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Cronaca

"Il Corano difende la vita, non la violenza", intervista all'Imam abruzzese Batzami

Intervista all'Imam della prima comunità musulmana d'Abruzzo, che racconta il volto gioioso e libero dell'Islam. "Se la gente sapesse come viviamo la religione, si abbatterebbero i muri", dice. E sugli abruzzesi: "Sono socievoli e aperti, non ci sentiamo discriminati"

“Il Corano invita a difendere la vita, non dice di usare violenza, ma il dialogo”. Parola di Mustapha Batzami, 50 anni, metà dei quali passati in Italia, Imam della provincia di Teramo, la prima comunità nata in Abruzzo negli anni Novanta. È uno dei punti di riferimento della comunità islamica abruzzese, un gruppo ben nutrito e integrato, formato soprattutto da migranti arrivati da Africa, Medioriente, Balcani. In regione, oggi, gli islamici hanno diversi luoghi di culto, locali adibiti alla preghiera: sono 2 a Pescara, 7 nel teramano, almeno 5 nell’aquilano, 4 nel vastese.

Batzami è il volto moderato della religione, quello che, sin dal giorno dell’attacco terroristico a Charlie Hebdo, ha condannato duramente quel gesto, dissociandolo da qualunque aspetto della sua religione.

È lui a raccontare il vero volto dell’Islam, quello di una religione fatta di pace, rispetto, preghiera e momenti di festa. Nessuna imposizione a rispettare i precetti del corano, niente burqa  né chador per le donne (“Quelli – precisa l’Imam – non sono islamici, noi prevediamo solo il velo per chi lo vuole mettere”), nessun obbligo ai fedeli di altre religioni di convertirsi al Profeta (“Questo è un comportamento anti islamico e contrario al Corano”, spiega Batzami”). E, soprattutto, nessuna pena o punizione per chi non rispetta, ad esempio, il divieto di bere alcolici o l’obbligo di pregare 5 volte al giorno: “Ognuno risponde a se stesso”, puntualizza.

Piuttosto, quella musulmana è una comunità di “gente semplice, venuta in Italia per trovare condizioni di vita migliore”, che non ha esitato a mettersi in moto durante l’emergenza del terremoto del 2009, aiutando concretamente gli aquilani e, in un’occasione, preparando il pranzo per l’intera tendopoli di Onna.

“Noi non condividiamo azioni terroristiche come quelle di Parigi – dice l’Imam - ripudiamo e condanniamo la violenza”. Nulla a che vedere con i pregiudizi ricorrenti sui musulmani, anzi. A cominciare dalla vita privata dell’Imam, quella di un uomo che, in cerca di una vita migliore, ha lasciato Casablanca, in Marocco, per un lavoro vero in Italia.

“Sono arrivato nel 1989 – racconta – e per 3 anni sono stato a Torino. Era il periodo in cui le grandi aziende del nord, grazie ai contributi della Cassa del Mezzogiorno, venivano ad investire al sud. Così, nel 1992, la mia ditta mi ha proposto di trasferirmi in Abruzzo e sono arrivato in provincia di Teramo”. In Italia ha studiato la lingua, si è diplomato all’istituto tecnico industriale e ha formato la famiglia, una moglie e due figlie. Nel 1996 è diventato Imam della provincia di Teramo, ossia colui che guida i momenti di preghiera, nonché il punto di riferimento dei fedeli su tutti i temi della religione.

Ma quanti sono i musulmani d’Abruzzo? “È un gruppo ben nutrito – spiega Mustapha Batzami, quando celebriamo le nostre feste, la fine del Ramadan e la festa del sacrificio, siamo circa 450 persone. In quei momenti la comunità si unisce per pregare insieme e festeggiare, ma a volte cadono in giorni lavorativi e non tutti possono partecipare. In passato, quando capitavano di domenica, si è arrivati anche un migliaio di persone”.

Nella vita di tutti i giorni, i musulmani corrono il rischio di essere discriminati? “Qui non ci sono problemi di integrazione – dice l’Imam – e gli abruzzesi sono accoglienti e socievoli. Non ci sentiamo discriminati, né percepiamo la presenza di ostacoli che possano impedire l’integrazione”.

E cosa dire a chi, dopo gli attentati di Parigi, pensa che l’Islam predichi violenza? “Il Corano non dice di usare violenza, ma di difendere la vita, usando dialogo e apertura. Bisogna essere moderati e seguire la via di mezzo, tanto che il Corano dice che la comunità non deve essere troppo restrittiva, né troppo permissiva. A chi ha pregiudizi consiglio di leggere il Corano, ma cercando di capirlo, senza estrapolare un pezzettino che va messo in un particolare contesto. Con la ‘gente di libro’, ossia gli ebrei che hanno avuto la Torah e i cristiani che hanno ricevuto il Vangelo, il Corano ci invita a dialogare nel modo migliore”.

Esiste il rischio di discriminazione dopo i fatti di Parigi? “Io spero di no, anche se c’è disinformazione che causa islamofobia. Proprio per questo stiamo cercando di organizzare iniziative pubbliche come segno di condanna per le azioni terroristiche, per invitare alla pace, al dialogo, al rispetto”. A questo proposito, Mustapha Batzami sarà a Pescara sabato prossimo (24 gennaio) con alcuni esponenti della comunità islamica d’Abruzzo e alcuni religiosi cattolici.

Come si potrebbero sconfiggere, almeno in parte, i pregiudizi di chi non conosce l’Islam? “C’è bisogno di molta informazione, che aiuti a capire l’importanza della fede e della religione per i musulmani. Se la gente sapesse come i musulmani vivono la fede, si potrebbero abbattere i muri di ignoranza. Ma trovo ingiusto che, quando ci sono attentati terroristici, tutta la comunità islamica internazionale sia costretta a difendersi: ognuno risponde dei propri atti ed è ingiusto fare di tutta l’erba un fascio”.

C’è ancora molta strada da fare, ma vorrebbe una moschea in Abruzzo? “Mi piacerebbe molto, almeno che ci dessero le autorizzazioni. Non vogliamo mettere le mani in tasca ai contribuenti, potremmo anche finanziarci da soli come comunità, basta che ce lo facciano fare. A Casablanca, da dove vengo io, abbiamo anche chiese e sinagoghe, perché non fare una moschea anche qui?”.

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