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Cronaca

Crollo hotel Rigopiano, i familiari delle vittime chiedono la verità

Manifestazione davanti alla Procura e blitz in prefettura del superstite Giampaolo Matrone e dei parenti Gianluca Tanda e Marco Foresta, andati alla ricerca della funzionaria che non credette alle prime richieste d'aiuto arrivate via telefono dal cuoco Quintino Marcella

Sono passati 9 mesi dalla slavina dell'Hotel Rigopiano di Faridola, che causò ben 29 vittime, ma la situazione sembra essere ancora ferma al palo: le macerie del resort non sono state rimosse e il processo non è partito. Per questo motivo ieri si è tenuta una mobilitazione davanti al palazzo della Procura di Pescara "per manifestare contro il silenzio assordante della macchina della giustizia" e per "l'assenza di risposte che da tanto aspettiamo e che non abbiamo ancora avuto".

"Ci aspettiamo che qualcuno ci dica a che punto siamo su questa vicenda - cosi' Marco Foresta, uno dei familiari delle vittime, che nella tragedia ha perso entrambi i genitori - L'ultimo rapporto che abbiamo avuto con le autorita' risale al giorno in cui ci hanno riconsegnato le salme dei nostri familiari. E' importante per tutti noi arrivare alla ricostruzione della verita'. Quello che ci fa arrabbiare e' che nessuna autorita' ci abbia chiesto come stiamo e se abbiamo dei problemi. Dopo nove mesi abbiamo le stesse incertezze di quei giorni. Al momento non abbiamo speranza".

Mentre tutti i familiari riuniti nel "Comitato vittime di Rigopiano" partecipavano all'iniziativa, i loro legali incontravano il procuratore capo della Repubblica di Pescara, Massimiliano Serpi, e il sostituto procuratore Andrea Papalia, per fare il punto della situazione sullo stato delle indagini. Serpi ha garantito che entro un anno dalla tragedia il processo avrà inizio.

Gli indagati

Nella vicenda sono indagati il sindaco di Farindola Ilario Lacchetta, il tecnico comunale Enrico Colangeli e il presidente della Provincia di Pescara Antonio Di Marco, nonchè Bruno Di Tommaso, gestore dell'albergo e amministratore e legale responsabile della societa' "Gran Sasso Resort & SPA", Paolo D'Incecco e Mauro Di Blasio, rispettivamente dirigente e responsabile del servizio di viabilita' della Provincia di Pescara. Le ipotesi di reato sono omicidio e lesioni colpose e rimozione od omissione dolosa di cautele contro infortuni sul lavoro.

"Sara' impossibile fare pace con le istituzioni, perche' sappiamo tutti che non e' stata colpa della natura, ma di un errore umano, a partire dalla centralinista che ha risposto alle prime richieste di aiuto per arrivare a chi governa questa regione e questo Paese".

Cosi' Gianluca Tanda, portavoce del "Comitato vittime di Rigopiano", durante la manifestazione davanti al palazzo della Procura di Pescara. I familiari delle vittime indossavano magliette bianche con le scritte "29 angeli" e "Hotel Rigopiano". In uno degli striscioni esposti c'era scritto: "I nostri angeli meritano giustizia. Noi la chiediamo per loro".

"Qui si giustificano con i tagli - ha aggiunto Tanda - Ma se non hai i soldi chiudi la strada e fai andare via le persone dall'albergo. Il comitato si aspetta risposte, visto che la situazione e' la stessa di nove mesi fa e non ci sono stati rapporti con le istituzioni".

Il "blitz" di Giampaolo Matrone in Prefettura

E ieri mattina è stato compiuto un blitz in prefettura dal superstite Giampaolo Matrone e dai parenti delle vittime Gianluca Tanda e Marco Foresta, che sono andati alla ricerca della funzionaria che il 18 gennaio scorso non credette alle prime richieste d'aiuto arrivate via telefono dal cuoco Quintino Marcella per segnalare quanto era appena avvenuto a Rigopiano. "Non e' colpa mia", ha detto la donna, che e' poi scappata piangendo.

"Le ho fatto vedere in che condizioni e' la mia mano e le ho detto che mi ha rovinato la vita, visto che mia figlia non ha piu' la mamma - ha detto Matrone ai cronisti - Sono contento perche' per la prima volta, dopo tutte le nostre lacrime, ho visto uno dei responsabili versare qualche lacrima".

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