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Cronaca

Raddoppiano gli stranieri a Pescara, lavorano nei servizi e nel commercio

Dal 2008 al 2013, secondo l'analisi della Cna, i migranti nel pescarese sono aumentati del 50%, arrivando a costituire il 20% del totale regionale. I nuovi assunti lavorano soprattutto nei servizi, gli imprenditori si dedicano perlopiù ad attività commerciali

Cala il reddito, diminuiscono i consumi, ma aumenta la presenza di cittadini stranieri in Abruzzo e, in particolare, a Pescara. Se nella regione al 31 dicembre 2013 sono stati censiti 84.285 stranieri, con un aumento del 12,5 per cento rispetto all’anno precedente, nel pescarese l’ascesa è stata di un punto in percentuale in più rispetto alla media regionale. Le province di Pescara e Chieti ospitano rispettivamente il 20 per cento del totale di immigrati, quasi il 30 per cento risiedono fra teramano e aquilano. Sono alcuni dei dati del dossier statistico sull’immigrazione stilato per conto della Cna da centro studi e ricerche Idos, sulla base di dati Istat, del ministero dell’Interno, dell’Inail, del ministero dell’Università e della ricerca, della Banca d’Italia e di Unioncamere.

Un’analisi che mette in luce come l’Abruzzo sia, anche in termini di immigrazione, a metà fra il meridione e l’Italia de nord. Se l’incidenza media della popolazione stranieri su quella complessiva nazionale ammonta intorno all’8 per cento, scende al 6,3 per cento nella regione. Numeri che, però, superano di gran lunga il sud dello stivale, che si ferma al 3,6 per cento. Variabile l’incidenza media provinciale: Pescara si colloca al terzo posto fra le province con il 5,3 per cento, dopo L’Aquila (7,8%), Teramo (7,5%) e seguita da Chieti (5%).

Nella provincia di Pescara gli stranieri censiti alla fine del 2013 sono 17.101, più della metà donne, il 57,4 per cento. Nel corso di cinque anni, dal 2008 al 2013, i numeri sono più che raddoppiati, senza però raggiungere il boom del periodo compreso fra il 2003 e il 2008, quando l’aumento della presenza di cittadini stranieri nel pescarese ha raggiunto il 119,8 per cento.

I fiocchi rosa e blu appesi da famiglie di origine straniera sono stati 207, il 7,5 per cento del totale regionale, che ammonta a 1.192 su un totale di 10.791 nuovi nati nell’anno. Nascite più numerose nel chietino (8,6%), nel teramano (13,3%) e nell’aquilano (15,5%)

Quanto ai nuovi cittadini italiani, che dopo un periodo in Italia hanno ottenuto la cittadinanza, nel 2013 sono stati 253, numero superiore solo al chietino, dove 223 persone hanno acquisiti diritti politici nel nostro Paese.

I permessi di soggiorno rilasciati per un lungo periodo sono stati, nella sola provincia di Pescara, 6.366, ben distante dagli oltre 10mila di Teramo e L’Aquila. I permessi a termine sono stati 4.707, di cui la metà per motivi di lavoro, il 46,7 per cento per motivi di famiglia e il 3,8 per cento per ragioni umanitarie e di asilo politico.

Le presenze straniere in provincia contribuiscono a mettere in moto l’economia: dei 17.101 migranti, quelli regolarmente occupati sono 14.776, a cui si vanno aggiungere i lavori sommersi o senza contratti legittimi. A questi lavoratori si devono aggiungere i cosiddetti immigrati di ritorno, ovvero italiani nati all’estero, soprattutto in Germania (804), che tornano nel Belpaese per lavorare. Fra i nuovi assunti in Abruzzo nel corso del 2013 (2.194 maschi e 2.115 donne), 1.056 operano nella provincia di Pescara, specialmente nel settore trainante dei servizi, che ha accolto il 74,2 per cento dei nuovi arrivati.

Gli immigrati abruzzesi, il 7,8 per cento dei residenti al 31 dicembre scorso, si reinventano imprenditori, specialmente nel settore dei servizi e dell’industria. La provincia di Teramo detiene la quota più consistente di imprese di immigrati (32,8 per cento), seguita dal pescarese, che con 3.394 imprese vanta il 26,8 per cento, in larga parte di attività commerciali (54,4%) gestite da cittadini senegalesi (440).

Gli stranieri di seconda generazione, spesso nati in Italia, che frequentano le scuole abruzzesi sono 13.245 su un totale di 802.785, di cui 2.715, il 20,5 per cento, la quota più bassa dell’intera regione, nella provincia di Pescara. 

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