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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca

Suicidi, aggressioni e poca sorveglianza, i problemi del carcere di San Donato

Due gravi fatti di cronaca che fanno riemergere una situazione insostenibile e pericolosa per via del sovraffollamento di detenuti e del personale insufficiente

Il carcere San Donato di Pescara sta diventando ingestibile e gli agenti di polizia penitenziaria rischiano quotidianamente la loro incolumità, oltre a faticare parecchio nel gestire e sorvegliare i tanti, per meglio dire troppi, detenuti che affollano la casa circondariale.
È dei giorni scorsi la notizia, passata in sordina per non alimentare ulteriori polemiche, dell'ennesimo suicidio avvenuto in una cella di detenzione.

A togliersi la vita è stato un 33enne della Bulgaria che si è impiccato con un lenzuolo.

Questo macabro episodio fa seguito a un altro fatto di cronaca trapelato per vie non ufficiali che poteva avere anche in questo caso conseguenze mortali. Un poliziotto sarebbe stato aggredito da un giovane nordafricano dopo una visita medica. Il recluso pretendeva la prescrizione di una terapia specifica, non avallata dal dottore del carcere che ha rischiato di rimanere sfregiato con una lametta dal facinoroso paziente. Indiscrezioni rivelano che l'azione sarebbe stata sventata solo grazie al tempestivo intervento dell'agente in divisa,che a seguito della colluttazione scaturita sarebbe rimasto però contuso nel tentativo di disarmare l'assalitore. Il poliziotto ha riportato lesioni e traumi guaribili in 15 giorni. 

All'interno del penitenziario pescarese sarebbero stati rinvenuti telefoni cellulari e addirittura della droga. Le cause di queste pericolose situazioni sarebbero riconducibili alla totale mancanza di sicurezza nella quale gli operatori sono costretti a lavorare, tra sezioni aperte, a stretto contatto con soggetti violenti e in preda a problemi psichiatrici. Il corpo di polizia penitenziaria si sottopone quotidianamente a uno stress continuo, aggravato da turni di lavoro massacranti. Persino la pausa pasto alla mensa serale si è ridotta a soli dieci minuti, come già ampiamente documentato in una relazione che le forze sindacali hanno consegnato al Prefetto di Pescara a seguito del sit-in di fine maggio per protestare in merito al ripristino dei turni di 8 ore.

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