento di circa 25mila metri cubi di liquame e di feci nel fiume e poi nel mare, non trovo parole per commentare il comportamento del sindaco Alessandrini sulla mancata applicazione dell'ordinanza del divieto di balneazione, a suo dire, per una questione di costi e benefici". E' quanto rileva il consigliere regionale del M5S, Domenico Pettinari, che aggiunge: "C'e' un altro aspetto da non sottovalutare. Il decreto legislativo 30 maggio 2008, n. 116, annovera tra le competenze della Regione quella di mettere in campo tutte le 'azioni volte alla rimozione delle cause di inquinamento ed al miglioramento delle acque di balneazione'. Alla luce di tale previsione normativa, mi chiedo cosa abbia fatto il governo regionale, appreso dell'accaduto, per rimuovere tempestivamente le cause di inquinamento. Lungo la costa adriatica abruzzese, e non ultima la riviera pescarese, sono stati riscontrati dei tratti con la qualita' dell'acqua classificata scarsa".

"E' giusto chiedersi - sottolinea Pettinari - cosa abbia fatto finora questa maggioranza per riportare la qualita' delle acque a valori sufficienti, visto che la maggior parte dei depuratori continuano a non funzionare come dovrebbero, sversando nel fiume e, quindi, nel mare acque non sane. A proposito dell'utilizzo dell' oxystrong, immesso nel depuratore di Pescara, mi chiedo se gli uffici regionali dell'Arta siano riusciti a misurare la quantita' esatta e, quindi, l'incidenza e l'impatto di questa sostanza nelle acque. I vertici e la maggioranza di governo regionale non possono sottrarsi alle proprie responsabilita'. La normativa nazionale e' chiara: la Regione ha il dovere di rimuovere ogni causa di inquinamento. Quindi la competenza della Regione in questo ambito sta a monte, il che dimostra la carenza di un'azione preventiva di salvaguarda delle acque, anche in relazione alle problematiche legate al turismo e alla stagione estiva".

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