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Cronaca

Corruzione e accesso abusivo ai sistemi informatici, arrestato pubblico ufficiale di Pescara

Insieme al pubblico ufficiale pescarese sono state arrestate altre 3 persone (3 in carcere e una ai domiciliari)

Un pubblico ufficiale di Pescara è stato tratto in arresto dalla Guardia di Finanza questa mattina, martedì 4 febbraio.
Insieme al pubblico ufficiale pescarese sono state arrestate altre 3 persone (3 in carcere e una ai domiciliari).

Le accuse riguardano i reati di corruzione e accesso abusivo ai sistemi informatici.

I militari delle Fiamme Gialle hanno eseguito un'ordinanza emessa dal Gip del tribunale dell'Aquila su richiesta della Procura dell'Aquila.

Come riferisce l'AdnKronos, sono stati gli uomini del Nucleo Speciale Polizia Valutaria della Guardia di Finanza, a eseguire l'ordinanza e contestualmente, è stato eseguito un decreto di sequestro preventivo di denaro e beni per circa 18 mila euro, corrispondente al prezzo e profitto della corruzione. Tali misure si inseriscono nel più ampio contesto investigativo che ha già portato all'esecuzione, nel mese di dicembre scorso, di dodici misure cautelari emesse dal Gip del tribunale di Roma, per le stesse ipotesi di reato, con oltre 70 indagati e il coinvolgimento, a livello nazionale, di 20 società e di più dipendenti pubblici infedeli appartenenti a differenti amministrazioni dello Stato.

L'ulteriore ordinanza cautelare del tribunale dell'Aquila ha confermato l'esistenza di un sistema illecito messo in atto da tre persone, titolari per lo più di agenzie di informazioni e di recupero crediti, che si sono avvalse della sistematica collaborazione di un pubblico ufficiale di Pescara che ha eseguito plurimi accessi abusivi alle banche dati protette da misure di sicurezza, fornendo, a richiesta, dati di vario genere (generalità complete, codici fiscali, informazioni anagrafiche, dati fiscali e patrimoniali), dietro l'erogazione di un compenso, pari mediamente a 5 euro per "visura". Per effettuare le comunicazioni illecite dei dati, il pubblico ufficiale faceva uso di un telefono intestato ad uno straniero, mentre i pagamenti illeciti avvenivano in denaro contante (ricevuto a mezzo raccomandata), con ricariche su carte poste-pay riconducibile ad altra persona, ovvero con vaglia intestato ad uno stretto familiare.
Le indagini sono state effettuate a Milano, Pescara e Forlì con il supporto dei competenti Reparti del Corpo.

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