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C'era una volta il Pescara

C'era una volta il Pescara

A cura di Bruno Barteloni

Giovanni Galeone, il Profeta eretico

Anticonformista, irriverente, rivoluzionario. Per nulla indottrinato alle regole del "bon ton" che il calcio a grandi livelli richiede. Il ritratto di un mito che incarna lo spirito guascone del vero pescarese

Nessuno come lui. In tanti hanno provato ad emulare le sue gesta sportive. Qualcuno ci è anche riuscito, senza però imprimere quel marchio a fuoco che non si cancella. Perché Galeone ha scritto le pagine più belle della storia calcistica pescarese attraverso un percorso fatto non solo di vittorie spettacolari, ma arricchito anche da uno stile di vita che si coniuga alla perfezione con quello della "sua" gente, amante del mare, del buon gusto, delle notti folli, degli eccessi e delle stravaganze.

Giovanni sta a Pescara come l'arrosticino sta al vino rosso, tanto per ribadire un'equazione che caratterizza la nostra identità. Sarà quel viso solcato da rughe profonde, con naso adunco e la chioma spettinata che lo rendono così simile a noi tzigani dell'adriatico selvaggio. Vuoi anche quell'aria scanzonata e menefreghista che lo rende ancor più popolare, ma che si mescola ad un "intellettual chic" appartenente alle sue radici borghesi. Il suo calcio è champagne, pasteggiato tutto di un sorso, con qualche perla di saggezza pescata nelle ostriche.

Ancora oggi le Parabole del Profeta riecheggiano come strali capaci di scuotere le coscienze dei soloni di turno, sempre pronti a puntare il dito su coloro che hanno intenzione di rivoluzionare il sistema. Dal gioco a uomo alla zona, il cambiamento passa da queste parti, dopo aver girovagato senza meta e senza successo tra Udine, Grosseto e Ferrara. L'armata BranGaleone affronta ogni avversario a testa bassa, votata all'attacco e spinta da concetti semplici, talvolta fantasiosi. Genio e sregolatezza che hanno eletto il Gale a mito assoluto per i suoi virtuosismi ed i suoi vezzi. Come quello di trascorrere piacevoli serate in spiaggia con la comitiva di Eriberto, facendo scherzi al malcapitato di turno, quasi sempre Domenico Marcozzi.

Complici gli amici di sempre: Michele Cicchini del Sea River, Mario Mancini, Guerino "Cicci" Diomede ed i compianti Valerio Santilli, Fefè D'Annibale e Gino Pilota. E poi le cene a base di baccalà da Gino lo stallone a Catignano, il lunch a base di lardo di Colonnata in quella sperduta trattoria a Tortoreto, le partite a carte sotto la palma, le escursioni in mare a bordo del catamarano, la pesca sugli scogli, Yuma il leoncino, i libri di Brecht, le donne, il whisky e la casa a Francavilla dove, ancora oggi, si reca spesso per non spezzare il cordone ombelicale con la sua terra adottiva. "Pescara è come una bella donna che ti fa perdere la testa. Non puoi farne a meno". Dal Vangelo secondo Giovanni.

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