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Martedì, 19 Marzo 2024
Cronaca

I mezzi di trasporto a Pescara visti con gli occhi di una disabile

Il tragitto casa-ospedale si trasforma in un viaggio della speranza: "Quasi quasi mi faccio ricoverare solo al pensiero di fare lo stesso percorso di ritorno", scrive una cittadina nella lettera che ci ha inviato

Una donna disabile di Pescara ci ha scritto una lettera esasperata in cui mette in discussione l'efficienza dei servizi dei trasporti pubblici della città. Quello che doveva essere un semplice spostamento dall'abitazione all'ospedale si è trasformato in un “viaggio della speranza”.

Di seguito le parole della protagonista della disavventura: “Stamattina sono uscita alle 10 per andare in ospedale. Meno male che ci sono gli autobus della GTM che garantiscono il trasporto dei disabili. Ore 10.15 passa il primo autobus, il 3. L'autista accosta per farmi salire, ops la pedana non funziona; l'autista: mi dispiace signora proprio ora ho fatto scendere un disabile alla stazione e funzionava, segnalerò il guasto. Con la santa pazienza aspetto il prossimo autobus: ore 11 arriva il 14. Ops è una macchina vecchio tipo con i gradoni. Vabbè pazienza aspetto il prossimo. Fà già caldo, cerco un posticino all'ombra; da lontano ecco arrivare un'altro autobus, il  3, sono le 11.30. L'autista accosta ma mi fa presente che già c'è un altro disabile e che l'autobus non ne può portare più di uno. Mezzogiorno di fuoco, caldo infernale, riesco a prendere l'8 che mi porta alla stazione. Ancora non arrivo a destinazione però perchè c'è da prendere un altro autobus. Sono le ore 12.30, aspetto il 5: eccolo! grido entusiasta. L'autista accosta, prova e riprova ma la pedana non esce. Con gran dispiacere mi fa presente che ha già segnalato il guasto. E' arrivata l'una e io sono ancora sotto il sole bollente; poi finalmente riesco ad arrivare in ospedale. Quasi quasi mi faccio ricoverare solo al pensiero di fare lo stesso percorso di ritorno con i disservizi degli autobus. Meno male che c'è questo servizio di trasporto e noi disabili dobbiamo esserne fieri...”

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