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Cronaca Farindola

Farindola, aggressione parenti vittime di Rigopiano: la replica di Massimiliano Giancaterino

L'ex sindaco di Farindola, accusato da Gianluca Tanda e Giampaolo Matrone di averli aggrediti fisiciamente e verbalmente lo scorso 14 maggio, ci ha scritto per fornirci la sua versione dei fatti

La sera del 14 maggio mi trovavo in piazza Mazzocca, seduto ad un tavolo a cenare con alcune coppie di amici durante una delle serate organizzate a contorno del passaggio del Giro d'Italia nella mia piccola cittadina. Erano presenti, insieme a me, almeno altre duecento persone.

Alzatomi per entrare al bar per prendere un caffè, durante il tragitto per tornare a tavola incontravo il Sindaco Ilario Lacchetta che salutavo cordialmente. Nel sedermi al mio tavolo, distante pochi metri, gli amici seduti con me mi facevano notare che insieme al Sindaco – o comunque nelle sue vicinanze, vi erano anche Tanda e Matrone. Avendo, quantomeno col Tanda, un rapporto civile (non conoscevo di persona il Matrone), decidevo di andare a salutarlo. Tornavo sui miei passi e rientravo al bar, ove trovavo i due,
oltre a numerosi altri avventori. Porgevo, quindi, la mano al Tanda il quale me la stringeva. Vedendo il Matrone guardare altrove, lo toccavo amichevolmente su una spalla per richiamare la sua attenzione, per salutare anche lui.

Il Matrone si girava. Mi presentavo, dicendo che ero il fratello di Alessandro, morto sotto la Valanga. A queste parole lo stesso Matrone replicava con pesanti insulti (da ricondurre alla mia veste di indagato nella Tragedia) dicendo che comunque ci saremmo visti in Tribunale e, insieme al Tanda, usciva dal locale.

Sorpreso da tale atteggiamento aggressivo e ingiustificabile, il sottoscritto, molto risentito, scriveva su Whatsapp al Tanda le seguenti testuali parole: “Complimenti a te e al tuo amico, siete proprio bravi. Ci vediamo in tribunale. Siete grandi. Io vengo a salutarvi a casa mia e vengo trattato così. Va bene. Finisce ogni forma di dialogo da parte mia. Bravissimi”.

Non appena terminato di digitare, notavo che dal fondo della piazza facevano ritorno il Tanda e il Matrone, con atteggiamento minaccioso. Ero fermo poco distante dalla porta del bar, verso il centro della piazza. Il Tanda e il Matrone si avvicinavano minacciosamente: dapprima vomitavano su di me insulti di ogni genere, poi il primo mi assestava una manata violentissima in faccia, diversi spintoni e un colpo al collo; il secondo mi colpiva con dei calci ripetuti. Evitavo di reagire alla violenza subita, tenendo le mani a posto. Venivo sottratto alla furia dei due soltanto dall'intervento di tanti compaesani che mi trascinavano via letteralmente.

Immediatamente dopo, volendo chiarire l'accaduto, seguivo i due lungo la scalinata che conduce alla Farmacia: alla mia richiesta di chiarimenti, per risposta ottenevo un'altra serie di colpi a viso e gambe. Anche in questa seconda occasione non alzavo un dito per colpire i due e venivo sottratto ai due dall'intervento di alcuni amici. A tutte le descritte fasi assistevano (allibiti) almeno duecento persone, presenti in quel momento in piazza per la festa.

La mia etica professionale e l'onorabilità del Corpo di Polizia Municipale di cui faccio parte mi impongono un'altra considerazione: NON HO MAI MINACCIATO DI MORTE NESSUNO IN VITA MIA, tanto meno Tanda e Matrone; il solo paventare, da parte loro, l'uso della mia arma di ordinanza è malizioso assai e tende subdolamente ad insidiare il mio posto di lavoro. La mia
arma, quando non sono in servizio, è custodita in luogo sicuro, smontata. Mai la porto con me al di fuori del servizio (non potrei) e men che meno mi sognerei di farne o minacciarne l'uso per motivi non attinenti alle mie qualità di Ufficiale di Polizia Giudiziaria e di Agente di Pubblica Sicurezza.
Vi prego vivamente di voler pubblicare queste mie righe al fine di ristabilire la verità dei fatti a fronte di ricostruzioni fantasiose e destituite di qualsisi fondamento.

In ogni caso ho sporto regolare denuncia querela per i fatti di cui sopra. La Verità, quella con la V maiuscola, la stabiliranno i Magistrati.

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