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Cronaca

Crollo hotel Rigopiano, Paolini: "Avevo solo poteri di ordinaria amministrazione"

L'ex vice presidente della Regione Abruzzo: "Non ho esercitato poteri da presidente, ma ho gestito soltanto le elezioni. Quando mi sono insediato era sciolto il consiglio regionale, quindi potevo fare solo atti urgenti e indifferibili"

"Non ho esercitato poteri da presidente, ma ho gestito soltanto le elezioni. Quando mi sono insediato era sciolto il consiglio regionale ed era dimissionaria la Giunta, quindi avevo solo poteri di ordinaria amministrazione e potevo fare solo atti urgenti e indifferibili".

Lo ha dichiarato Enrico Paolini, ex vice presidente della Regione Abruzzo, ieri pomeriggio nel palazzo di giustizia di Pescara. Paolini, assistito dall'avvocato Tommaso Marchese, e' stato interrogato dal procuratore capo Massimiliano Serpi e dal sostituto Andrea Papalia. L'ex vicepresidente della Regione ha depositato anche una memoria per dimostrare la sua "totale estraneita', nel pieno rispetto dei magistrati".

"Del Turco", ha ricordato Paolini, "si e' dimesso il 21 luglio e il 13 agosto ho fatto il decreto elettorale. Da quel momento, quindi, la Regione faceva soltanto ordinaria amministrazione. Non poteva fare altro".

Crollo hotel Rigopiano, avviati i nuovi interrogatori

In mattinata si è invece tenuto l'interrogatorio di Vincenzo Antenucci, dirigente regionale del Servizio prevenzione rischi e coordinatore del Coreneva dal 2001 al 2013, indagato insieme ad altre 14 persone nell'ultima tranche dell'inchiesta della Procura pescarese sulla tragedia dell'Hotel Rigopiano.

Antenucci, che ha dato il via alla nuova serie di interrogatori, è stato ascoltato per oltre un'ora dal procuratore Massimiliano Serpi e dal sostituto Andrea Papalia. E' accusato, in concorso con altre persone, di avere omesso "di attivarsi affinché venisse dato corso, quanto prima, alla redazione e alla realizzazione della Carta di localizzazione dei pericoli di valanga per tutto il territorio della regione Abruzzo".

"Non ci sembra possano esserci aspetti in grado di preoccupare Antenucci, che come dirigente della Regione non poteva disporre delle spese. C'era una legge regionale che non aveva copertura finanziaria, ma l'obbligo di dare copertura alla legge spettava all'organo politico".

Così gli avvocati Mario Petrella e Franco Colucci, legali di Antenucci, che si chiedono, rispetto alle contestazioni rivolte al loro assistito, "come avrebbe potuto predisporre un appalto, per assegnare l'incarico di realizzare la Carta valanghe, quando era stata preventivata una spesa di 1,5 milioni di euro che però non c'erano?". Petrella e Colucci inoltre sottolineano che Antenucci "aveva inviato una email, alla persona deputata a decidere, nella quale si osservava che occorreva realizzare la Carta". In conclusione i legali dell'indagato hanno affermato di essere "sereni", in quanto "Antenucci ha risposto alle domande, chiarendo ogni aspetto, senza mai entrare in contrasto con i magistrati".

In totale l'inchiesta sulla tragedia di Rigopiano conta 39 indagati: tra loro ci sono anche l'ex prefetto di Pescara, Francesco Provolo, il presidente della Provincia di Pescara, Antonio Di Marco, e il sindaco di Farindola, Ilario Lacchetta. I reati ipotizzati vanno, a vario titolo, dal crollo di costruzioni o altri disastri colposi, all'omicidio e lesioni colpose, all'abuso d'ufficio e al falso ideologico, alla rimozione o omissione dolosa di cautele contro infortuni sul lavoro.

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